Una società fondata e finanziata da Steve Ballmer, proprietario dei Clippers, nel 2022 avrebbe concesso a Kawhi Leonard un contratto di sponsorizzazione da 28 milioni di dollari per quattro anni valido solo nel caso di sua permanenza ai Clippers. L’accusa, quindi, consisterebbe nel fatto che Ballmer e i Clippers avrebbero violato le regole imposte dalla NBA, che ora ha aperto un’indagine interna sul caso, per pagare il giocatore aggirando i limiti imposti dal salary cap
A far scoppiare il caso è stato ieri Pablo Torre, ex firma di ‘ESPN’ che nel suo podcast ha denunciato come Aspiration, società in parte finanziata da Steve Ballmer, proprietario dei Clippers, avrebbe concesso a Kawhi Leonard un contratto di sponsorizzazione nell’aprile del 2022. Aspiration, al cui capitale Ballmer ha partecipato con una quota da 50 milioni di dollari nel settembre del 2021 e con cui i Clippers hanno subito dopo siglato un contratto di sponsorizzazione da 300 milioni di dollari, avrebbe poi sottoscritto nell’aprile del 2022 un contratto di sponsorizzazione anche con KL2 Aspire, società a responsabilità limitata controllata da Leonard, della durata di quattro anni per un totale di 28 milioni di dollari. Ad attirare l’attenzione di Torre sarebbe stata però una clausola presente nell’accordo tra Aspiration e KL2 Aspire, che ne ribadirebbe la validità solo nel caso di permanenza ai Clippers da parte di Leonard. L’accordo, arrivato a nove mesi dal rinnovo contrattuale di quattro anni per 176 milioni di dollari sottoscritto dal giocatore con la franchigia, nella ricostruzione di Torre rappresenterebbe quindi di fatto una violazione delle regole imposte dalla NBA e i Clippers avrebbero in questo modo aggirato i limiti del salary cap per pagare Leonard più di quanto consentito dal contratto collettivo in vigore all’epoca. A complicare ulteriormente il quadro, poi, si aggiunge il fatto che Aspiration ha dichiarato bancarotta nel marzo di quest’anno e sia attualmente oggetto di indagine da parte delle autorità federali competenti.
La replica dei Clippers e quella della NBA
La denuncia di Torre, come è facile intuire, ha subito trovato spazio sui media di tutto il mondo e generato una replica da parte dei Clippers. Nel comunicato ufficiale la franchigia nega ogni accusa di violazione del salary cap, ribadendo come la partnership con Aspiration fosse già stata interrotta durante la stagione NBA 2022-23 a seguito di inadempienze contrattuali da parte della stessa Aspiration, ribadendo poi la piena disponibilità a cooperare in ogni eventuale indagine. In un comunicato successivo, poi, i Clippershanno sottolineato come “L’idea che Steve [Ballmer] abbia investito in Aspiration in modo da far confluire del denaro a Leonard è assurda”. Poco dopo, come era prevedibile, è arrivato anche il comunicato ufficiale da parte della NBA, che per bocca del suo portavoce Mike Bass ha affermato di essere a conoscenza delle notizie riguardanti i Clippers e di aver avviato le proprie indagini.
Cosa rischiano i Clippers
Qualora i Clippers dovessero essere riconosciuti colpevoli di aver violato l’accordo collettivo in vigore, la NBA potrebbe comminare una multa fino a 7.5 milioni di dollari, togliere alla franchigia delle scelte ai futuri Draft, rendere nulli i contratti in essere con i giocatori a roster e sospendere fino ad un anno i rappresentati della franchigia coinvolti nella violazione. Il precedente più rilevante in questo senso risale al 2000, quando erano stati i Timberwolves a finire nel mirino della lega per aver promesso a Joe Smith un futuro accordo molto lucrativo qualora il giocatore avesse acconsentito a firmare subito un contratto di durata più breve. La violazione era allora costata a Minnesota una multa da 3.5 milioni di dollari, cinque prime scelte ai futuri Draft, l’annullamento del contratto con Smith e la sospensione per una stagione per coach Kevin McHale e per l’allora proprietario Glen Taylor.