Il giamaicano frantuma il precedente limite: 9''69 esultando ancor prima di tagliare il traguardo. Powell soltanto quinto
Rilassato e tranquillo - Vincere i 100 metri alle Olimpiadi di Pechino con tanto di record del mondo (9"69) è stata quasi una passeggiata per il giamaicano Usain Bolt. "Non è tanto per il record che avevo già fatto e che posso migliorare. Sono venuto qui per vincere e ci sono riuscito. Il segreto è stare tranquilli e rilassati, volevo questo risultato ed ero tranquillo e rilassato".
Una cosa mai vista. Mai era accaduto che un uomo corresse così velocemente con vento entro i limiti legali. Mai si era visto il favorito di una finale olimpica gigioneggiare prima della partenza e iniziare a esultare a 30 metri dal traguardo. Mai si erano visti sei uomini sotto i 10" ai Giochi. Mai un giamaicano aveva conquistato il trono di Olimpia. La gara delle gare, i 100 metri maschili, ha mantenuto tutte le promesse della vigilia e ha regalato momenti magici, che entrano di corsa (è proprio il caso di dirlo) nella storia dello sport.
Usain Bolt ha tenuto fede al ruolo di favorito conquistando la medaglia d'oro, ma quello fatto sulla pista del nido d'uccello di Pechino è stato un autentico capolavoro: 0"165 il tempo di reazione allo sparo, 41 gli appoggi che gli sono serviti per annichilire gli avversari, 9"69 il crono finale che gli permette di riscrivere nuovamente le statistiche della distanza. Oro e primato, accoppiata riuscita per ultimo al canadese Donovan Bailey ad Atlanta 1996 (9"84). Due decimi di distacco sul secondo, margine che in tempi moderni solo Carl Lewis è riuscito a infliggere (24 anni fa a Los Angeles). Al tempo che avrebbe fatto se avesse spinto fino in fondo forse è meglio non pensare, perché ci sarebbe da rimanere impressionati.
Fino a tre mesi fa Bolt era considerato uno specialista dei 200 metri che prima o poi avrebbe tentato il salto verso il giro di pista. Almeno questo era nelle intenzioni dello staff tecnico che lo seguiva. D'altronde la sua struttura fisica (è alto 196 centimetri e ha gambe lunghissime) sembrava portarlo naturalmente ad allungare la distanza piuttosto che ad accorciarla. E invece ha avuto ragione lui, che da almeno un paio d'anni martellava il suo coach Glen Mills con la richiesta di gareggiare di più sui 100. Pare avere ancora ampi margini di miglioramento e sembra davvero impossibile che qualcuno lo intralci nella corsa alla doppietta 100-200.
Il trionfo caraibico è stato completato dal trinidegno Richard Thompson, argento in 9"89, erede designato del grande Ato Boldon. Walter Dix, bronzo con il tempo di 9"91, ha salvato l'onore degli Stati Uniti. Churandy Martina, sprinter delle Antille Olandesi, ha abbassato ancora il personale e ha chiuso quarto in 9"93 davanti ad Asafa Powell, che ha ripetuto il piazzamento di Atene 2004 confermando di non reggere proprio lo stress psicofisico delle grandi manifestazioni. Peggio è andata al campione del mondo Tyson Gay e e al vice campione olimpico Francis Obikwelu, fuori già nelle semifinali.
Questo l'ordine d'arrivo
1. Usain Bolt (Jam), 9"69 (record del mondo)
2. Richard Thompson (Tri), 9"89
3. Walter Dix (Usa), 9"91
4. Churandy Martina (Aho) 9.93
5. Asafa Powell (Jam) 9"95
6. Michael Frater (Jam), 9"97
7. Marc Burns (Tri), 10"01
8. Doc Patton (Usa), 10"03