Bene l'Italia? In 300 hanno vinto tanto quanto Phelps...

Olimpiadi
Lancio (violento) di pomodori di Pachino alla spedizione azzurra ai Giochi
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OLIMPIADI DI PACHINO / Altro che aristocrazia dello sport planetario: la spedizione azzurra in Cina si è rivelata un gigantesco, catastrofico insuccesso

di PAOLO PAGANI

Nel G 10 dello sport mondiale? Quattro medaglie in meno rispetto ad Atene (28 contro 32), un fiasco micidiale delle squadre (volley, pallanuoto, soprattutto calcio), quarti posti ovvero medaglie di legno come piovesse, flop delle superstar più attese (quel tamarro di Howe, Magnini, Cassina, Bettini, Montano, Baldini, Rosolino, la Pellegrini nei 400 sl, la Di Martino nell'alto eccetera eccetera) e Petrucci esulta per il palmares italico a Pechino?

Va bene: avremo pure pagato la cosiddetta mafia delle giurie cinesi, che ha fatto gridare allo scandalo più di un tifoso stanziale, parcheggiato davanti alla tivù per 15 giorni. Ma due (soli) ori in più della Giamaica, che è grande sì e no come la Lombardia (ufficio di Formigoni escluso) e ha gareggiato praticamente soltanto nell'atletica veloce, sono un bilancio più che fallimentare. Otto ori li ha vinti, da solo, Michael Phelps. Ecco, la strombazzata nazionale da G 10 mondiale ha infilato al collo lo stesso numero di medaglie pregiate di un unico, per quanto sontuoso, atleta come il kid natatorio di Baltimora. O, se preferite, poco più del doppio (ma in 300 e rotti atleti) di Usain Bolt. E sarebbe un successo?

Meno male che, dal cilindro a mandorla, sono usciti la sempiterna, gloriosa Idem 44enne o un podista votato alla sofferenza come l'altoatesino (in amore) Schwazer. Meno male che dallo squallore generale, e questo è in fondo il bello dei Giochi, sono emersi personaggi di indescrivibile spessore umano come i Cammarelle o i Russo, pugili capaci di schienare, in primis, ogni vuota e bolsa retorica patriottarda. Outsider, underdogs nello slang degli sfigati di successo, destinati a colmare il vuoto dei valori, umani e agonistici, circostanti.

Ma da qua a fare i bulli in giro per il mondo ("Siamo nel G 10...") ne corre assai. Essere sinceri non appartiene, mai, agli establishment che amano gigioneggiare a petto in fuori per mostrare al prossimo chi è più bello, chi è più bravo. Si poteva almeno raccontare mezza verità: qualcosa, in effetti, è andato a gonfie vele. L'insuccesso.
PAOLO PAGANI
SKY Sport-web-editor-in-Chief