Petrucci: l'Italia è nel G 10 dello sport mondiale
OlimpiadiDopo l'oro di Cammarelle nella boxe, il presidente Coni si congratula con tutti gli azzurri, ringrazia Napolitano e Berlusconi. Ed ecco tutti i top e i flop della spedizione azzurra a Pechino
"Non era facile rimanere tra i primi paesi nel mondo nello sport: e invece se nell'economia siamo quaranteseisimi su centoventisei, qui su duecentoquattro siamo noni: c'è soddisfazione. Il nostro marchio evidentemente tira". Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, nella conferenza stampa conclusiva della spedizione italiana alle Olimpiadi. L'Italia chiude i Giochi con 8 ori, 10 argenti e 10 bronzi, e Giovanni Petrucci esulta per il sorpasso sportivo azzurro nei confronti della Francia. "Dovevano essere Olimpiadi difficili, e si sono dimostrate tali - ha detto Petrucci - Ma erano ventiquattro anni che non superavamo la Francia", nel medagliere olimpico. Il presidente del Coni ha inoltre sottolineato come "la medaglia finale conquistata dal pugile Cammarelle abbia dato una gioia particolare".
"Voglio ringraziare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: un presidente straordinario, che ci è stato vicino, ci ha chiamato parecchie volte. Abbiamo sentito la sua vicinanza". Petrucci ha inoltre ringraziato il premier, Silvio Berlusconi, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta e il ministro degli esteri Franco Frattini, presente a Pechino per l'inizio dei Giochi.
Rivediamo, allora, tutti i top e i flop della spedizione azzurra a Pechino. Italia, infatti, in chiaroscuro ai Giochi, con alcuni big che si sono confermati e altri che sono crollati, con gli sport di squadra nella polvere, ma anche delle belle novità. Questi i promossi e i bocciati:
I TOP
FEDERICA PELLEGRINI - Doveva vincere i 400 stile libero, ha vinto i 200. E con la medaglia d'oro ha portato a casa anche due record del mondo. A 20 anni, e con grande pressione addosso, ha dimostrato di avere carattere, reagendo subito allo smacco sulla distanza lunga. Resta il rimpianto perché gli ori potevano essere due, ma la regina del nuoto azzurro è comunque lei.
VALENTINA VEZZALI - Le parole non bastano per descrivere la forza della poliziotta di Jesi. Terza medaglia d'oro consecutiva alle Olimpiadi nel fioretto individuale, un bronzo con la squadra: Giovanna Trillini (l'ex "Highlander" è ormai al capolinea) e ora Margherita Granbassi devono quasi dolersi di avere trovato sulla sua strada un simile "mostro", che a 34 anni è lontanissima dal ritiro.
ALEX SCHWAZER - Ha regalato all'atletica leggera azzurra l'unico oro al termine di una 50 chilometri di marcia dominata dal primo all'ultimo metro. Non era solo il più brillante fisicamente, è stato anche il più lucido tatticamente. Per 40 chilometri si è fatto "portare" dal russo Nizhegorodov, poi ha accelerato e salutato la compagnia. Da brividi il suo ingresso nello stadio tra le lacrime, con i baci al simbolo del lutto in ricordo del nonno, morto poco prima dei Giochi. E' giovane e può dominare la specialità come fece il polacco Korzeniowski, leggenda della marcia e grande ammiratore di Schwazer.
I COMBATTENTI - Hanno preso a pugni e calci il medagliere, gli italiani. Lo hanno steso. Quattro accenti diversi, tre ori, due argenti e un bronzo. Storie belle e senza retorica, anche se gliela appiccicano addosso. Ma quelli vincono e la scansano. Russo, Cammarelle e Picardi, i pugili, Quintavalle nel judo, il lottatore Minguzzi e Sarmiento nel taekwondo. Dicono che l'Italia combatte e vince anche se ci si ricorda di loro una volta ogni quattro anni.
MATTEO TAGLIARIOL - Il nome nuovo, si fa per dire. Con l'oro della spada individuale e il bronzo a squadre ha iniziato probabilmente una lunga storia. Non aveva grandi successi in carriera, a parte il terzo posto nella Coppa del Mondo 2006/07: ma con l'oro olimpico si è ritrovato in bacheca anche la Coppa 2007/08.
JOSEFA IDEM - Quarantaquattro anni, ha conquistato l'argento nel K1 500 alla sua settima Olimpiade. L'azzurra di origini tedesche, alla sua quinta medaglia, ha visto l'oro sfumare per soli quattro millesimi di secondo. Sul momento ha detto di voler continuare solo per l'anno prossimo, ma Londra 2012 non pare così lontana. La canoa dell'Italia dovrebbe potere ancora contare su di lei.
I FLOP
FILIPPO MAGNINI - Ha dominato la velocità per tre anni, si è ritrovato travolto dalla crescita degli altri nel momento più importante. A Pechino fare il suo miglior tempo di sempre non gli è bastato per entrare in finale sui 100 stile libero, mentre Bernard e Sullivan si sfidavano a botta di record del mondo lui usciva di scena nell'anonimato. E con tanta rabbia dentro, anche per il quarto posto della 4x200 in cui ha nuotato una grande frazione. Prima di partire ha attaccato apertamente Federazione e tecnici e tirato in ballo la solita storia del costume.
ALDO MONTANO - Uscire al secondo turno con lo spagnolo Jorge Pina è stato il triste epilogo di un atleta che dopo l'oro di Atene 2004 ha vinto sì, ma non quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Solo il bronzo nella prova a squadre ha in parte soddisfatto l'ansia di rivincita dello sciabolatore livornese, ma non è bastato a cancellare il suo flop. Notorietà, reality e così via sembrano avere in parte appannato la sua scherma. Anche le prime ichiarazioni dopo la sconfitta, oscillanti fra il "mi ritiro" e l "vado a lavorare nell'azienda di famiglia" dicono molto: si accettano scommesse sul fatto che non si ritirerà.
LE SQUADRE - Meglio soli, che in compagnia non si vince praticamente niente. Le medaglie sono in gran parte personali. Alle Olimpiadi le squadre azzurre hanno bucato tutte le attese. A cominciare dai "raccomandati" del pallone, che viaggiano in business pure se si fanno eliminare da un Belgio qualsiasi ai quarti. E poi quelli che di solito ci fanno vanto: il "Settebello" e il "Setterosa" affondanti in piscina, e il volley femminile, abbacchiato oltre il lutto intimo-politico della Aguero. Ci sarebbe pure il basket(ovviamente maschile)... ma non c'è. Dopo l'argento di Atene non si è nemmeno qualificato, così come il baseball e il softball.
ANDREW HOWE - La più grande delusione dell'atletica azzurra, fra le più grandi di tutta la spedizione olimpica italiana. Un flop che viene da lontano, dalla gestione scriteriata del suo purissimo talento. Ai problemi accidentali (ad esempio la caduta per le scale), si è sommata la sciagurata decisione di correre i 200 metri in Coppa Europa: l'infortunio muscolare rimediato ad Annecy ha fatto in modo che la forma fisica di Howe, già precaria per tutto l'anno, non raggiungesse livelli accettabili per affrontare un'Olimpiade. La Fidal lo ha lasciato per troppo tempo in autogestione. Qualcosa dovra' cambiare per forza.
VANESSA FERRARI E LA GINNASTICA - La ginnastica chiude i Giochi senza medaglie, dopo le tre di Atene 2004 che avevano portato il presidente federale Riccardo Agabio alla vicepresidenza del Coni. Un disastro, in parte dovuto anche alle giurie di Pechino, ma questo in parte era nel conto. Si salva certamente il gruppo della ritmica, si salva Igor Cassina alla sbarra, si salva Andrea Coppolino agli anelli: tre quarti posti che odorano di podio, e tanto. L'artistica femminile, tuttavia, è stata trascinata a fondo dall'insuccesso di Vanessa Ferrari, tenuta a terra dai dolori al piede destro e da una condizione fisica che in tutto il 2008 non è mai stata buona per infortuni vari: il pasticcio agli Europei di Clermont-Ferrand era stato un campanello d'allarme per l'ormai ex grande promessa. Sull'onda dei successi della Ferrari, il tecnico della Brixia Brescia, Enrico Casella, era diventato direttore tecnico nazionale della sezione femminile di ginnastica artistica: nel dicembre scorso Casella aveva rimpiazzato il dimissionario Fulvio Vailati, ma la sua gestione finora ha portato ben poco.
IL CANOTTAGGIO - E dire che i tre bronzi di Atene 2004 erano stati considerati un grave insuccesso. Sul bacino di Shunyi gli azzurri hanno raccolto solo l'argento del quattro di coppia con Luca Agamennoni, Rossano Galtarossa, Simone Raineri e Simone Venier. Un brutto risultato per il ct Andrea Coppola: una sola medaglia, per dire, c'era stata ad Atlanta, ma era stata d'oro con Agostino Abbagnale e Davide Tizzano. Le turbolenze in federazione (il presidente Renato Nicetto si era dimesso e poi se ne era pentito) e la concorrenza estrema fra circoli sembrano avere contribuito.