Fidel: la mafia ha rubato le medaglie a Cuba

Olimpiadi
Fidel Castro, in tuta, mostra la prima pagina del quotidiano di Cuba con la cronaca della sua guarigione
fidel_castro_548x345

Castro, in un editoriale, assolve Matos, l'atleta che ha picchiato l'arbitro. E profetizza: nel 2012, a Londra, ci saranno corruzione arbitrale e sciovinismo europeo. "Non ci faremo affascinare dai sorrisi della capitale britannica"

A Pechino hanno rubato medaglie a Cuba. A Londra ci sarà corruzione arbitrale, sciovinismo europeo, mercato di muscoli e cervelli. Fidel Castro assolve l'atleta cubano che ha rifilato un calcione ad un arbitro di taekwondo, Angel Valodia Matos, e accusa la "mafia" che si è presa gioco delle "regole del Comitato olimpico".

"Non sono obbligato a rimanere zitto davanti alla mafia", scrive il lider maximo nel primo articolo post-olimpico. Ai Giochi, Cuba ha conquistato 24 medaglie: 2 ori, 11 argenti e 11 bronzi. La boxe ha contribuito al bottino con 4 argenti e 4 bronzi. Dal ring, tradizionale terreno di conquista dei pugili cubani, non è arrivata però nemmeno una medaglia del metallo più pregiato. Secondo Fidel Castro, la responsabilità non è degli atleti. "I giudici hanno sottratto senza vergogna la vittoria a due pugili cubani nelle semifinali", dice senza scendere nei dettagli. I due rappresentanti di Cuba si sono comportati con "dignita"' e hanno mostrato il loro "valore".

Tutto inutile, però: "Erano stati condannati prima ancora di cominciare". Tutto rientrerebbe in un disegno "criminale", "per portare a termine il lavoro di chi ruba atleti ai paesi del Terzo Mondo". Il risultato è sotto gli occhi di tutti: "Hanno lasciato Cuba senza nemmeno una medaglia d'oro in questa disciplina. Noi non abbiamo mai comprato un arbitro o un atleta".

Cuba torna da Pechino con un primato particolare: un suo atleta, Angel Valodia Matos, dopo la sconfitta nella finale per il terzo posto nella categoria 80 kg di taekwondo ha colpito un arbitro. Castro manifesta "totale solidarieta"' all'atleta, penalizzato dal regolamento che impone cure rapide in caso di infortunio, e all'allenatore, Leudis Gonzalez. Entrambi sono stati squalificati a vita dalla federazione internazionale. Matos, infuriato per la sconfitta decretata dall'inflessibile giudice, "non è riuscito a trattenersi davanti ad una decisione che considerava ingiusta. L'arbitro ha sospeso il match quando il nostro atleta stava vincendo 3-2. Oltretutto, avevano anche cercato di comprare il suo allenatore: non è riuscito a trattenersi".

Menzione speciale per la condotta "esemplare" della Nazionale di baseball, sconfitta in finale dalla Corea del Sud. "I nostri giocatori -sottolinea- non praticano lo sport a scopo di lucro. Il nostro paese non è sciovinista, non fa affari con lo sport, che ha lo stesso valore dell'educazione e della salute del popolo". Gli atleti partiti da L'Avana sono stati "insuperabili esempi" e si sono guadagnati un'ideale "medaglia d'oro per l'onore". All'analisi, però, non sfuggono lacune tecniche e gestionali: "Siamo onesti, riconosciamolo. Cuba si è cullata sugli allori: esamineremo ogni disciplina, analizzeremo le risorse umane e materiali che abbiamo dedicato allo sport. Servono nuove idee e nuove conoscenze".

Tra 4 anni l'appuntamento olimpico è a Londra. "Non ci faremo affascinare dai sorrisi" della capitale britannica, avverte il lider maximo. "Ci sarà corruzione arbitrale, sciovinismo europeo, compravendita di muscoli e cervelli, costi insostenibili e una buona dose di razzismo. Non è nemmeno il caso di sognare che Londra possa raggiungere il livello di sicurezza, disciplina e entusiasmo di Pechino".