Bob rovesciati, sicurezza sotto accusa
OlimpiadiDopo l'incidente costato la vita a Kumaritashvili e le numerose cadute delle discesiste, adesso è la pista del bob a richiamare l'attenzione degli addetti alla sicurezza, dopo che più di un equipaggio si è rovesciato alla prima discesa
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Vancouver 2010 si è aperta con la morte dello slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili. Certamente l'incidente più grave dei tanti avvenuti nel corso delle diverse gare delle Olimpiadi invernali. Ma non è stato il solo. La discesa libera femminile ha visto più di un'atleta cadere in modo rovinoso sulla durissima pista di Whistler, divenuta ghiacciata non solo perché le temperature nella notte erano scese sotto zero ma anche perché sulla pista era piovuto nei giorni precedenti, sciogliendo la neve che poi si è ghiacciata. Delle tante atlete cadute, la rumena Edith Miklos è stata portata in ospedale per accertamenti dopo essere schizzata ai 100 km/h contro le reti di protezione (che hanno retto). Nel fondo la slovena Petra Majdic è finita fuori pista nella fase di riscaldamento ed è precipitata in un fosso di quasi due metri, battendo contro il tronco di un pino. ha gareggiato con una costola incrinata.
Nel bob, sempre a Whistler, la pista già sotto accusa per lo slittino ha visto più di un equipaggio rovesciarsi alla prima discesa. Nel corso della prima sessione di prove del bob a due, disputatesi nella notte italiana, si sono rovesciati gli svizzeri Hafti e Schmidit, il tedesco Angerer, l'olandese Calker. Nella seconda sessione si è rovesciato l'italiano Fabrizio Tosini, poi il giapponese Suzuki, il rumeno Istrate, l'australiano Spring. Il compagno di quest'ultimo, Duncan Harvey, è stato portato in ospedale per un controllo, mentre lo svizzero Hefti ha rinunciato alla seconda sessione di prove dopo aver battuto la testa nella prima caduta.
Mettendo insieme tutti questi elementi, emerge un dato: la sicurezza degli atleti è oggettivamente un problema a Vancouver 2010. "E' ingiusto metterla in questi termini - si è difeso il responsabile del Comitato organizzatore, John Furlong -. In competizioni come queste è normale che ci siano cadute".
Nessuno tra i tecnici sia dello sci, sia del bob, si è lamentato in termini ufficiali per le condizioni degli impianti. Ma - dicono le atlete che hanno fatto la discesa - non si era mai visto che si facesse una gara ufficiale senza provare la pista. Invece nel caso di Vancouver le donne di fatto non hanno provato. O meglio, hanno provato la pista in due tranche. Prima la parte alta. Poi, a distanza di ore, la parte bassa. Anche questo è un elemento di accusa. Perché in gara non è un caso che in tante siano poi cadute.
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Vancouver 2010 si è aperta con la morte dello slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili. Certamente l'incidente più grave dei tanti avvenuti nel corso delle diverse gare delle Olimpiadi invernali. Ma non è stato il solo. La discesa libera femminile ha visto più di un'atleta cadere in modo rovinoso sulla durissima pista di Whistler, divenuta ghiacciata non solo perché le temperature nella notte erano scese sotto zero ma anche perché sulla pista era piovuto nei giorni precedenti, sciogliendo la neve che poi si è ghiacciata. Delle tante atlete cadute, la rumena Edith Miklos è stata portata in ospedale per accertamenti dopo essere schizzata ai 100 km/h contro le reti di protezione (che hanno retto). Nel fondo la slovena Petra Majdic è finita fuori pista nella fase di riscaldamento ed è precipitata in un fosso di quasi due metri, battendo contro il tronco di un pino. ha gareggiato con una costola incrinata.
Nel bob, sempre a Whistler, la pista già sotto accusa per lo slittino ha visto più di un equipaggio rovesciarsi alla prima discesa. Nel corso della prima sessione di prove del bob a due, disputatesi nella notte italiana, si sono rovesciati gli svizzeri Hafti e Schmidit, il tedesco Angerer, l'olandese Calker. Nella seconda sessione si è rovesciato l'italiano Fabrizio Tosini, poi il giapponese Suzuki, il rumeno Istrate, l'australiano Spring. Il compagno di quest'ultimo, Duncan Harvey, è stato portato in ospedale per un controllo, mentre lo svizzero Hefti ha rinunciato alla seconda sessione di prove dopo aver battuto la testa nella prima caduta.
Mettendo insieme tutti questi elementi, emerge un dato: la sicurezza degli atleti è oggettivamente un problema a Vancouver 2010. "E' ingiusto metterla in questi termini - si è difeso il responsabile del Comitato organizzatore, John Furlong -. In competizioni come queste è normale che ci siano cadute".
Nessuno tra i tecnici sia dello sci, sia del bob, si è lamentato in termini ufficiali per le condizioni degli impianti. Ma - dicono le atlete che hanno fatto la discesa - non si era mai visto che si facesse una gara ufficiale senza provare la pista. Invece nel caso di Vancouver le donne di fatto non hanno provato. O meglio, hanno provato la pista in due tranche. Prima la parte alta. Poi, a distanza di ore, la parte bassa. Anche questo è un elemento di accusa. Perché in gara non è un caso che in tante siano poi cadute.