Delusione azzurra Gigante: Blardone 11°, oro a Janka
OlimpiadiTrionfa la lo svizzero sui norvegesi Jansrud e Svindal. Il piemontese, quarto dopo la prima manche, peggiora clamorosamente nella seconda. Male anche gli altri italiani Simoncelli, Ploner e Moelgg. Il ct Ravetto: "Siamo stati irriconoscibili". LO SPECIALE
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IL CALENDARIO DEI RINVII NELLO SCI
Slalom gigante uomini - Lo svizzero Carlo Janka ha vinto l'oro dello slalom gigante alle Olimpiadi di Vancouver 2010, con il tempo di 2'37"83; argento al norvegese Kjetil Jansrud, bronzo al suo connazionale Svindal. L'azzurro Massimiliano Blardone, quarto dopo la prima manche, ha chiuso all'undicesimo posto, con 1'52" di ritardo.
Peggio di così non poteva finire questo gigante olimpico, la disciplina in cui sulla carta l'Italia aveva le maggiori chance di conquistare finalmente una medaglia nello sci alpino a Vancouver 2010. Invece è stata una batosta gigante con una prima manche ultradeludente per Davide Simocelli, Manfred Moelgg ed Alexander Ploner. Il solo piemontese Max Blardone - quello che ha però una squadra tutta sua e si allena con il proprio tecnico personale Giorgio Ruschetti - è sembrato per un attimo tenere botta, quarto dopo la prima manche con i primi cinque racchiusi in 21 centesimi di secondo: insomma, una partita che pareva apertissima. Ma nella seconda manche si consuma il finale che tutti temevano: Blardone ha come le gambe di legno, si muove sugli sci quasi paralizzato: nei primi venti secondi di gara perde qualcosa come 90 centesimi. Alla fine chiude in 11esima posizione: un disastro.
Sulle nevi umide di Whistler l'oro - meritatissimo - è andato allo svizzero Carlo Janka, talento ormai ultraconsolidato. Argento al norvegese Kjetil Jansrud, altro chiaro campione emergente arrivato a Vancouver da due podi consecutivi nei due ultimi giganti di coppa del mondo, e bronzo ancora per la Norvegia con il solito Aksel Svindal alla sua terza medaglia olimpica di Vancouver 2010.
L'italia è rimasta annichilita, senza parole, incredula di fronte alla brutta disfatta che va oltre il peggiore degli incubi. Gli uomini del Coni, in zona traguardo nella seconda manche sperando finalmente nell'impresa di Max Blardone, visto il suo flop se ne sono andati mesti prima ancora che la gara finisse: inutile fermarsi più a lungo. Blardone, lo sguardo smarrito, ha confermato quello che tutti sapevano e temevano: ai grandi appuntamenti perde concentrazione, non regge la tensione. E questo nonostante sia da un decennio sempre nel primissimo gruppo dei migliori in gigante in coppa del mondo. E così, anche dopo il gigante maschile, l'Italia dello sci alpino lascia Whistler senza medaglia. Il rischio di ripetere il bilancio in bianco di Torino 2006 è sempre più alto. Per gli uomini dello sci - mentre le donne in altre olimpiadi hanno pur sempre collezionato medaglie - il bilancio è ancora più pesante. L'ultima medaglia olimpica conquistata da un azzurro risale al 28 febbraio del 1994, a Lillehammer, quando Alberto Tomba conquistò l'argento in speciale dopo una rimonta prodigiosa nella seconda manche. Altri tempi, altri campioni.
"Siamo stati irriconoscibili. Non si possono perdere alcuni decimi già nel primi venti secondi di gara. Il problema è un po’ quello solito: su piste pianeggianti continuiamo a non riuscire a rendere. E poi c’è anche una questione di tenuta in occasione dei grandi eventi", constata amaro Claudio Ravetto, il ct azzurro che alla vigilia avrebbe messo la mano sul fuoco su tutti i suoi ragazzi, con i lusinghieri e costanti risultati di coppa del mondo a dimostrarlo.
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Slalom gigante uomini - Lo svizzero Carlo Janka ha vinto l'oro dello slalom gigante alle Olimpiadi di Vancouver 2010, con il tempo di 2'37"83; argento al norvegese Kjetil Jansrud, bronzo al suo connazionale Svindal. L'azzurro Massimiliano Blardone, quarto dopo la prima manche, ha chiuso all'undicesimo posto, con 1'52" di ritardo.
Peggio di così non poteva finire questo gigante olimpico, la disciplina in cui sulla carta l'Italia aveva le maggiori chance di conquistare finalmente una medaglia nello sci alpino a Vancouver 2010. Invece è stata una batosta gigante con una prima manche ultradeludente per Davide Simocelli, Manfred Moelgg ed Alexander Ploner. Il solo piemontese Max Blardone - quello che ha però una squadra tutta sua e si allena con il proprio tecnico personale Giorgio Ruschetti - è sembrato per un attimo tenere botta, quarto dopo la prima manche con i primi cinque racchiusi in 21 centesimi di secondo: insomma, una partita che pareva apertissima. Ma nella seconda manche si consuma il finale che tutti temevano: Blardone ha come le gambe di legno, si muove sugli sci quasi paralizzato: nei primi venti secondi di gara perde qualcosa come 90 centesimi. Alla fine chiude in 11esima posizione: un disastro.
Sulle nevi umide di Whistler l'oro - meritatissimo - è andato allo svizzero Carlo Janka, talento ormai ultraconsolidato. Argento al norvegese Kjetil Jansrud, altro chiaro campione emergente arrivato a Vancouver da due podi consecutivi nei due ultimi giganti di coppa del mondo, e bronzo ancora per la Norvegia con il solito Aksel Svindal alla sua terza medaglia olimpica di Vancouver 2010.
L'italia è rimasta annichilita, senza parole, incredula di fronte alla brutta disfatta che va oltre il peggiore degli incubi. Gli uomini del Coni, in zona traguardo nella seconda manche sperando finalmente nell'impresa di Max Blardone, visto il suo flop se ne sono andati mesti prima ancora che la gara finisse: inutile fermarsi più a lungo. Blardone, lo sguardo smarrito, ha confermato quello che tutti sapevano e temevano: ai grandi appuntamenti perde concentrazione, non regge la tensione. E questo nonostante sia da un decennio sempre nel primissimo gruppo dei migliori in gigante in coppa del mondo. E così, anche dopo il gigante maschile, l'Italia dello sci alpino lascia Whistler senza medaglia. Il rischio di ripetere il bilancio in bianco di Torino 2006 è sempre più alto. Per gli uomini dello sci - mentre le donne in altre olimpiadi hanno pur sempre collezionato medaglie - il bilancio è ancora più pesante. L'ultima medaglia olimpica conquistata da un azzurro risale al 28 febbraio del 1994, a Lillehammer, quando Alberto Tomba conquistò l'argento in speciale dopo una rimonta prodigiosa nella seconda manche. Altri tempi, altri campioni.
"Siamo stati irriconoscibili. Non si possono perdere alcuni decimi già nel primi venti secondi di gara. Il problema è un po’ quello solito: su piste pianeggianti continuiamo a non riuscire a rendere. E poi c’è anche una questione di tenuta in occasione dei grandi eventi", constata amaro Claudio Ravetto, il ct azzurro che alla vigilia avrebbe messo la mano sul fuoco su tutti i suoi ragazzi, con i lusinghieri e costanti risultati di coppa del mondo a dimostrarlo.