Il sindaco del paese, l'ex premier Romano Prodi, il papà e le sorelle di "Razzo", lo zio missionario, Alberto Tomba: parenti e amici del neo campione olimpico di slalom tutti uniti dall'ammirazione. GUARDA IL VIDEO, LE FOTO, LO SPECIALE E GLI HIGHLIGHTS
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"Siamo felici che un ragazzo semplice e sereno della nostra terra, con la serietà e l'impegno, porti alto il Tricolore che qui nato". Così il sindaco di Reggio Emilia, la città del Tricolore, Graziano Delrio, ha espresso la soddisfazione propria e dei reggiani per l' oro di Giuliano Razzoli. Ma a esultare per l'oro di Giuliano Razzoli a Vancouver, c'è anche il sindaco del suo paese, Luigi Fiocchi, il primo cittadino di Villa Minozzo.
"Per me Giuliano è come un figlio - ha spiegato alla Gazzetta di Reggio -. E' coetaneo di mio figlio Michele e spesso facevano i compiti insieme. Tutti e due avevano la passione per il calcio e militavano nella stessa squadra". Ma il pallone, secondo Fiocchi, "si vedeva che non era la disciplina giusta per Giuliano, anche se si applicava con grande impegno e si notava la sua solidità. Veniva piazzato fra il centrocampo e la difesa, a fare l' incontrista. Era tosto e chi si scontrava con lui spesso finiva male. Sin da allora - ha ricordato ancora il sindaco - dimostrava un carattere mite, semplice, anche se determinato".
La gioia di Romano Prodi - "Era molto tempo che non mi emozionavo così per una gara". Parola di Romano Prodi, ex premier, sportivo e soprattutto reggiano, come la neo medaglia d'oro Giuliano Razzoli di Villa Minozzo, centro dell' Appennino che il Professore conosce molto bene. "Ieri sera ho visto la gara ed è stato molto bello. Razzoli è stato bravissimo, sono contentissimo", spiega al telefono dalla sua abitazione bolognese, al ritorno da una delle sue corse domenicali. "Mi colpiscono i grandi risultati di sciatori appenninici, perché da noi non ci sono scuole, c'è poca neve", riflette Prodi. Poi scherza: "Mah, questi reggiani. Evidentemente non hanno solo la testa quadra, ma anche gambe robuste...".
L'entusiasmo dello zio missionario - Sentire tra le montagne canadesi l'inno italiano e il suono della parola Razzoli pronunciata con la 'zeta' tipicamente emiliana fa bene al cuore. Ma è esattamente questa la 'zeta' che è stata scandita nella notte di Whistler dopo la storica medaglia d'oro. A farlo sono stati il padre, Giuliano senior, lo zio Girolamo, che fa il missionario in Indonesia, le sorelle Giordana e Margherita, il cognato Gaetano, il nipotino Damiano. E poi tutti gli amici del fan club di Villa Minozzo gemellati con i fan club di Serone, in Friuli, entusiasti per 'Razzo' "come di più non si può" ha detto papà Giuliano senior, meccanico-maestro di sci, l'uomo che a Razzoli ha insegnato a sciare e che si ritrova a Casa Italia insieme al vicepresidente del Cio, Mario Pescante. "A Giulio ho messo gli sci ai piedi quando aveva 4 anni - racconta il padre del neo-olimpionico -, e fin da subito non gli ho mai permesso di fare lo spazzaneve. Sci paralleli e via. Ha imparato".
Mamma Razzoli troppo emozionata - La madre di Giuliano Razzoli, la signora Tiziana, ieri sera era in piazza con tutto il paese di Villa Minozzo ad assistere alla gara vittoriosa del suo Giuliano, ma non l' ha vista in diretta a causa della emozione troppo forte. "Non ho guardato perché non me la sentivo, troppa emozione - ha detto -. Ma ho guardato dopo. Sono contentissima - ha spiegato -, ieri ho vissuto la gara insieme a tutto il paese. E quando ho visto che si era radunata tanta gente sono rimasta a bocca aperta. Ho visto tutta la marea e questo mi ha commosso ancora di più".
La carica di Tomba - Insieme alle figlie e al fratello missionario, il signor Razzoli parla con orgoglio entusiasta di questo suo figlio campione. "Che fosse bravo l'avevo capito sei o sette anni fa, dopo una gara in Aspromonte - spiega -. Andò via liscio come non aveva mai fatto prima. E' esattamente quello che ha fatto in gara: leggero leggero, su questa neve molle solo la leggerezza avrebbe pagato". Alberto Tomba annuisce convinto. "Gliel'ho detto a Giuliano prima della gara. Gli ho mandato un sms. Eccolo qua". C'è scritto: 'Tranquillo bimbo, il tempo è quello che è. Cambia le gomme e vai'. "Era per dirgli di non aggredire la neve" spiega . Alberto è insieme a Eleonora, la fidanzata di Giuliano, e a tutta la famiglia Razzoli. Si sente felice "come se avessi vinto io". Erano 22 anni dalla sua Calgary che un italiano non vinceva un oro nello slalom. "Successe il 27 febbraio, esattamente come per Giulio. Anche queste sono coincidenze magnifiche", dice Margherita Razzoli, 34 anni, sorella di Giuliano.
Papà e sorelle al settimo cielo - Che avessero un fratello-fenomeno le sorelle Margherita e Giordana lo sapevano "da un bel po"'. "Fin da ragazzino lui quando poteva andava a sciare. Usciva dall'Iti di Castelnuovo Monti, e via in montagna. Ha imparato a Febbio, su all'Alpe di Cusna", in provincia di Reggio Emilia. In particolare "sulla pista Rescadore - precisa Giuliano senior -: è la più giusta per imparare". A Giulio, come lo chiamano in casa, piaceva così tanto che gli è stato dato il permesso di darsi allo sci ma a un patto: che arrivasse al diploma di perito tecnico all'Iti di Castelnuovo Monti. E' stato di parola. "Gli ho dato il permesso di allenarsi tutte le volte che voleva, ma a una condizione - dice il padre -, che venisse prima in officina a farsi le ossa. Lo ha fatto per un po', poi l'ho visto filare via veloce come l'olio. Da ragazzo ogni volta che usciva da una gara gli levavo la parola anche per dieci ore. Lui ci stava male, e anch'io. Ma vedevo che poteva fare meglio, che era un peccato che non arrivasse fino in fondo. Fin da quando aveva 7-8 anni ho capito che era più bravo della media".
"Una questione di fede" - Giuliano Razzoli ha cominciato ad arrivare fino in fondo in continuazione, e gara dopo gara è arrivato fino all'oro olimpico: signor Razzoli, cosa significa questo per lei? "Con le parole non si può dire. Se la mia felicità la mettessi in un bicchiere, non ci starebbe, verrebbe tutta fuori". "Siamo felici per lui, e per noi - dice Giordana, la sorella maggiore, 35 anni - . Nella nostra terra non si era mai visto un atleta di questo livello. Siamo orgogliosi". Lo zio, padre Gerolamo Razzoli,, missionario prima all'isola di Timor poi in Indonesia e a Sumatra, ascolta l'entusiasmo della sua famiglia, e annuisce, in silenzio. - Lei lo sapeva di avere un nipote così bravo? Gli chiedono "Io sì - risponde -. Il modo in cui Giuliano affronta le gare è anche una questione di fede. Lui fa tutto con grande serenità e grande serietà, i valori di fondo come l'onestà, l'amicizia, sono tutti a posto. E credo che questo abbia a che vedere con la vittoria a un'Olimpiade".
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"Siamo felici che un ragazzo semplice e sereno della nostra terra, con la serietà e l'impegno, porti alto il Tricolore che qui nato". Così il sindaco di Reggio Emilia, la città del Tricolore, Graziano Delrio, ha espresso la soddisfazione propria e dei reggiani per l' oro di Giuliano Razzoli. Ma a esultare per l'oro di Giuliano Razzoli a Vancouver, c'è anche il sindaco del suo paese, Luigi Fiocchi, il primo cittadino di Villa Minozzo.
"Per me Giuliano è come un figlio - ha spiegato alla Gazzetta di Reggio -. E' coetaneo di mio figlio Michele e spesso facevano i compiti insieme. Tutti e due avevano la passione per il calcio e militavano nella stessa squadra". Ma il pallone, secondo Fiocchi, "si vedeva che non era la disciplina giusta per Giuliano, anche se si applicava con grande impegno e si notava la sua solidità. Veniva piazzato fra il centrocampo e la difesa, a fare l' incontrista. Era tosto e chi si scontrava con lui spesso finiva male. Sin da allora - ha ricordato ancora il sindaco - dimostrava un carattere mite, semplice, anche se determinato".
La gioia di Romano Prodi - "Era molto tempo che non mi emozionavo così per una gara". Parola di Romano Prodi, ex premier, sportivo e soprattutto reggiano, come la neo medaglia d'oro Giuliano Razzoli di Villa Minozzo, centro dell' Appennino che il Professore conosce molto bene. "Ieri sera ho visto la gara ed è stato molto bello. Razzoli è stato bravissimo, sono contentissimo", spiega al telefono dalla sua abitazione bolognese, al ritorno da una delle sue corse domenicali. "Mi colpiscono i grandi risultati di sciatori appenninici, perché da noi non ci sono scuole, c'è poca neve", riflette Prodi. Poi scherza: "Mah, questi reggiani. Evidentemente non hanno solo la testa quadra, ma anche gambe robuste...".
L'entusiasmo dello zio missionario - Sentire tra le montagne canadesi l'inno italiano e il suono della parola Razzoli pronunciata con la 'zeta' tipicamente emiliana fa bene al cuore. Ma è esattamente questa la 'zeta' che è stata scandita nella notte di Whistler dopo la storica medaglia d'oro. A farlo sono stati il padre, Giuliano senior, lo zio Girolamo, che fa il missionario in Indonesia, le sorelle Giordana e Margherita, il cognato Gaetano, il nipotino Damiano. E poi tutti gli amici del fan club di Villa Minozzo gemellati con i fan club di Serone, in Friuli, entusiasti per 'Razzo' "come di più non si può" ha detto papà Giuliano senior, meccanico-maestro di sci, l'uomo che a Razzoli ha insegnato a sciare e che si ritrova a Casa Italia insieme al vicepresidente del Cio, Mario Pescante. "A Giulio ho messo gli sci ai piedi quando aveva 4 anni - racconta il padre del neo-olimpionico -, e fin da subito non gli ho mai permesso di fare lo spazzaneve. Sci paralleli e via. Ha imparato".
Mamma Razzoli troppo emozionata - La madre di Giuliano Razzoli, la signora Tiziana, ieri sera era in piazza con tutto il paese di Villa Minozzo ad assistere alla gara vittoriosa del suo Giuliano, ma non l' ha vista in diretta a causa della emozione troppo forte. "Non ho guardato perché non me la sentivo, troppa emozione - ha detto -. Ma ho guardato dopo. Sono contentissima - ha spiegato -, ieri ho vissuto la gara insieme a tutto il paese. E quando ho visto che si era radunata tanta gente sono rimasta a bocca aperta. Ho visto tutta la marea e questo mi ha commosso ancora di più".
La carica di Tomba - Insieme alle figlie e al fratello missionario, il signor Razzoli parla con orgoglio entusiasta di questo suo figlio campione. "Che fosse bravo l'avevo capito sei o sette anni fa, dopo una gara in Aspromonte - spiega -. Andò via liscio come non aveva mai fatto prima. E' esattamente quello che ha fatto in gara: leggero leggero, su questa neve molle solo la leggerezza avrebbe pagato". Alberto Tomba annuisce convinto. "Gliel'ho detto a Giuliano prima della gara. Gli ho mandato un sms. Eccolo qua". C'è scritto: 'Tranquillo bimbo, il tempo è quello che è. Cambia le gomme e vai'. "Era per dirgli di non aggredire la neve" spiega . Alberto è insieme a Eleonora, la fidanzata di Giuliano, e a tutta la famiglia Razzoli. Si sente felice "come se avessi vinto io". Erano 22 anni dalla sua Calgary che un italiano non vinceva un oro nello slalom. "Successe il 27 febbraio, esattamente come per Giulio. Anche queste sono coincidenze magnifiche", dice Margherita Razzoli, 34 anni, sorella di Giuliano.
Papà e sorelle al settimo cielo - Che avessero un fratello-fenomeno le sorelle Margherita e Giordana lo sapevano "da un bel po"'. "Fin da ragazzino lui quando poteva andava a sciare. Usciva dall'Iti di Castelnuovo Monti, e via in montagna. Ha imparato a Febbio, su all'Alpe di Cusna", in provincia di Reggio Emilia. In particolare "sulla pista Rescadore - precisa Giuliano senior -: è la più giusta per imparare". A Giulio, come lo chiamano in casa, piaceva così tanto che gli è stato dato il permesso di darsi allo sci ma a un patto: che arrivasse al diploma di perito tecnico all'Iti di Castelnuovo Monti. E' stato di parola. "Gli ho dato il permesso di allenarsi tutte le volte che voleva, ma a una condizione - dice il padre -, che venisse prima in officina a farsi le ossa. Lo ha fatto per un po', poi l'ho visto filare via veloce come l'olio. Da ragazzo ogni volta che usciva da una gara gli levavo la parola anche per dieci ore. Lui ci stava male, e anch'io. Ma vedevo che poteva fare meglio, che era un peccato che non arrivasse fino in fondo. Fin da quando aveva 7-8 anni ho capito che era più bravo della media".
"Una questione di fede" - Giuliano Razzoli ha cominciato ad arrivare fino in fondo in continuazione, e gara dopo gara è arrivato fino all'oro olimpico: signor Razzoli, cosa significa questo per lei? "Con le parole non si può dire. Se la mia felicità la mettessi in un bicchiere, non ci starebbe, verrebbe tutta fuori". "Siamo felici per lui, e per noi - dice Giordana, la sorella maggiore, 35 anni - . Nella nostra terra non si era mai visto un atleta di questo livello. Siamo orgogliosi". Lo zio, padre Gerolamo Razzoli,, missionario prima all'isola di Timor poi in Indonesia e a Sumatra, ascolta l'entusiasmo della sua famiglia, e annuisce, in silenzio. - Lei lo sapeva di avere un nipote così bravo? Gli chiedono "Io sì - risponde -. Il modo in cui Giuliano affronta le gare è anche una questione di fede. Lui fa tutto con grande serenità e grande serietà, i valori di fondo come l'onestà, l'amicizia, sono tutti a posto. E credo che questo abbia a che vedere con la vittoria a un'Olimpiade".