Cacciari: “Roma, una scelta miope e conservatrice”

Olimpiadi
Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, è convinto che la sua città avesse tutti i requisiti per ospitare le Olimpiadi 2020
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L'ex sindaco di Venezia è convinto che la sua città avesse tutti i requisiti per ospitare le Olimpiadi 2020: "La scelta di Roma è sintomo di una situazione culturale e politica di assoluta decadenza. Non si è in grado di fare delle scelte innovative"

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Dopo la decisione del Coni di candidare la città di Roma per ospitare le Olimpiadi 2020, l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha parlato in esclusiva ai microfoni di Sky Sport 24

Quanto l’ha stupita il fatto di vedere Roma come candidata olimpica e come giudica questa decisione presa dal CONI con Venezia che non ha passato la pre-selezione perché mancavano i requisiti necessari?
A mio avviso non mancava nessun requisito, ma la cosa non mi ha stupito perché l’atteggiamento non è stato favorevole a Venezia fin dal primo momento. E’ una decisione conservatrice, miope, inerziale, scontata, nel senso negativo del termine. E’ una delle tante dimostrazioni che in questo Paese non si è in grado di fare delle scelte originali, innovative, coraggiose. È un sintomo della lentezza con cui questo Paese affronta complessivamente i suoi problemi: problemi di innovazione, di trasformazione, in tutti i campi. Quindi la scelta è scontata. Roma è la grande città, la capitale. C’è già lo stadio Olimpico. Allora dove vuoi andare a Venezia? Perché vuoi andare nel Veneto, in periferia? E’ il solito centralismo romano, il solito romano centrismo. Non si modifica nulla alla faccia della Lega, del Nord. C’è un po’ di amarezza perché la scelta di Roma è sintomo di questa situazione culturale e politica del Paese che è di assoluta decadenza.

E’ una scelta politica?
Ma no, no. Non è una scelta politica. Con quello che conta la Lega nel Governo, avrebbe dovuto passare anche Legnago, non so (ride, ndr). È una scelta di vecchiume, vecchiume, vecchiume. È Roma, c’è solo Roma. Se si fa qualcosa è Roma, se devi fare politica devi stare a Roma, i Ministeri sono a Roma, le Olimpiadi sono a Roma. Poi, che a Roma funzioni tutto più o meno non importa. Ci fanno le celebrazioni: il Nord est, il motore del Paese, lo sviluppo, gli imprenditori. In questo Paese continuano a contare i Ministeri e Roma, alla faccia della Lega e delle chiacchiere di certe forze politiche, cosiddette padane, con cui ci rompono le scatole da anni a vanvera. Ogni volta che c’è da decidere qualcosa, si torna lì.

Lei ritiene che Venezia avesse tutti i requisiti per ospitare un evento di questo tipo, anche a livello di infrastrutture e trasporti?
Tutti, stra tutti. Ho letto addirittura non c’era la sicurezza sulle calli e dei canali. Ma l’abbiamo spiegato in lungo e in largo che non è che l’Olimpiade si facesse in Piazza San Marco. Piazza San Marco è una grande attrazione per il pubblico, ma le Olimpiadi le avremmo sistemate nel Comune di Venezia, quasi tutto nel Comune di Venezia, che è anche Marchera, Mestre, Tessera eccetera. Era una scelta coraggiosa, innovativa, la prima Olimpiade fuori dalla megalopoli. A Venezia, una città del mondo estranea a questo discorso del grande, grandissimo, monumentale, che è vecchio. È decrepito questo gusto per le Piramidi, che ha dominato anche alle ultime Olimpiadi di Pechino. La gente ne ha le palle piene di questo pseudo-moderno, pseudo-futuro, che invece è quanto di più vecchio si possa immaginare. Era una scelta innovativa, nuova, coraggiosa. Anche un rischio, se vuole. Ma gli organismi giovani sanno assumere rischi. Invece inerzia, inerzia, burocrazia, Ministeri, come il CONI. Io ho conosciuto tutte persone stimabilissime, anche amici, anche divertenti, ma Ministeri, Ministeri. Questa è Roma e questa è l’Italia. Il mio pessimismo è quasi cosmico sul futuro di questo Paese.