Il Nascondino alle Olimpiadi? La proposta per Tokyo 2020
OlimpiadiUn insegnante universitario giapponese ha colto l'occasione delle Olimpiadi 2020 a Tokyo per proporre l'ingresso del classico dei giochi dei bambini tra le discipline olimpiche perchè "richiede agilità, intuito, velocità". Ha già raccolto mille firme
Di uno che passa la vita a contare fino a dieci, non si può dire che non ci abbia pensato bene, e a lungo, prima di presentare la proposta che l'ha fatto diventare l'idolo di tutti noi: far diventare il Nascondino disciplina olimpica.
L'eroe è un docente universitario giapponese, che nelle barzellette si chiamerebbe Arimo Tana Per tutti, ma in realtà è un banalissimo Yasuo Hazaki, ha 64 anni, e una teoria semplice come il gioco che ama: "Il nascondino è uno sport a tutti gli effetti: richiede agilità, intuito, velocità e immobilità assoluta quando ci si nasconde."
L'effetto su noi comuni mortali, che da anni cerchiamo uno sport in cui eccellere e finalmente l'abbiamo trovato nascosto a due passi da noi, è stato dirompente: Hazaki ha già raccolto 1000 firme, risvegliando l'entusiasmo di altre associazioni che tutti davano per morte, come i comitati che vorrebbero portare alle Olimpiadi pure "Un due tre stella", "Ce l'hai", "Strega comanda color", e "Non m'hai fatto niente faccia di serpente".
C'è un regolamento, ovvio: si giocherebbe 7 contro 7, con due tempi da 5 minuti. Non si capisce ancora bene come e dove ci si possa nascondere: se cioè ci si debba limitare alle attrezzature già esistenti per non gravare sui costi del comitato olimpico (tipo nascondersi dietro al giavellotto, o al piattello preferibilmente prima del tiro) o se invece il gioco si estenda a tutta l'area metropolitana: in questo caso Roma guadagnerebbe punti per ospitare i giochi del 2024, tra sotterranei e catacombe, col rischio però, visto l'interesse delle gare, che ci si dimentichi dei concorrenti e possano ricomparire tra decenni come certi soldati giapponesi.
A proposito di Giappone: che Nascondino diventi sport olimpico ufficiale a Tokyo 2020 è facile quanto trovare un ago nascosto (pure lui) in un pagliaio. Ma questo non toglie che la reazione di tutti o quasi noi è stata identica: l'avessero proposto 30 anni fa, avremmo vinto la medaglia d'oro a mani basse. Perché l'importante non è vincere, come diceva De Coubertin, ma urlare ancora una volta, nella vita, libera tutti.
L'eroe è un docente universitario giapponese, che nelle barzellette si chiamerebbe Arimo Tana Per tutti, ma in realtà è un banalissimo Yasuo Hazaki, ha 64 anni, e una teoria semplice come il gioco che ama: "Il nascondino è uno sport a tutti gli effetti: richiede agilità, intuito, velocità e immobilità assoluta quando ci si nasconde."
L'effetto su noi comuni mortali, che da anni cerchiamo uno sport in cui eccellere e finalmente l'abbiamo trovato nascosto a due passi da noi, è stato dirompente: Hazaki ha già raccolto 1000 firme, risvegliando l'entusiasmo di altre associazioni che tutti davano per morte, come i comitati che vorrebbero portare alle Olimpiadi pure "Un due tre stella", "Ce l'hai", "Strega comanda color", e "Non m'hai fatto niente faccia di serpente".
C'è un regolamento, ovvio: si giocherebbe 7 contro 7, con due tempi da 5 minuti. Non si capisce ancora bene come e dove ci si possa nascondere: se cioè ci si debba limitare alle attrezzature già esistenti per non gravare sui costi del comitato olimpico (tipo nascondersi dietro al giavellotto, o al piattello preferibilmente prima del tiro) o se invece il gioco si estenda a tutta l'area metropolitana: in questo caso Roma guadagnerebbe punti per ospitare i giochi del 2024, tra sotterranei e catacombe, col rischio però, visto l'interesse delle gare, che ci si dimentichi dei concorrenti e possano ricomparire tra decenni come certi soldati giapponesi.
A proposito di Giappone: che Nascondino diventi sport olimpico ufficiale a Tokyo 2020 è facile quanto trovare un ago nascosto (pure lui) in un pagliaio. Ma questo non toglie che la reazione di tutti o quasi noi è stata identica: l'avessero proposto 30 anni fa, avremmo vinto la medaglia d'oro a mani basse. Perché l'importante non è vincere, come diceva De Coubertin, ma urlare ancora una volta, nella vita, libera tutti.