Obama sfida Putin, a Sochi va la King: icona movimento gay
OlimpiadiIl presidente americano ha deciso di farsi rappresentare dall'ex campionessa di tennis alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali in aperta contestazione con la politica anti-gay del Cremlino. Nella delegazione Usa nessun esponente del governo
Barack Obama ha deciso di farsi rappresentare da Billie Jean King, campionessa di tennis e icona del movimento gay, alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali di Sochi, in Russia. Com'è noto da tempo né il presidente, né la First Lady, tantomeno il suo vice, saranno presenti alla giornata inaugurale, una cosa che non accadeva dal 2000. Inoltre, nella delegazione Usa non ci sarà alcun esponente del suo governo.
A guidare la rappresentanza americana, Janet Napolitano, ex segretario della Sicurezza Interna, oggi presidente dell'Università della California. Ma la semplice presenza di Billie Jean King, componente del President's Council on Fitness, Sports and Nutrition, assieme tra l'altro a un'altra ex atleta apertamente gay, la pattinatrice sul ghiaccio Caitlin Cahow, rappresenta un gesto che più di mille parole lancia un messaggio chiarissimo al governo di Mosca, da tempo sotto accusa per le sue politiche anti-omosessuali.
Non è la prima volta che Obama sfida sul terreno dei diritti dei gay il Cremlino: durante l'ultimo G20 che si è tenuto questa estate a San Pietroburgo, il presidente americano ha avuto un lungo incontro con i rappresentanti della comunità gay russa che da anni si battono per i loro diritti. Un gesto di aperta sfida a Vladimir Putin. Il rapporto tra Obama e Billie Jean King ha radici lontane: nell'agosto 2009, pochi mesi dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente la premiò con la Medal of Freedom, per essere stata la 'protagonista del cambiamento' nella lotta per l'uguaglianza tra i sessi.
Nata nel 1943, la King è stata per molti anni la numero uno del tennis mondiale, vincitrice di 12 tornei del grande slam, e iscritta nel 1987 nell'International Tennis Hall of Fame. Ma è conosciuta soprattutto per essere stata la prima atleta dello sport professionistico a fare coming out, dichiarandosi apertamente omosessuale nel lontano 1981, in seguito a una disputa legale tra lei e la sua ex partner Marylin Barnett. "Nel giro di 24 ore, da quando sono uscita allo scoperto - ha raccontato molti anni dopo - ho perso tutto. Ho detto addio ad almeno 2 milioni dollari di contratti di sponsorizzazione e per anni ho dovuto giocare solo per pagare i miei avvocati. Per i primi tre mesi sono andata in rosso di 500 mila dollari. Ero sotto shock". Ma da quegli anni molto duri, i tempi sono cambiati. E il prossimo 7 febbraio sarà lei, assieme a un'altra sportiva lesbica, a rappresentare un presidente che più di ogni altro s'è battuto per la tutela dei diritti degli omosessuali.
A guidare la rappresentanza americana, Janet Napolitano, ex segretario della Sicurezza Interna, oggi presidente dell'Università della California. Ma la semplice presenza di Billie Jean King, componente del President's Council on Fitness, Sports and Nutrition, assieme tra l'altro a un'altra ex atleta apertamente gay, la pattinatrice sul ghiaccio Caitlin Cahow, rappresenta un gesto che più di mille parole lancia un messaggio chiarissimo al governo di Mosca, da tempo sotto accusa per le sue politiche anti-omosessuali.
Non è la prima volta che Obama sfida sul terreno dei diritti dei gay il Cremlino: durante l'ultimo G20 che si è tenuto questa estate a San Pietroburgo, il presidente americano ha avuto un lungo incontro con i rappresentanti della comunità gay russa che da anni si battono per i loro diritti. Un gesto di aperta sfida a Vladimir Putin. Il rapporto tra Obama e Billie Jean King ha radici lontane: nell'agosto 2009, pochi mesi dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente la premiò con la Medal of Freedom, per essere stata la 'protagonista del cambiamento' nella lotta per l'uguaglianza tra i sessi.
Nata nel 1943, la King è stata per molti anni la numero uno del tennis mondiale, vincitrice di 12 tornei del grande slam, e iscritta nel 1987 nell'International Tennis Hall of Fame. Ma è conosciuta soprattutto per essere stata la prima atleta dello sport professionistico a fare coming out, dichiarandosi apertamente omosessuale nel lontano 1981, in seguito a una disputa legale tra lei e la sua ex partner Marylin Barnett. "Nel giro di 24 ore, da quando sono uscita allo scoperto - ha raccontato molti anni dopo - ho perso tutto. Ho detto addio ad almeno 2 milioni dollari di contratti di sponsorizzazione e per anni ho dovuto giocare solo per pagare i miei avvocati. Per i primi tre mesi sono andata in rosso di 500 mila dollari. Ero sotto shock". Ma da quegli anni molto duri, i tempi sono cambiati. E il prossimo 7 febbraio sarà lei, assieme a un'altra sportiva lesbica, a rappresentare un presidente che più di ogni altro s'è battuto per la tutela dei diritti degli omosessuali.