Schwazer: "Giustizia ora, non voglio perdere Rio"

Olimpiadi
Un momento della conferenza stampa di Alex Schwazer a Vipiteno

Nuova conferenza stampa del marciatore, ancora accusato di uso di sostanze dopanti. La Iaaf lo ha sospeso, lui non molla: "Sono 4 anni che lavoro per andare alle Olimpiadi, non voglio mi venga data ragione tra un anno in tribunale". I legali: "Situazione allucinante, chiediamo la prova del Dna". Presentato un esposto in Procura con l'ipotesi di frode sportiva

Alex Schwazer sospeso dalla Iaaf dopo il nuovo caso doping che lo ha coinvolto e che lo vede fuori dalle prossime e imminenti Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il marciatore altoatesino, che dal primo momento si è dichiarato estraneo ai fatti che gli vengono imputati, ha voluto ribadire la sua innocenza in una nuova conferenza stampa, stavolta a Vipiteno. "Sono tutti responsabili quando si vince una medaglia, poi, in questi casi, non lo è nessuno. Se tra un anno mi daranno ragione non m'importerà nulla. Sono 4 anni che sono tornato e mi sto allenando per fare le Olimpiadi. E' lì che devo dimostrare di essere il migliore. Se succederà in un tribunale tra un anno, non mi servirà a nulla".

Sandro Donati, l'allenatore - "C'è una controprova che indica cosa può essere successo. E' ciò che è avvenuto nei giorni che hanno preceduto la Coppa del Mondo a Roma, quando la Federatletica internazionale ha raccolto segnalazioni che venivano dall'Italia, da soggetti con cui ho avuto a che fare negli anni '80 e che volevano dimostrare che un test effettuarto il 13 marzo da Alex, da solo, senza cronometrista e davanti a 4 rappresentati della Fidal, poteva essere preso in considerazione per il campionato del mondo. Bene, in quei giorni la Iaaf intraprese un'azione per avere tutta una serie di specifiche su questi test. Tempi di latenza sterminati e la Federazione italiana ha dovuto spiegare nei modi che poteva, perché non c'era nulla di ufficiale in quel test. C'era solo la voglia di spazzare via il lavoro dell'atleta e il mio". 

Il legale: "Fate la prova del Dna" - L'avvocato Gerhard Brandstatter ha chiesto che sia fatto l'esame del Dna sul campione di urina costato la sospensione all'atleta altoatesino. Ha inoltre annunciato che è stato presentato un esposto in procura con l'ipotesi di frode sportiva.

Convinti dell'innocenza di Alex - "Il tempo che vi accoglie è come il  nostro umore, però abbiamo una forte convinzione: che lavoriamo  sull'assoluta certezza dell'innocenza di Alex. Lavoriamo giorno e notte. Ci sono dei fatti nuovi nel senso che se ne sta interessando la Procura, e anche i Ros si stanno occupando di questa vicenda, che è poco chiara", ha detto lo stesso Brandstatter. "E' stata comunicata la positività all'atleta dopo oltre sei mesi, questa vicenda lede profondamente i diritti di difesa di Alex perché non c'è stato tempo di avviare le indagini opportune da parte della  procura, ma anche tutti i tempi per fare un procedimento ordinario  davanti alla giustizia sportiva".

I tempi - "Posso capire che il Tna non abbia il tempo di istruire un  procedimento di fronte al tribunale antidoping dove produciamo i  valori di un anno di Alex e tutta una serie di documenti che dimostrano l'estraneità di Alex ad un progetto dopante. Anche la  normativa Wada, Iaaf e Nado dicono che l'atleta che dimostra di non  avere negligenza o colpa non dovrebbe essere imputato in un  procedimento di questo tipo -ha proseguito il legale-. Quindi chi ci ha messo in condizione di difenderci in questo modo, di andare lunedì  a Roma e mercoledì notte al Tas, secondo noi ha un piano e qualcuno lo dovrà spiegare. Perché questa prova di gennaio finisce positiva il 21  giugno? Io mi chiedo perché non è finita positiva il 14-15 maggio  quando il laboratorio di Colonia aveva finito l'esame?", si chiede Brandstatter .