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Alberto Tomba story: dall'oro di Sanremo al "Nobel" dei Maneskin

Olimpiadi

Alfredo Corallo

Alberto Tomba vinse due ori ai Giochi invernali di Calgary nel 1988: per la diretta dello Slalom Speciale si fermò addirittura il Festival di Sanremo (foto Getty)

In attesa dei Giochi di PyeongChang torniamo con la memoria all'oro vinto nel 1988 dallo sciatore bolognese a Calgary, proprio durante il Festival di Sanremo, che si fermò per trasmettere la diretta dello Slalom Gigante. Ma i ragazzi di oggi sanno chi è Alberto Tomba? Per il batterista dei Maneskin fu un Premio Nobel per la Fisica, per altri è l'attore che girò "Alex l'ariete" con la Hunziker...

I RISULTATI DELL'OTTAVA GIORNATA
IL MEDAGLIERE

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Secondo voi Alberto è (o è stato): 

1) Premio Nobel per la Fisica nel 1984 

2) Vincitore di 3 medaglie d'oro alle Olimpiadi

3) Poeta, autore di molti testi di Franco Battiato?

Nel ricordare che Franco Battiato è quello che canta "Cuccurucucu Paloma" (il Maestro non sarà entusiasta di questa brutale semplificazione, ma visti i tempi, potrebbe essere utile quantomeno a inquadrarlo) la risposta al quiz di Alessandro Cattelan, affidata al 17enne Ethan, batterista dei Maneskin (loro sì che non hanno bisogno di presentazioni), la soluzione scelta dal ragazzo è caduta sull'opzione numero 1: "Premio Nobel per la Fisica nel 1984". A sua discolpa - oltre al fatto di essere giovanissimo, beato lui - c'è da dire che la foto allegata al diabolico gioco del nostro EPCC nascondeva una trappola, perché il "personaggio misterioso" indossa la toga e il "tocco" nell'atto di ricevere un attestato più o meno accademico. Che in prospettiva - facendo un salto in avanti al 2048 - Valentino Rossi si è già assicurato un Nobel per la Medicina. 

Siamo scienza e non fantascienza

Detto che non molti, all'età di Ethan, una trentina di anni fa sapevano esattamente chi fossero Gustav Thöni o Giacomo Agostini, ecco che Alberto Tomba è stato un po' il "Dottore" - inteso come Valentino - del decennio a cavallo tra gli '80 e i '90: quando in pista scendeva lui, l'Italia si fermava. Era proprio così. Come il pilota marchigiano, lo sciatore bolognese non si divertiva se non si complicava la vita: le traiettorie chirurgiche di Valentino negli ultimi giri; le accelerazioni gravitazionali di Alberto nelle seconde manches (ma anche Federica Pellegrini ci sguazzarebbe in questa famiglia di scienziati). Come quel pomeriggio del 27 febbraio a Calgary, che da noi era sabato sera inoltrato e 20 milioni di italiani sonnecchiavano davanti alla tivù per seguire la finale del Festival di Sanremo alla disperata ricerca di un coup de théâtre, in attesa di uno di quei mirabolanti effetti speciali di telefunkeniana memoria.

Clamoroso all'Ariston

Così, in attesa di sapere chi tra il super favorito Massimo Ranieri, il solito Toto Cutugno, Luca Barbarossa (presente anche al Festival di Baglioni) o I Ricchi e Poveri di turno si sarebbe aggiudicato la 38esima edizione della "kermesse canora", il pubblico del Teatro Ariston (ma soprattutto del Palarock, allestito per gli ospiti internazionali) reclamò a gran voce la diretta dal Canada, dove era in corso l'Olimpiade invernale. Diretta che venne eccezionalmente accordata. Miguel Bosé e Gabriella Carlucci (la sorella spericolata di Milly) annunciano che sì, il Festival farà uno strappo alla regola, alla sua solenne liturgia. La messa sanremese arrestata da un carabiniere, con un cognome da pompe funebri, eppure capace di resuscitare i morti (di sonno).

Lo chiamavano "Grease"

Alberto Tomba, nato nel 1966 San Lazzaro di Savena, sull'Appennino emiliano e non banalmente a Bolzano, cresciuto a tortellini e bistecche in una famiglia benestante (papà commerciante di stoffe) si era rivelato in tutto il suo talento nel "Parallelo di Natale", la classica esibizione milanese sulla Montagnetta di San Siro, il 23 dicembre del 1984. Ma quel cognome non solleticò la Gazzetta, che titolò "Un azzurro della B beffa i grandi del parallelo", niente "Tomba". Non tralasciando - tuttavia - ogni genere di particolare all'interno dell'articolo: "In squadra lo chiamano Grease - leggiamo dalla Rosea - perché ha una certa passione per la brillantina. Un ragazzo curato, cittadino fino alla radice dei capelli".

Da lì i primi successi in Coppa Europa, il debutto in Coppa del Mondo a Madonna di Campiglio, il bronzo nello Slalom gigante ai Mondiali svizzeri di Crans-Montana alle spalle di Pirmin Zurbriggen e Marc Girardelli. E il 27 novembre dello stesso anno la prima vittoria, a Sestriere (nello Speciale), bissata un paio di giorni più tardi con il trionfo nel Gigante, precedendo il suo idolo Ingemar Stenmark. Fino all'acuto sul palcoscenico più prestigioso, al Festival delle nevi: Calgary '88.  

Tomba la Bomba (nella Valle dei Timbales)

Alberto si presenta al cancelletto canadese il 25 febbraio e canta da dio, già alla prima uscita (per una volta): stravince lo Slalom Speciale davanti all'austriaco Hubert Strolz e al grande Zurbriggen. Ma è lo spettacolo che offre nel Gigante a incoronarlo per sempre "Tomba la Bomba": nella seconda manche rimonta dal terzo posto e fa saltare di gioia tutta l'Italia, l'Italia da bere,  perfettamente rappresentata sul palco dal cazzeggio dei Figli di Bubba e dalla dionisiaca "Nella valle dei Timbales" ("tra peones, marones, salmones, daiquiri e bon bons/Laggiù, dove la femmina è procace/Senza lasagne surgelate, la maschera antigas, ferie intelligenti, la turbo e l'ananas/Senza il sette e quaranta, Celentano non canta, la Carrà non c'è più" e altri deliri). Ma è pur sempre l'Italia, quella romantica, che alla fine premierà la struggente "Perdere l'amore" nell'impeccabile interpretazione di Massimo Ranieri.  

Che numeri!

In questo senso anche Alberto, specialmente lui, prototipo italico del latin lover, non si fece mancare nulla: dalla storia con Miss Italia (Martina Colombari) a una valanga di flirt, tra cui quello mai veramente confermato con Deborah Compagnoni, l'altra stella dello sci azzurro. Nel mezzo 50 vittorie in Coppa del Mondo, un altro oro nel Gigante ai Giochi di Albertville '92, due ori ai Mondiali del 1996 in Sierra Nevada, chiudendo la carriera con la vittoria dello slalom speciale di Crans-Montana, là dove aveva conquistato la sua prima medaglia. 

Alex l'Ariete, Michelle e Maradona

Dopo il ritiro Alberto si lanciò nel cinema al fianco di Michelle Hunziker, proprio lei, la padrona di casa del Festival: sarà un fiasco al botteghino, ma un cult per gli amanti del trash, e Gioele Dix ne farà un'imitazione tanto sgrammatica quanto esilarante a Mai Dire Gol. Socio fondatore dell'associazione Laureus per la promozione dell'attività sportiva contro il disagio sociale, nel 2006 è stato il tedoforo che ha portato la fiamma olimpica allo Stadio Olimpico di Torino. Tifoso del Bologna, è rimasto l'irresistibile "sborone" di sempre, lo stesso che nel magico 1988 sbancò Sanremo e sfidò Maradona: "È venuto in Italia e tanti si inginocchiano davanti a lui. Fanatici nel calcio ce ne sono più che nello sci. No, non lo invidio, mi sta bene così. Ma lo voglio sfidare perché al calcio non sono male, e vorrei vedere lui sugli sci...".