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Caso Semenya, Tas respinge ricorso della sudafricana su atlete intersex

Olimpiadi

Lia Capizzi

Il caso Semenya mette in difficoltà pure il TAS che respinge l'appello della sudafricana nonostante definisca "discriminante" la nuova regola della IAAF sulle atlete intersex. La 28enne campionessa olimpica degli 800 metri intende continuare la propria battaglia. È arrivata oggi a Doha: gareggerà venerdì 3 maggio, grazie a una moratoria di 8 giorni. nella prima tappa della Diamond League 2019 (diretta SkySportUno h 18)

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"Continuerò a ispirare giovani donne e atleti in Sud Africa e in tutto il mondo. La Federazione Internazionale di Atletica da dieci anni mi ha preso di mira ma questo mi ha resa più forte". Caster Semenya commenta la sentenza del TAS nella zona arrivi dell'aeroporto internazionale di Doha (Qatar), appena arrivata, in vista della prima tappa di Diamond League in programma venerdì 3 maggio (diretta SkySportUno alle h 18). Si, a Doha la Semenya gareggerà negli 800 metri, grazie a una moratoria di 8 giorni. Dal 9 maggio in poi, invece, il suo futuro sportivo è nebuloso.
Caster Semenya ha messo in grave difficoltà i giudici del TAS di Losanna. "Uno dei casi più difficili mai discussi davanti a questo tribunale", ammette Matthieu Reeb, il segretario generale della Corte di Arbitrato per lo Sport. La sentenza respinge il ricorso presentato da Caster Semenya in merito alle nuove regole della Federazione Internazionale di Atletica di ridurre il livello di testosterone entro i 5 nanomoli per litro, per un periodo continuo di 6 mesi. Il TAS definisce il nuovo regolamento della IAAF "discriminante" ma poi aggiunge subito che "tale discriminazione è necessaria, ragionevole, proporzionata per raggiungere l'obiettivo di preservare l'integrità dell'atletica femminile".

La nuova disposizione per le atlete con differente sviluppo sessuale DSD (differences in sexual development) entrerà in vigore l'8 maggio e riguarda solo le gare comprese tra i 400 metri ed il miglio (1600 metri). Se vorrà partecipare ai Mondiali del prossimo settembre, e difendere i suoi tre ori negli 800 (2009, 2011, 2017), la Semenya dovà iniziare subito una massiccia cura ormonale. Ha 7 giorni di tempo per farlo. Difficilmente lo farà. Non intende retrocedere. Ai suoi legali ha chiesto di andare avanti, di continuare la sua battaglia legale. La sentenza del TAS può essere impugnata solo dinanzi al Tribunale Federale Svizzero (SFC), l'eventuale ricorso va presentato entro un massimo di 30 giorni. Un'altra via percorribile la suggerisce pure la Federazione Atletica Sudafricana che consiglia alla Semenya di rivolgersi direttamente alla Corte di Giustizia Europea.

La vincenda è tutt'altro che chiusa. Anche, a sopresa, per Martina Navratilova. La leggenda del tennis a febbraio aveva definito un "imbroglio" la presenza in gara di atlete intersex, adesso invece definisce il verdetto contro la Semenya "tremendamente ingiusto nei suoi confronti e sbagliato in linea di principio. È orribile che ora debba assumere farmaci per essere in grado di competere. La questione degli atleti transgender rimane irrisolta". Paula Radcliffe, regina della maratona, mantiene la barra dritta per la tutela dello sport femminile: "Capisco quanto sia stata dura la decisione del TAS ma lo sport delle donne ha bisogno di essere protetto". Dall'Italia Silvia Salis, ex azzurra del lancio del martello e dirigente sportiva del Coni, in diretta a SkySport: "È uno di quei casi in cui non vince e non perde nessuno. È ovvio che a pagare sia Caster, anche se lei non ha barato perché è nata così, per questo merita tutto il nostro rispetto. Ma qui non c'entra l'empatia, qui si deve tutelare il maggior numero di persone possibili. Era doveroso imporre una regola. Era necessario stabilire il senso di legalità nello sport femminile