I malori e gli svenimenti di Doha, registrati ai recenti Mondiali di atletica, hanno messo in allarme il Comitato Olimpico. A nove mesi dai Giochi di Tokyo arriva la proposta di spostare la maratona e la marcia a Sapporo, 800 Km a nord da Tokyo. La decisione finale sarà presa il 30 ottobre. Preoccupano pure le condizioni e la temperatura delle acque per le gare del nuoto di fondo con Paltrinieri
Finalmente, verrebbe da dire. Finalmente gli allarmi vengono ascoltati. Il problema del clima torrido a Tokyo è ben noto, è stato subito evidente fin dal 7 settembre 2013 quando la capitale giapponese fu designata ad ospitare i Giochi Olimpici del 2020. Nel periodo luglio-agosto a Tokyo le temperature sono particolarmente elevate, raggiungono i 40 gradi, l’umidità crea problemi di respirazione a chi sta fermo immobile figuriamoci a chi deve gareggiare. I recenti Mondiali di atletica di Doha hanno regalato risultati e prestazioni eclatanti ma ci hanno pure lasciato in eredità i volti e le smorfie di atleti boccheggianti, svenuti, ritirati. La maratona e la marcia (soprattutto la 50 Km) da gare di resistenza si sono trasformate in prove di sopravvivenza estrema. La decisione di slittare l’orario di partenza, nella tarda sera di Doha, si è dimostrata un palliativo ma almeno è servita a far rizzare le antenne a Losanna all’interno del quartiere generale del CIO. Thomas Bach e i suoi dirigenti hanno deciso di correre al riparo subito, sfruttando i nove mesi che separano l’inizio delle Olimpiadi (24 luglio – 9 agosto). E’ stato messo a punto un piano per spostare al nord, a Sapporo, le gare di maratone e di marcia. Sapporo è la città che ha ospitato le Olimpiadi Invernali del 1972, è il capoluogo della prefettura di Hokkaido cioè la più settentrionale delle quattro isole maggiori che compongono l’ arcipelago del Giappone, è conosciuta per le sue estati fresche e secche. A fine luglio le temperature di Sapporo sono almeno di 6°-8° gradi inferiori rispetto a quelle di Tokyo che si trova a 800 Km di distanza, giù al Sud. Il CIO ha già messo al corrente la IAAF, Federazione Internazionale di Atletica, della volontà di cambiare il luogo delle maratone e le prove di marcia. La decisione finale verrà presa il 30 ottobre durante una riunione convocata a Tokyo dalla Commissione di Coordinamento del CIO presieduta da John Coates. "La salute e il benessere degli atleti vengono prima di tutto per noi”, commenta Thomas Bach, presidente del CIO. "La nostra proposta di cambiare il campo di gara della maratona e la marcia dimostra quanto seriamente prendiamo in esame le preoccupazioni legate al clima. Gli atleti devono essere messi nelle migliori condizioni di gareggiare in un evento unico come i Giochi Olimpici". Il numero uno dell’atletica mondiale, presidente della IAAF, Sebastian Coe : "Abbiamo lavorato a stretto contato con il CIO e il Comitato Organizzatore di Tokyo 2020 sulle potenziali condizioni metereologiche. Continueremo a lavorare con loro in merito a questa proposta di spostare marcia e maratona a Sapporo, vogliamo offrire agli atleti la migliore soluzione possibile".
Preoccupa pure la temperatura dell'acqua per le gare in mare
Proprio per ovviare ai problemi del caldo eccessivo, la Commissione Medica del CIO nei mesi scorsi aveva già predisposto altre contromisure, aveva programmato nelle sessioni serali tutte le gare di atletica del mezzofondo dai 5000 metri in su , aveva anticipato a mezzogiorno la fine tassativa di ogni partita di rugby a 7, aveva posticipato alle h 15 l’orario di inizio delle gare di mountain bike. Va sottolineato però che alcune misure di prevenzione e sicurezza, già adottate, hanno fatto cilecca durante i Test Event organizzati la scorsa estate, una sorta di prova generale per tanti sport ad un anno esatto dai Giochi di Tokyo. La situazione in alcuni casi è stata disastrosa, per nulla rasserenante. Durante le gare di canottaggio, oltre i 35 gradi, atleti e spettatori si sono sentiti male, i classici sintomi da colpo di calore. Durante la prova del Triathlon il francese Cassandre Beaugrand è stato trasportato d’urgenza in ospedale, collassato complice l’80% di umidità. Un capitolo a parte lo meritano le acque dell’ Odaiba Marine Park dove saranno in programma le gare olimpiche del nuoto di fondo. Nel test dello scorso 10 agosto l’acqua puzzava, la visibilità era limitata ma soprattutto la temperatura dell’acqua era superiore ai trenta gradi, quando nel regolamento del nuoto in acque libere non può superare i 31 gradi. Molti campioni si sono ritirati, l’oro olimpico di Londra 2012 il tunisino Oussama Mellouli all’arrivo faticava a parlare: "Dopo 2 Km il mio corpo era surriscaldato, è stata la gara più dura che abbia mai nuotato". Piccolo ma grande particolare: in gara a Tokyo in questo test preolimpico del nuoto di fondo c’era anche il fuoriclasse azzurro Gregorio Paltrinieri che è arrivato primo ma è stato declassato al secondo posto perché… i cronometri non funzionavano. Bene ma non benissimo. E’ pur vero che il tilt del transponder è un problema facilmente risolvibile, al contrario purtroppo della temperatura dell’acqua o del sistema di stoccaggio delle acque di scarico. Ma nel 1964 come diavolo hanno fatto? Come avevano risolto tutti questi problemi durante le Olimpiadi? Ehm. I Giochi Olimpici di Tokyo 1964 si disputarono nel mese di ottobre proprio per evitare il caldo…