Coronavirus, per Luca Curatoli lezioni di scherma in salotto

Olimpiadi

Restano rigide le restrizioni per gli sport di contatto come la scherma dove il rischio contagio da coronavirus è alto. Vietati gli allenamenti con il maestro e le simulazioni di assalti. Il 25enne napoletano, bronzo mondiale di sciabola, si ingegna con lezioni online rivoluzionando il salotto di casa

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Il Covid-19 impone le restrizioni più rigide agli sport di combattimento che sono ai primi posti nella classifica di rischio contagio. Gli allenamenti tecnici sono penalizzati, gli atleti devono attenersi scrupolosamente alle linee guida. Nella scherma le sale d’armi restano ancora chiuse ma anche quando riapriranno, dal 25 maggio in poi, le regole non cambieranno. Resta in vigore l’obbligo di mantenere sempre le distanze interpersonali, quindi vietate le lezioni con il maestro, proibite le simulazioni di assalti con avversari o compagni di squadra.

“Non è semplice”, ammette Luca Curatoli, bronzo nella sciabola individuale ai Mondiali di Budapest 2019. “La scherma è uno sport di contatto anche se non sembra. C’è un’arma di mezzo, le lame sono pure lunghe, in teoria le distanze di sicurezza ci sarebbero ma la verità è che l’incontro ravvicinato c’è sempre. A maggior ragione per un atleta come me, impetuoso, a cui piace lo scontro, cercare di andare addosso all’avversario. Purtroppo dobbiamo seguire scrupolosamente le disposizioni e va bene così. Il mio sport mi ha abituato ad essere diligente, la scherma è l’emblema del rispetto delle regole.”

Lezioni a casa, in salotto

Di necessità virtù, le lezioni di sciabola si svolgono a casa ma rigorosamente a distanza. Il maestro Leonardo Caserta - fratello dello stesso Curatoli – è collegato online con Luca che riceve consigli e rimproveri. “Ogni giorno sposto i mobili e rivoluziono il salotto di casa, per la gioia dei miei genitori…”, sorride il 25enne del Club Scherma Chiaia, tesserato per le Fiamme Oro. “Le video lezioni non possono sostituire al 100% l’allenamento che si fa in palestra, questo è logico, ma sono utili a rimanere sul pezzo. La scherma è un allenamento continuo, l’affondo ha sempre bisogno di essere migliorato così come la scioltezza di braccio e di mano, c’è da curare la sensibilità che bisogna avere con la punta della sciabola. Leo cerca di correggermi” Caserta segue i movimenti di Curatoli da un tablet appoggiato sopra la cassettiera. L’allievo-fratello utilizza una scala, davanti a sé, per simulare la posizione di un avversario. A distanza le lezioni sono più semplici?  “No no per niente. Leo è super pignolo, mi bacchetta più adesso che è online. La mia esuberanza ha bisogno di essere disciplinata perché si può trasformare in una imprecisione tecnica, di gambe o di braccia. Io cerco di mettere il video un po’storto, apposta, ma lui è più furbo di me e non ci casca, mi pizzica in ogni piccolo errore. Sono tantissimi i dettagli da perfezionare, sono quelli che fanno la differenza tra un campione e un atleta normale. Io non mi reputo ancora un campione…”

Verso Tokyo

Curatoli fa il modesto ma lo status di campione gli appartiene sin dall’adolescenza quando vinse l’oro mondiale Under 20 nel 2014 che gli aprì le porte della nazionale maggiore. Nel luglio 2019 ai Mondiali di Budapest ha conquistato il bronzo individuale, sua prima medaglia di peso. L’appuntamento con la prima Olimpiade è rinviato di un anno, le ambizioni restano ben salde. “Il rinvio di Tokyo 2020 cambia poco per me, anche se ero reduce da un inizio di stagione molto positivo con due podi in Coppa del Mondo. In generale è stata la decisione migliore per poter dare a tutti la possibilità di arrivare nelle stesse condizioni. Le Olimpiadi sono il simbolo delle pari opportunità: dimostrare la propria bravura a parità di mezzi. Quattro anni fa per una manciata di punti non mi sono qualificato a Rio 2016, il pass era andato al mio compagno di nazionale, e anche di palestra, Diego Occhiuzzi (argento individuale a Londra 2012). Lui per esperienza era stato più bravo di me, giusto così, io avevo 21 anni e l’ho accettato. Adesso invece la qualificazione per Tokyo l’ho conquistata in pedana. Vorrà dire che a Tokyo ci arriverò nel 2021 più preparato” A Tokyo nel 2021 ci sarà pure la prova a squadre. La nazionale di sciabola del CT Giovanni Sirovich è un gruppo formato da personalità diverse ma molto unite. C’è la presenza del “monumento” Aldo Montano a stimolare, la solidità di Enrico Berrè e Gigi Samele. Luca Curatoli rappresenta l’anima frizzante come ogni figlio del Vesuvio che si rispetti. Prima di ogni sfida detta il tempo al gruppo azzurro che ha scelto il grido di battaglia in stile Gomorra: Chi cummann c’cà? “In nazionale siamo 4 caratteri diversi e per questo ci completiamo. Io sono il più esuberante, mi definiscono il giocherellone, poi in pedana quando uno si abbassa la maschera non ce n’è per nessuno, non c’è amicizia. Un secondo prima del match mi piace fare una battuta per sdrammatizzare, a differenza magari di Enrico Berrè che è più riflessivo. Ma questa differenze ci uniscono ancora di più. Siamo stati sempre in contatto durante la quarantena, parliamo tra di noi senza peli sulla lingua, è la nostra forza. I frutti si vedono, sono anni che ai Mondiali e Europei riusciamo sempre andare a podio. La medaglia d’oro però ci manca dal 2015 – Mondiali a Mosca- sperando che possa arrivare presto… Non diciamo quando!” Il rinvio di Tokyo è sicuramente più problematico per un quarantenne come Aldo Montano, per ovvie ragioni anagrafiche. Rappresenta un “monumento” internazionale nella scherma, il suo apporto è sempre stato importante nel gruppo. Ne avete discusso tra di voi? “Aldo ha un ruolo fondamentale! Lui ha resistito 4 anni nonostante qualche problema fisico. La sua sola presenza terrorizza gli avversari e anche gli arbitri, non è poco nella nostra disciplina. Nella sciabola siamo una nazionale molto forte, ci sono giovani che spingono da dietro, come è nella natura delle cose, ma sono sicuro che per Montano non cambierà tantissimo un altro anno in più, la sua tecnica e la sua tecnica ci aiutano molto”

Non solo scherma, ma anche l'università

Scherma ma anche libri, come studente di giurisprudenza. Dopo le lezioni di sciabola in videoconferenza c’è pure un esame universitario da sostenere a breve, sempre online. “Si, sono iscritto alla LUISS Guido Carli che non ringrazierò mai abbastanza per aver dato vita al progetto Dual Career, è un percorso ad hoc per noi atleti, ci permette di conciliare la carriera agonistica con lo studio. Per me è vitale, l’università mi serve anche per staccare altrimenti si rischia di essere focalizzati solo con la scherma, con l’ossessione della gara. La prossima settimana ho l’appello di Diritto Penale, è un esame che sto preparando da tanto tempo, pure troppo…”