L’Executive Board del CIO fa il punto sui Giochi di Tokyo. il presidente Bach difende il lavoro di organizzazione ma è pure realistico. "Nessuno al momento può dire quali contromisure potranno essere le più appropriate". Gli atleti non saranno obbligati a vaccinarsi e non avranno corsie preferenziali. Il CIO archivia il caso Italia: "Eravamo pronti a sospendere il CONI, siamo soddisfatti che siano state recepite dal governo le nostre richieste di autonomia"
Presidente Bach, davvero il CIO era pronto a punire l’Italia? "Sì, confermo, eravamo pronti a sospendere il CONI per inadempienza sull’autonomia da parte del governo italiano. E questo nonostante la mia enorme stima per lo sport italiano, l’ammirazione che nutro per gli atleti italiani che durante il momento più grave della pandemia sono scesi in prima linea, si sono spesi per supportare la prevenzione e la sicurezza durante il lockdown".
Dal quartiere generale di Losanna Thomas Bach si concede alle domande dei media dopo la chiusura dei lavori dell’Executive Board del CIO. In primo piano c’è ovviamente la questione delicata e complessa delle Olimpiadi ma inevitabile - per noi - chiedere lumi sulla situazione italiana all’indomani del decreto legge varato in extremis dal Consiglio dei Ministri. Il rischio paventato di un provvedimento contro l’Italia era davvero reale, conferma il numero uno del CIO. "La questione era prevista, era inserita nell’ordine del giorno del Board di oggi, ma ovviamente abbiamo ricevuto dall’Italia la notizia ieri del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri che affronta il ruolo del CONI e ne conferma l'autonomia. Siamo molto soddisfatti che con questo decreto siano state recepite le nostre richieste e considerazioni. Quindi, come Executive Board abbiamo deciso di chiudere e archiviare il caso del Coni italiano". Punto e a capo, dunque per il CIO. A casa nostra, invece, restano ancora aperte alcune questioni – definiamole interne e strutturali - tra Coni, Sport e Salute e Ministero dello Sport. Il tavolo delle discussioni riprenderà a breve, al momento non è stata fissata una data per il primo incontro tra le parti, va considerato il particolare momento politico con un governo dimissionario e l'inizio delle consultazioni al Quirinale, un dovere istituzionale impone di aspettare la risoluzione della crisi di governo.
Capitolo Olimpiadi
Il CIO appare come un fortino arroccato nella strenua difesa dei Giochi, purché siano sicuri e protetti. Le giornate lavorative del presidente Bach non hanno più orari, impegnato in continue telefonate di notte (causa fuso orario con il Giappone) e di giorno. Dieci mesi fa ostentava una certezza ferrea, almeno fino al giorno prima di prendere la decisione (24 marzo 2020) di rinviare di un anno le Olimpiadi, questa volta invece appare deciso ma profondamente realista: "Parliamo ogni giorno con l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità), con esperti e scienziati, con tutti i nostri 206 Comitati Olimpici, nessuno può dire al momento quali delle tante contromisure potranno essere le più appropriate in estate per lo svolgimento dei Giochi. È troppo presto poterlo dire adesso. Per questo chiediamo a tutti un po’ di pazienza. Dobbiamo essere noi i primi a essere pazienti e allo stesso tempo diligenti”.
Il 4 febbraio verrà distribuita la prima parte della guida "Playbook" destinata ai 15mila atleti olimpici e paralimpici, si tratta delle linee guida di prevenzione e limitazioni, delle modalità di ingresso in Giappone e nel Villaggio Olimpico di Tokyo tra tamponi, quarantene e vaccini. È confermato che non ci sarà alcun diktat, nessun atleta potrà mai essere obbligato a vaccinarsi, impossibile: sarebbe una violazione della libertà individuale. Certamente l’intento del CIO è quello di promuovere una campagna generale di sensibilizzazione e responsabilità. Gli atleti avranno una corsia preferenziale per potersi vaccinare? Assolutamente no. La priorità al momento è ben chiara e riguarda medici, infermieri, lavoratori della sanità e tutte le categorie delle persone a rischio. "Stiamo incoraggiando, e continueremo a farlo, tutti gli atleti ad accettare la vaccinazione ma nessun atleta salterà la fila, non ci saranno favoritismi”, conferma Bach. “Il programma di somministrazione dei vaccini, differente per ogni nazione, è una delle contromisure anti Covid ma non è certo quella fondamentale. Monitoriamo quotidianamente la situazione".
È doveroso considerare l’escalation di disaccordi sugli attuali ritardi di consegna da parte di Pfizer e pure le polemiche sul contratto di fornitura da parte di AstraZeneca. In Giappone, inoltre, il lancio del programma di vaccinazione inizierà addirittura a fine febbraio, solo per il personale ospedaliero, ma ci sono ancora molti ostacoli logistici a complicare il piano, dalla mancanza di contenitori di ghiaccio secco alla difficoltà di reclutare personale medico, in aggiunta alla storicamente scarsa fiducia della popolazione giapponese sulla efficienza dei vaccini.
Ma quanto è reale il rischio di una cancellazione del Giochi? La recente proposta della Florida che si è offerta di ospitare le Olimpiadi in caso di emergenza è una boutade? Ci potrebbe essere un ulteriore rinvio al 2022? Le voci che negli ultimi giorni continuano a rincorrersi vengono respinte al mittente dal CIO con un Bach che appare sfinito nel doverle smentire: "Non intendiamo perdere tempo andando dietro a tutte queste speculazioni. Un rinvio al 2022 per altro sarebbe impossibile così come il trasferimento dei Giochi in un’altra sede. Il nostro compito è organizzare i Giochi, non annullarli. Tutti i rumors e le speculazioni danneggiano gli atleti, tolgono loro la concentrazione necessaria per continuare a prepararsi”.
Ma non appare irresponsabile anche solo il pensiero di organizzare una Olimpiade durante una pandemia mondiale? “Se solo avessimo un minimo dubbio o pensassimo che potrebbe essere irresponsabile, non lo faremmo di certo. Durante questi mesi invernali si stanno tenendo 7mila eventi sportivi, quasi tutti sono senza pubblico ma con tutte le precauzioni per la tutela e la salute. Questi eventi si stanno rivelando un successo di organizzazione, senza che ci siano stati focolai generali, come ultimo esempio cito i Mondiali di pallamano in Egitto che stanno coinvolgendo 32 squadre e 3mila persone. Stiamo affrontando tutti una battaglia contro la pandemia ma noi continuiamo a lottare e in vista dell’estate vogliamo continuare a essere confidenti e ottimisti”.