Pechino 2022: fredda e lontana, ma l'Olimpiade vince sempre

pechino 2022
Giovanni Bruno

Giovanni Bruno

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Il freddo che ha gelato gli atleti, i protocolli sanitari rigidissimi, ma anche le tante storie olimpiche e le medaglie azzurre. Pechino 2022 si è chiusa e ora l'appuntamento è a Milano-Cortina tra quattro anni. I protagonisti e le protagoniste di questio Giochi invernali, le rivalità, le polemiche ma anche gli esempi

LE FOTO DELLA CERIMONIA DI CHIUSURA DI PECHINO 2022

Non sono state delle Olimpiadi facili, metto il plurale perché voglio associare Tokyo a Pechino, una specie di blocco asiatico che ha vissuto non poche difficoltà. E’ indubbio che l’assenza di pubblico, Tokyo, e calmierato, Pechino, ha fatto mancare il calore e il sostegno nel concetto dello spirito olimpico ed entusiasmo. Le urla degli atleti sono state lampi di immane gioia nel quasi silenzio a cinque cerchi. Sono sempre Giochi, come detto difficili ed innegabilmente dispendiosi. Se in Giappone lo spostamento di un anno è stato letale come lo zero ricavi da biglietti e molto altro, in Cina forse non sapremo mai quanto si è speso per spianare montagne, creare spazi ed infrastrutture logistiche, di sicuro non economico. Due bolle che hanno retto non bene, benissimo e che si sono ulteriormente meccanizzate per sopportare l’impatto di atleti e delegazioni ma soprattutto per dare quella immagine di perfetta macchina organizzativa pronta a tutto. Certamente è un dato positivo poi la gigantesca giostra finanziaria tra rientri, ricavi e perdite si vedrà successivamente e non avrà di certo molta pubblicità.

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Il grande freddo

Una cosa comunque è stata fondamentale, il rispetto. Sembra buffo e retorico, ma non è banale: tregua olimpica. Un ritorno al passato, forse, ma per come si era arrivati alla vigilia di questi Giochi, una sostanziosa “Guerra Fredda”, si è passati assolutamente indenni e di freddo, di sicuro, è stato solo il clima atmosferico, anche troppo. Freddo vento e poca neve e quella poca era anche particolare e strana. Elementi che ci hanno colpito non poco e hanno segnato, in tutti i sensi gli atleti. Francamente non avevo mai visto ridurre una mitica 50 chilometri di fondo ad una 28 e mezzo per freddo e vento. Cappottoni di piumino, coperte, teli di alluminio erano pronti in ogni parterre per i concorrenti che chiudevano ogni tipo di gara dallo snowboard allo sci alpino, dal Biathlon al fondo. Campioni intirizziti dai meno venti fissi che straziavano polmoni e muscoli e come se non bastasse ancora ecco raffiche imponenti a stroncare i movimenti più classici. Facce stravolte che tra scotch e nastri coprenti, foulard di pile e antichi passamontagna ciondolavano ritmando il respiro appannato dal gelo. Klaebo, Neprjaeva, Tandrevold e tanti altri fior di campioni non hanno retto allo stress da freddo e gelo. Sforzi immani e fatica che certamente hanno segnato il rendimento con anche la paura ormai abituale di controlli e spiacevoli sorprese con eventuale conseguente isolamento. Ecco come possiamo riassumere questo condensato di paure.

Medaglie, rivalità e i 4 anni a Milano-Cortina

Le nostre paure sono state le nostre medaglie, l’ennesima risposta a tanti interrogativi, belle e significative, importanti e fondamentali per allargare il movimento per il futuro. Allori multidisciplinari che ci permettono di allargare lo sguardo ad una Milano Cortina ma anche essere preoccupati per la poca crescita in alcune di esse, soprattutto in quelle storiche, alpino maschile e sci nordico (fondo, salto e combinata) che hanno marcato il nostro firmamento olimpico del passato. Altri da rivedere in versione futuro come bob, slittino e skeleton. Inoltre i nostri grandi campioni di oggi sono si proiettati verso Milano-Cortina ma con una carta d’identità abbastanza datata. Tolta Nadia Delago l’età media sale a quasi oltre 28 anni… e tra 4 anni son dolori. Quindi non facile a livello federale segnare un cammino sereno su cui raccogliere frutti. E certamente non è passato inosservata, anzi, la quantità di polemiche sbocciate in sede finish area e di rimbalzo su carta stampata o via radio. Imbarazzo può essere la parola giusta per commentare lo stato dell’alpino al maschile (seconda olimpiade a zero tituli) dichiarato dal bravo Matteo Marsaglia o quello del pattinaggio short track in merito alle richieste di Arianna Fontana, indiscutibile fuoriclasse, nel voler proseguire verso la sesta olimpiade. E poi le rivalità che francamente sono il sale e il perfetto pane quotidiano del nostro sport ma che invece non devono essere interpretate con acredine, invidie e sciocche gelosie. Goggia e Brignone sono state magnifiche in pista ed anche fuori, solo una piccola scivolata sullo spirito olimpico ma una quisquilia, diversa è stata l’interpretazione familiare di inaspettata ed inutile aggressività. Le nostre medaglie, sono tutte belle, singole e di storiche prime volte, ed è ovvio che di questo ne parleremo ancora e ci sono tutti i riscontri sulle nostre pagine. 

L'esempio di Mikaela Shiffrin

Chiudo con dei Flash olimpici: Eileen Gu la faccia nuova dei giochi, una fanciulla cinoamericana dal sorriso ammaliante e dal futuro certo è di sicuro l’immagine olimpica giovane e fresca come le due medaglie, i primi ori, della Nuova Zelanda… 2 come i nostri ori, incredibile come anche la danza Haka improvvisata nel parterre per festeggiarli. Dai sorrisi alle lacrime, quelle del dramma vissuto dalla 15 enne Valieva che lascia sul ghiaccio non tanto l’oro ma molto della sua innocente età, travolta da chi non ha saputo gestire la sua giovinezza. Una lezione è stata data da Mikaela Shiffrin, colei avrebbe dovuto e voluto dominare lo sci alpino in tutte le discipline e che non ha concluso un nulla di nulla. Dalla disperazione in pista, sola nella neve con lo sguardo immobile che guarda lontano abbracciandosi le ginocchia, a sorrisi e complimenti alle sue avversarie subito dopo, la sua disponibilità nonostante l’insuccesso ha dato una grande lezione del vero spirito sportivo, che vogliamo chiamare “olimpico”

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