Dopo l'algerina Khelif, anche Lin Yu Ting, l'altra pugile contestata, ha guadagnato la semifinale ed è quindi sicura almeno del bronzo. Svetlana Kamenova, sconfitta, ha mostrato con le mani il segno della X. Una protesta, come a dire: "Io sono donna"
Dopo Imane Khelif, anche l'altra pugilatrice iper-androgina dei Giochi, la taiwanese Lin Yu Ting, si è assicurata una medaglia delle Olimpiadi di Parigi 2024. In un match dei quarti finali della categoria -57 kg, Lin ha battuto la bulgara Svetlana Kamenova Staneva. La taiwanese si è quindi qualificata per le semifinali e, non essendo prevista la finale per il terzo e quarto posto, porterà a casa una medaglia, almeno di bronzo. Alla fine del combattimento l'atleta avversaria ha protestato a suo modo sul ring facendo il segno della X al pubblico, come a voler indicare il cromosoma.
La presa di posizione del Cio
"Non riconosciamo i test Iba sul genere perchè il loro procedimento non è lecito. Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano i test sui genitali". E' la dura presa di posizione del Cio, attraverso il portavoce Mark Adams, sulla disputa con la federazione mondiale di pugilato (Iba) per le due pugilatrici intersex presenti ai Giochi. Adams ha ribadito che il Cio non tiene conto dei test Dna, nel punto stampa quotidiano. "E' una questione di diritti umani. Sono test non leciti, condotti in modo arbitrario. Una cosa è il dibattito sui social, un'altra la privacy e i diritti umani: quelli non si condensano in 140 caratteri",