RugbyTech, tutti nella mischia: quella italiana spinge quanto due elefanti

Rugby
La mischia dell'Italrugby (Foto Elena Barbini)
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Gli azzurri Rizzo, Ghiraldini e Castrogiovanni insieme sostengono il 45% della spinta contro gli avversari: la spinta massima prodotta durante questo tipo di azione è pari a quasi 18 mila Newton. Vi spieghiamo perché non è così pericoloso giocare in mischia

Chi lo conosce poco a volte considera il rugby uno sport pericoloso, soprattutto a causa dei continui contatti fisici; contatti e placcaggi ci sono, certo, e spesso non sono proprio amichevoli. Ma in realtà "il corpo umano riesce a sopportare questo tipo di choc perché sono dati in brevissimo tempo", spiega il professor Antonio Dal Monte dell'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni. "Si pensi ad incidenti come quelli che capitano in Formula 1 - prosegue - in alcuni casi la forza esercitata sul corpo è superiore ai 70 G". E' dunque la durata dell'evento a renderlo sopportabile.

Non solo il placcaggio - A sviluppare forze devastanti possono essre anche altre situazioni del rugby. La spinta massima prodotta durante la mischia, ad esempio, è risultata pari a quasi 18 mila Newton. In pratica, gli otto giocatori che si scontrano con gli avversari producono nel primo secondo la stessa spinta di due elefanti, di cui il 45% è dato dai soli tre della prima linea. Ma è la capacità di mantenere la spinta, più che il picco iniziale, a fare la differenza. Un po' come quando, in uno sprint, ci sono atleti che riescono a sviluppare partenze brucianti mentre altri, che sono meno performanti nella fase iniziale, riescono in seguito a mantenere un'accelerazione costante che gli consente di recuperare terreno aumentando la velocità e non di rado di superare gli avversari più scattanti. Anche uno dei migliori velocisti europei, il francese Christophe Lemaitre, è dotato di questa particolare caratteristica.

E gli infortuni? - Per questo si potrebbe pensare che, con tali forze in campo, gli infortuni siano all'ordine del giorno. Questo è vero ma solo in parte, visto che le fratture vere e proprie, in proporzione all'alto numero di contatti che avvengono nel mondo ovale, sono relativamente poche. In questo caso un paragone calzante è rappresentato dagli incidenti aerei: rispetto all'enorme quantità di voli, il numero di incidenti è veramente infinitesimale. Ma quando si verificano, le conseguenze spesso sono devastanti.

Gli studi in materia... - Rugbymeet.com, il social network del rugby, conferma che nelle ricerche condotte sui principali club d'elite le tipologie di infortuni di questo tipo si contano sulle dita di una mano. Al contrario, sono invece molto più frequenti i traumi distorsivi, in particolar modo a caviglia e ginocchio. Questo particolare tipo di problema è dovuto all'impatto non solo con l'avversario ma anche con il terreno, ad esempio durante un placcaggio. E' infatti il controllo della fase di "atterraggio" ad essere delicato. Talvolta invece a provocare l'infortunio è proprio l'errato posizionamento del piede durante le mischie. Dunque in questo caso è la tecnica, con un adeguato allenamento, ad avere un ruolo di prevenzione.