Italia-All Blacks: che test per il nuovo corso

Rugby
Gli azzurri si allenano all'Olimpico in vista del match (foto @Italrugby)

Arriva a Roma la Nuova Zelanda. Per il nuovo ct O'Shea e il suo progetto una sfida ardua ma affascinante, con l'obiettivo di crescere nel gioco e di dimostrare che il movimento italiano non è assolutamente da buttare

Manca ormai poco al kick-off tra Italia e Nuova Zelanda, primo dei tre Credit Agricole Cariparma Test Match in calendario allo Stadio Olimpico di Roma sabato, prima delle tre partite che inaugurerà la finestra dei test autunnali, trittico che proseguirà allo stadio Artemio Franchi di Firenze il 19 novembre contro il Sudafrica per poi concludersi all'Euganeo di Padova il 26 contro Tonga.

L'avversario più difficile, ma anche il più affascinante - A muso duro contro i Maestri, gli All Blacks campioni del mondo che sabato scorso contro l'Irlanda hanno interrotto una striscia vincente di 18 partite, e un dominio che nel rugby ha avuto pochi eguali. Domani in un Olimpico la cui capienza è stata ridotta a 63mila posti l'Italia ha la sua montagna da scalare, nella consapevolezza che con il nuovo ct Conor O'Shea, il vento sta cambiando ma la sconfitta appare inevitabile. Pur con il XV stravolto nel nome del turn over dal ct Steve Hansen, con 12 titolari (e tutte le stelle nere più brillanti, come Barrett, Coles, Savea e Retallick, a riposo), la Nuova Zelanda rimane comunque l'avversario più difficile, ma anche più affascinante, da affrontare, grazie a un serbatoio umano e di campioni senza pari. Chiunque va in campo, ha come 'missione' di dimostrare d'essere degno d'indossare quella maglia nera', e gioca sempre al 110%, nel nome di uno sport che in patria è religione. Ecco perché appare praticamente impossibile batterli, anche se una settimana fa ci sono riusciti gli irlandesi, con una delle migliori loro partite di sempre.

O'Shea, il ct che vuole costruire l'Italia più forte di sempre - L'Italia dovrà invece attendere chissà ancora quanto, anche se il ct O'Shea dice che "per me è molto più facile affrontare gli All Blacks che parlare in italiano". "Se dicessi che domani li batteremo - aggiunge - o che vinceremo il prossimo 6 Nazioni, sarebbe 'rubbish', spazzatura, ma il mio obiettivo è costruire nel tempo, e con pazienza, la migliore Italia del rugby di sempre. Troppe persone dicono che il sistema del rugby italiano è sbagliato, ma non è vero. Ci vorrà del tempo, ma lo dimostreremo".

Capitan Parisse: "C'è un'atmosfera diversa" - Che l'aria sia cambiata lo assicura anche il capitano Sergio Parisse, domani al record di 120 presenze in nazionale. "Ho 33 anni - dice - e di allenatori in nazionale ne ho visti passare tanti, e vi dico che con O'Shea c'è un'atmosfera diversa, noi giocatori siamo più coinvolti e per questo match ci siamo preparati al meglio. Con gli All Blacks dovremo essere aggressivi, fare la guerra sui punti d'incontro e cercare di non farli giocare in velocità. Ci snobbano perché hanno cambiato 12 titolari? I neozelandesi sono umili e rispettano ogni rivale. E poi nel loro gruppo c'è talmente tanta qualità che chiunque giochi sarà comunque super competitivo e darà il massimo. Avremo un compito molto difficile".

L'Italia dell'ovale cercherà con una buona prova di andare contro anche "gli invidiosi - dice Parisse -quelli che pur essendo italiani ci gufano e godono quando l'Italia del rugby perde. Le cifre sono chiare, ma le statistiche non mi piacciono e preferisco concentrami sugli All Blacks". Tutti sognano di affrontarli, Parisse esordì in nazionale proprio contro di loro nel 2002 ad Hamilton e "fu l'emozione più forte della mia carriera". Domani verrà scritta un'altra pagina, e il pubblico romano vibrerà di nuovo con la Haka.