Rugby, Sonny Bill Williams rifiuta lo sponsor

Rugby

Francesco Pierantozzi

Sonny Bill Williams protagonista al rientro da un brutto infortunio nel SuperRugby (Getty)

La star del rugby mondiale, bi-campione del mondo nel 2011 e 2015 con gli All Blacks, si oppone a fare promozione a una banca sulla propria maglia da gioco

L'obiezione di coscienza entra in una nuova era: l'oscuramento di sponsor sulla maglietta. È accaduto in Nuova Zelanda, si parla di rugby ovviamente, con il collo di una maglia da gioco incerottato per occultare il nome di una banca. La maglietta è quella dei Blues, base a Auckland, la città più grande del Paese, l'unica metropoli, la partita quella giocata nel SuperRugby, torneo dell'emisfero sud, dai Blues, appunto, contro gli Highlanders sabato 8 aprile, e l'autore è Sonny Bill Williams, All Black, due volte campione del mondo (2011 e 2015) al rientro da un brutto infortunio, tendine d'achille rotto alle Olimpiadi di Rio.

Uno famoso come Totti in Italia, uno che, abbracciato l'Islam, si attacca a una clausola del contratto sottoscritto dalla federazione neozelandese che prevede il possibile rifiuto, causa religione e altro, di fare promozione a sponsor legati ad alcool, scommesse, tabacco, finanza e banche. Certo nessuno ha mai pensato ai loghi commerciali sulla maglia della squadra, uguale per tutti, numeri sulla schiena a parte, forse piuttosto a spot pubblicitari, a immagini e il gesto Di Sonny Bill sembra essere un'anomalia che apre le porte ad altri possibili rifiuti, magari legati a "conversioni" dell’ultim'ora, o a interessi commerciali, con agenti e manager pronti a infilarsi nelle pieghe dei contratti. E senza mettere in dubbio la buona "fede" di Sonny Bill…

Un ricordo italiano, con risvolti commerciali e non certo etici-religiosi, è quello di fine anni settanta, protagonisti Paolo Rossi, il futuro eroe dell'Italia campione del Mondo 1982, e il Perugia calcio. Rossi, appena arrivato dal Vicenza, e forte di un contratto personale con la Polenghi-Lombardo, azienda alimentare, si rifiuta di indossare una maglietta con la scritta Ponte, pastificio, che, in un'epoca pionieristica e primordiale sugli sponsor, con un "escamotage", quasi fosse un fornitore tecnico (produttore di maglie e tute da gioco), finisce in bella vista sulla divisa del Perugia 1979-1980. Per capirci: dieci maglie identiche con la scritta Ponte, e una rossa col solo simbolo del Perugia, quella di Rossi, per un'obiezione personale ma non di coscienza…Semplicemente un conflitto di interessi, categoria merceologica identica, come diremmo oggi…