Nuova Zelanda, polemiche sul nuovo capitano All Blacks Sam Cane

Rugby
Francesco Pierantozzi

Francesco Pierantozzi

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Gli All Blacks non hanno ancora ricominciato a giocare ma il nuovo capitano scelto, Sam Cane, è già sotto pressione. È l’uomo giusto per quel ruolo?

Il capitano degli All Blacks è l’ambasciatore del paese. Pesa quasi, o forse pure di più, di un primo ministro. Deve avere forte personalità, ascendente, leadership, capacità di essere lucido, di dialogare con l’arbitro, di fare le scelte giuste il campo… Insomma un lavoro vero e proprio da aggiungere a quello di giocatore. Senza contare gli straordinari fuori dal campo, cerimonie, discorsi, presenza. E deve essere il migliore nel suo ruolo, indiscutibilmente titolare. In Nuova Zelanda ci si sta chiedendo se Sam Cane, scelto dal nuovo allenatore Ian Foster, abbia tutti questi requisiti. E ci sono molti dubbi, prima ancora che cominci a fare il capitano.

 

Per carità capitano lo è già stato tre volte nel passato, ma una specie di leader casuale, di circostanza, non il “prescelto”. Un premio in partite minori, contro la Namibia al Mondiale 2015, a Roma per il test contro l’Italia l’anno successivo e in Argentina nel 2019. I dubbi sono aumentati dopo averlo visto nell’Aotearoa Super Rugby (il nuovo torneo neozelandese post-covid, in onda su Sky Sport) coi suoi Chiefs contro gli Highlanders nella sesta giornata. Prima di tutto fatica a parlare con l’arbitro, a “lavorarselo” per indirizzare la sua discrezionalità a proprio favore: non ha fatto in tempo ad aprire bocca e Mike Fraser lo ha allontanato. Il paragone con Richie McCaw, forse il più forte giocatore di tutti i tempi, capitano e terza linea come lui, è imbarazzante. Non ha saputo intervenire su un errore tecnico dell’arbitro che ha usato il TMO (il var del rugby) fuori dal protocollo e in più si è pure beccato un giallo con dieci minuti di penalità. Un capitano deve restare in campo e gli “eccessi” agonistici di Cane al breakdown (il punto di incontro, situazione con placcato e placcatore) vanno moderati. Nei momenti decisivi del match non è stata la migliore terza linea dei Chiefs, col compagno Boshier molto più presente, figuriamoci con gli All Blacks e con un livello più alto ancora. E dopo l’incidente dell’ottobre 2018 in Sudafrica contro gli Springboks, una frattura al collo, non sembra essere lo stesso giocatore. La personalità non si costruisce, si può migliorare e gli All Blacks hanno bisogno di una guida vera, non di un ottimo giocatore che cerca di fare un master da capitano.

 

Foster non ha voluto puntare su Sam Whitelock, più vecchio, probabilmente in calo, e ha cominciato come allenatore degli All Blacks con una scelta che non piace, con un giocatore che in questo momento non sembra nemmeno aver il posto sicuro tra i tuttineri. Una crepa nelle fondamenta o le classiche polemiche tipo calcio da noi? Sicuramente la prima e Aaron Smith, miglior giocatore in Chiefs-Highlanders, può essere la risposta, rimanendo nella stessa partita. Titolare sicuro come mediano di mischia degli All Blacks, deciso nei momenti cruciali, furbo, capace di parlare all’arbitro, fuoriclasse assoluto. La prova del 9, per stare anche al suo numero di maglia…