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Sei Nazioni Under 20, Brunello: "Sfruttiamo l'entusiasmo"

Rugby

di Andrea Gardina

Da Rovigo alla vittoria, Massimo Brunello ha guidato la nazionale under 20 al primo storico successo nei tre tornei Sei Nazioni sull’Inghilterra la scorsa settimana a Treviso. Un’impresa storica frutto di impegno e dedizione. Al suo fianco il conterraneo Mattia Dolcetto, già riuscito ad avere la meglio del XV della rosa con l’under 18

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Per un’Italia che incassa la trentaquattresima sconfitta consecutiva e rimane a zero per la quinta volta nella storia del torneo Sei Nazioni dall’ingresso nel 2000, ce n’è un’altra che invece vince, convince e lascia stavolta a zero per la prima volta gli avversari e campioni uscenti. Un gruppo che guarda al futuro e che fa ben sperare per gli anni a venire, mantenendo ben saldi i piedi per terra, evitando classici e poco utili voli pindarici, e con il diritto di sbagliare, in un’età in cui l’errore dev’essere un elemento chiave di crescita personale e collettiva. Stiamo parlando della nazionale di rugby under 20 che venerdì scorso allo Stadio Monigo con i due calci piazzati di Nicolò Teneggi ha imposto il primo storico stop all’Inghilterra nei tre tornei (maschile, femminile e under 20) vincendo 6-0.

Il coronamento del lavoro di squadra

“È stato il raggiungimento di tante rincorse, come d’altronde fatto già lo scorso anno con tante situazioni sfuggite per un nulla – commenta il tecnico dei ragazzi azzurri, Massimo Brunello -. Stavolta finalmente è girata dalla nostra parte. Eravamo partiti con la consapevolezza che potevamo giocarcela con tutti e non ci eravamo piaciuti contro la Francia, perché non eravamo stati davvero noi”. Inevitabile dare il via poi a festeggiamenti di rito per una serata che questi ragazzi e l’intero movimento ovale italiano ricorderanno per sempre, con tanto di “lancio” metaforico dell’allenatore. “Lì un po’ paura che mi mollassero l’ho avuta – scherza l’ex estremo di Rovigo e nazionale -, anche perché non è che sia particolarmente in forma. C’era naturalmente molta euforia e pure qualche situazione comica con i ragazzi che si sono scatenati sui social, su Tik Tok, video con massaggiatori, magazzinieri, preparatori “. Tra primo e secondo tempo, forse più in assoluto il momento chiave: tutti gli attacchi inglesi venivano prontamente respinti. “Avevamo il timore che potesse succedere come altre volte a pochi minuti dalla fine di perdere la partita, però stavolta c’era una sensazione generale diversa. Vedevamo che la diga reggeva, che riuscivamo a riprenderci e ad essere sempre arrembanti pure nei momenti di difficoltà. Certo finché l’arbitro non fischia la fine, il timore resta, ma in quei momenti abbiamo forzato dei turnover e ribaltato delle loro mischie, quindi le sensazioni diventavano ad ogni minuto sempre più positive”.

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Al lavoro anche per la Nazionale maggiore

Ora la favorita per la vittoria finale sembrerebbe essere l’Irlanda, prossimo avversario dell’Italia. “Noi partiamo con fiducia, sapendo che ci aspettano due trasferte su tre, quindi partite un po’ più complicate, ma abbiamo già visto le nostre due facce contro Francia e Inghilterra e perciò sappiamo cosa non fare e come approcciarci nel giusto modo. Ci alleneremo e prepareremo al meglio, provando poi a sfruttare entusiasmo e autostima”. Difficile naturalmente far nomi di singoli, ma il futuro potrebbe sorridere ad alcuni di questi ragazzi. “Sono convinto, come già detto lo scorso anno per alcuni 2001, che diversi abbiano la possibilità di approdare in URC prima e in nazionale poi, penso a chi già si è avvicinato come Neculai, Drago, Cannone, solo per citarne alcuni, mentre altri sono comunque nell’orbita e magari solo leggermente in ritardo di maturazione. Dei 2002 c’è già chi un posto l’ha guadagnato come Menoncello e Marin e sono convinto che altri arriveranno”. Inevitabile pensare in parallelo, però, anche a cosa ancora manca per colmare il gap che ci vede ben figurare a livello giovanile e poi non riuscire a competere al meglio con la nazionale maggiore. “E’ una domanda che ci facciamo un po’ tutti da tempo e alla quale è difficile rispondere. Ci vuole pazienza con i ragazzi, soprattutto con quelli che sono lì da più tempo, non dobbiamo catalogarli subito come fenomeni o scarsi. Ragazzi che hanno 20-21 anni e che hanno già 10-12 presenze non sono già affermati o bocciati, serve più equilibrio di giudizio e selezione. Poi così penso si possa innescare un meccanismo di fiducia, perché a volte siamo fin troppo bravi ad esaltarci o a deprimerci per niente”.

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La prima volta e il bis

Uno già abituato alle vittorie sull’Inghilterra è l’assistente di Massimo Brunello, l’ex ala di Rovigo, L’Aquila e Viadana, Mattia Dolcetto, che il 4 aprile 2018 a Cardiff nel Six Nations Festival under 18 riuscì con i “suoi” ragazzi classe 2000 ad imporsi 32-30 con 17 punti di un certo Paolo Garbisi, in una squadra che vedeva tra gli altri i già nazionali maggiori Zambonin, Lucchesi e Zuliani. “E’ un ricordo molto bello anche in quel caso, perché inaspettata come vittoria – commenta l’altro rodigino -. Avevamo una bella squadra, oltre a quei nomi c’erano Alongi, Drudi, Moscardi e altri che già giocano tra URC e Top10, mentre erano assenti per infortunio Mori e Trulla. Era una squadra dove avevamo visto che poteva esserci del talento, forse l’Inghilterra aveva giocato con un po’ di sufficienza e noi ne abbiamo approfittato”. Un bis offerto ora con l’under 20 a dare ulteriore soddisfazione al percorso di crescita intrapreso dagli Azzurri. “Avevamo delle buone sensazioni e tutto quanto sembrava quasi fatto apposta, se penso alla bella cornice di pubblico, allo stadio, c’era la situazione ideale. Venivamo da una partita contro la Francia persa con un risultato che a mio avviso non costituiva il reale divario tra le squadre e penso sia dovuto alla mancanza di confidenza e abitudine ad una partita internazionale di questo livello. Abbiamo lavorato molto su questi aspetti, tra video e campo e c’era la sensazione di poter fare una partita importante. Poi si giocava con l’Inghilterra, ma la voglia di fare qualcosa di buono c’è comunque sempre. I ragazzi sono stati superlativi, noi magari potevamo incoraggiarli a parole, ma tutto il merito sul campo poi è loro”. Lasciando per la prima volta nella storia a zero i campioni in carica con tanto di Grande Slam. “E’ un qualcosa che ci dà ancora più soddisfazione perché teniamo molto all’aspetto difensivo. Lo scorso anno in tutto il torneo abbiamo subito solo dieci mete e l’obiettivo è sempre ripetersi o se possibile migliorare. È stata una doppia soddisfazione anche perché li abbiamo messi in difficoltà sui loro punti di forza: la conquista e la sicurezza”.