Rugby, Irlanda-Italia: "Azzurri a sprazzi, due tempi diversi"

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Francesco Pierantozzi

Francesco Pierantozzi

FOTO da @Federugby - Twitter

Partita che va oltre il risultato tra Italia e Irlanda: nonostante la sconfitta, infatti, gli azzurri hanno giocato una partita più propositiva rispetto alle precedenti uscite con un atteggiamento che fa ben sperare per le prossime gare

L'IRLANDA BATTE L'ITALIA 33-17

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Quando si perde non si deve mai essere contenti, però la sconfitta (33-17) a Dublino contro l’Irlanda numero uno al mondo, ranking alla mano, con scarto limitato, può essere tutto sommato una buona notizia. Due tempi diversi, il primo di sacrificio e sofferenza a placcare e tamponare, aprendo inevitabili falle, con un cartellino giallo a Fischetti che in 10 minuti di inferiorità ha fatto la differenza nei numeri: 14-0. Nel secondo tempo le cose sono andate meglio, con una reazione immediata e un po’ di confusione irlandese, e una mezza partita, per quanto conti, vinta nel parziale, 12-14 per gli azzurri. Senza dimenticare che l’Irlanda ha messo in campo una squadra con un paio di titolari soltanto da Grand Slam, Doris, man of the match da numero 7, ruolo non abituale (solo la seconda partita da openside flanker in carriera da rugbista professionista) e Henshaw.

Preoccupazioni

Le lacrime di Menoncello per il dolore alla spalla ma soprattutto per il dolore che potrebbe impedirgli di andare in Francia. Un giocatore di rugby non piange per caso, nemmeno a 20 anni. E Tommaso, pensando ai Mondiali, è un vero talento, uno che fa la differenza, uno che ha il record per la meta più precoce di sempre nel Sei Nazioni, a 19 anni e 170 giorni. Menoncello bravo non solo a segnare una meta a Dublino ma, come sempre, a placcare duro e a provare a portare il pallone avanti. Scricchiola anche il ginocchio (collaterale mediale) del campione d’Inghilterra Marco Riccioni, pilone destro dei Saracens, non sta bene la spalla dell’oriundo mediano di mischia Varney, con Zuliani toccato duro. Altro che partite di preparazione, test match tosti, veri. E non chiamatele, per favore, amichevoli se non conoscete il rugby.

A sprazzi

A Dublino si è vista un’Italia più propositiva rispetto all’edizione scozzese di una settimana fa. Bella l’azione che porta Lorenzo Pani, seconda presenza, entrato dalla panchina da ala, a segnare. Negri ha dato solidità alla terza linea, Nicotera non può mancare in prima linea, Garbisi nel gioco al piede, e non solo, è un riferimento, Brex sbaglia poco, placca come sempre e in attacco si fa veder di più. I debuttanti Odogwu, oriundo di padre nigeriano-italiano, ha giocato solo una ventina di minuti prima di uscire con un taglio in testa, e Lamb, anche lui oriundo di padre italiano, ha fatto il suo in “sala macchine”. Buonfiglio, rientrato nel listone azzurro con Zani acciaccato, se l’è cavata. È mancata la continuità ma soprattutto la capacità di competere davvero con un avversario dalla cilindrata diversa, superiore, che ha dato l’impressione di poter accelerare e fare la differenza a piacimento. Senza dimenticare quel rugby irlandese solido, ripetitivo, efficace che ti logora costantemente, con un possesso prolungato, infinito, vedi primo tempo. Come dire: con l’Irlanda non vinci mai, al massimo limiti i danni. E non venite a sottolineare che l’Irlanda B sia diversa dall’Irlanda A. Profondità, nel senso dei tanti giocatori buoni, e qualità anche tra le (presunte) riserve sono evidenti. Positivo l’atteggiamento azzurro, la squadra non solo non ha mai mollato ma ha sempre lottato, credendoci sempre. E noi continuiamo a farlo pensando soprattutto alle prossime due partite,  dopo una settimana di pausa, contro Romania, sabato 19 agosto h 18.30 a San Benedetto del Tronto, e contro Giappone, sabato 26 agosto h 18.30 a Treviso. Due partite da vincere, bene e senza se o ma.