Si può essere contenti anche quando si perde

Positivi Si può essere contenti anche quando si perde 'bene', almeno nel punteggio, 14-32, una meta contro quattro? La risposta è sì. Qualcuno penserà a una specie di buonismo azzurro, oppure, secondo una corrente di pensiero strisciante, a una sorta di forma di ottimo marketing capace di far parlare di rugby, tanto, e pure in modo positivo pure di fronte alle sconfitte. Ma stavolta buttate via tutto, perché perdere contro il Sudafrica è uno sport comune nel rugby, persino nelle occasioni in cui i campioni del mondo si trovano in difficoltà, in inferiorità numerica, con rebus da risolvere, tatticamente e numericamente. Ti trovi a giocare con un uomo in meno? Ecco un’occasione per sperimentare, per trovare soluzioni alternative, per mettersi alla prova. Come una settimana fa a Parigi anche a Torino la storia si ripete con l’Italia: l’handicap pesa per chi non lo ha… Erasmus Per molti è solo il programma per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport che consente a studenti e altri partecipanti di studiare, formarsi o fare volontariato all’estero. Chiedetelo all’intelligenza artificiale e vi uscirà questa definizione. L’acronimo originale, European Community Action Scheme for Mobility of University Students, del 1987, era solo un programma per studenti universitari. Del presbitero olandese, teologo, filosofo e saggista si sono perse le tracce. Oggi Erasmus è solo 'Rassie', già terza linea degli Springboks, con 36 caps tra il 1997 e il 2001, oggi, anzi da tempo, allenatore del Sudafrica, dal 2017, a fasi alterne, con 'presenze' diverse. Uno di quelli che fa la differenza, il migliore in sostanza, capace di entrare nei meandri del regolamento, di trovare zone buie, di cercare idee alternative, diverse, alla caccia del risultato di squadre, non del risultato personale, del mettersi in evidenza e basta, costi quel che costi. Muscoli e potenza, d’accordo, ma quelli ce li hanno tutti, lui sembra un giocatore di poker, che azzarda e vince, un giocatore di scacchi, che sfida e trova nuove 'mosse'. Se con l’uomo in meno? Cambi mirati, immediati, per mettere in campo subito esperienza, giocatori che “ne hanno viste tante”, difesa come se l’inferiorità non ci fosse, fiducia che solo i vincenti hanno, e soprattutto la calma: mai 'panico', quasi che la differenza numerica fosse un problema per gli altri. Partita Quasi 70 minuti con l’uomo in più per l’italia, espulsione diretta e quindi 'permanente' di Franco Mostert al 12’, e difficoltà a evidenziarla. Una contraddizione se non si giocasse contro il Sudafrica e contro…Erasmus. L’Italia ha poche colpe, gioca un gran primo tempo e si perde solo al 40’: una mischia sbagliata, calcio libero contro e il Sudafrica che trova la meta rompendo la parità di 3-3 con un pasticcio tra Brex e Capuozzo. Altri momenti no: secondo tempo, sul 6-10, Zuliani, il migliore tra i nostri, attacca lo spazio e serve, non benissimo, Menoncello, la palla cade in avanti e occasione buttata. Largo possesso e tanto territorio nei primi 40 minuti senza riuscire a capitalizzare il tutto. Aggiungiamo 8 punti lasciati dalla piazzola per calci non impossibili da Garbisi e il cedimento negli ultimi 8 minuti di gioco per un break di 12-0 che ci penalizza troppo. Recriminazioni? Macché, il Sudafrica è di un altro pianeta, con 11 uomini su 15 diversi rispetto alla squadra che aveva cominciato il match contro la Francia sette giorni fa a Parigi. Come dire che la squadra numero due del ranking mondiale è il Sudafrica 'bis'. Insomma non è andata male, anzi. Ma si sarebbe potuto fare meglio con qualche accorgimento e un po’ di disciplina, persino senza giocare a poker o a scacchi.

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Si può essere contenti anche quando si perde

Francesco Pierantozzi