Kim Ng, la storia della general manager che ha trasformato i Miami Marlins
MLB ©GettyCon Massimo Marianella facciamo un viaggio nella Major League Baseball e nello specifico a Miami, dove il primo General Manager donna di un team maschile nella storia dello sport professionistico americano ha trasformato la franchigia in pochi anni con coraggio, competenza e programmazione. Kim Ng è ormai diventata un simbolo della crescita delle figure femminili in un mondo storicamente maschile
Sellers o buyers? Alla fine di luglio il mondo del baseball MLB si divide tra chi, prima della trade deadline, aggiunge pezzi potenzialmente preziosi per la corsa alla postseason e verso l’anello e chi, senza ambizioni concrete, vende abbattendo i costi e ricostruisce. E’ la miglior indicazione su come sta andando la stagione e sul livello e il valore di ogni squadra. Negli ultimi 20 anni, dopo l’anello del 2003, tranne la stagione particolare del Covid, i Miami Marlins non solo erano tra quelli che vendevano, ma in un trend generale decisamente negativo che sembrava irrisolvibile. Anni di sconfitte, stadio semideserto e città totalmente indifferente alla squadra. L’arrivo di Jeter, ex leggenda degli Yankees, uno dei più grandi giocatori di sempre di questo sport, come proprietario di minoranza e CEO aveva portato un minimo di curiosità, di attenzione nazionale e qualche piccola speranza. Con lui un progetto a lungo termine per la franchigia e un nuovo GM. Una donna. Kim Ng.
Non solo riscrivere la storia
Per qualcuno (non dentro al mondo del baseball) una mossa diplomatica, politically correct. Un esperimento che poteva permettersi una squadra in una situazione con ben poco da perdere. Niente di più sbagliato! Sarà invece, fatti alla mano, la legacy di Jeter del suo breve periodo ai Marlins. Kim non si è limitata a scrivere la storia, ha trasformato un club adagiato nella mediocrità da troppo tempo. Senza voler apparire troppo a livello personale ha fatto parlare i fatti. Piano piano ha cambiato il roster, la guida tecnica della squadra e dato una linea da seguire alla franchigia. Senza caricare l’ambiente di pressioni, ma con capacità manageriali e sportive ha ridisegnato i Miami Marlins. Del roster attuale 17 giocatori arrivati via trade, scambi voluti da lei, altri 9 li ha firmati dal mercato dei free agents più Max Mayer, lanciatore potenziale stella del futuro scelto da lei nel draft ora in via di recupero da un’operazione al gomito.
Coraggio e competenza: le mosse chiave
C’è la mano di Kim Ng ovunque e sempre, dimostrando grande competenza specifica. Ogni volta che ha preso quello che apparentemente era una scelta rischiosa, campo o panchina, i fatti le hanno dato ragione. Con coraggio ha cambiato il Manager passando da una leggenda, in campo e in panchina, come Don Mattingly, a Skip Schumaker, si vincitore delle World Series con St Louis da giocatore, ma al debutto assoluto come Manager. Aveva preso un rischio quando aveva spedito Sterling Marte ad Oakland per il lanciatore Luzardo e Yimi Garcia a Houston per l’esterno De la Cruz, ed invece sono entrambi oggi titolari inamovibili della squadra. Lo ha fatto nuovamente soprattutto quest’inverno quando ha scambiato Pablo Lopez, ottimo lanciatore, neo All Star e molto amato dai tifosi, con Luis Arraez. Trade che non avrebbe potuto avere maggior successo con il seconda base venezuelano, reduce a sua volta della partecipazione all’All Star Game, che sta flirtando con i leggendari record statistici in battuta di Ted Williams ed è diventato il nuovo grande idolo del pubblico di Miami che ha imparato ad amare lui tanto quanto Lopez se non di più.
La programmazione
Kim dietro la scrivania ha dato anche una programmazione che va oltre la prima squadra dando, attraverso ottime scelte negli ultimi draft, una grande base pure alle formazioni delle Minors. Scelte a tutti i livelli che si sono trasformate in vittorie, vittorie che hanno generato entusiasmo. Per citare un solo dato l’audience televisiva sul mercato locale è aumentata del 19% rispetto alla passata stagione. I Marlins sono diventati una franchigia con un obbiettivo, capacità di lottare in campo e vincere quelle partite che fino alla passata stagione alla fine sfuggivano. Una squadra, ad esempio, passata dall’aver perso 40 partite di un punto nel passato ad un record di 26 vinte e 9 perse nella stessa situazione quest’anno. Dal 2003 i Marlins non erano in corsa in una stagione completa per i playoff (nella postseason c’erano arrivati in quella “arrangiata” nello schedule del covid), e alla trade deadline hanno fatto arrivare 5 giocatori nuovi (tra cui Bell e Burger) come miglior dichiarazione d’intenti. Una trasformazione che si deve davvero in gran parte a Kim Ng.
La storia di Kim Ng
Passione per il baseball eredita dal papà, cresciuta giocando nelle strade del Queens a NY prima e a softball all’University of Chicago dove si è laureata poi. Nata nell’Indiana, una terra di basket, ha lavorato nei Chicago WS, vinto come assistent GM 3 anelli con i NY Yankees prima di una decade nello stesso ruolo a LA con i Dodgers. Il 13 novembre 2020, quattro giorni prima del suo 52esimo compleanno, poi una data storica per lei e il mondo dello sport tutto. Con la forte indicazione di una leggenda come Derek Jeter, allora CEO a Miami, è stata nominata GM dei Miami Marlins diventando il primo General Manager donna di un team maschile nella storia dello sport professionistico americano. Famiglia di origine cantonese da parte di padre (analista finanziario) e thailandese per quella materna (sempre nel mando bancario-finanziario) con background agiato. Composta, riservata, schiva. Parla a voce bassa e poco volentieri con i media. Ama nettamente di più il suo lavoro alla vetrina. Per la posizione che ricopre è diventata un simbolo della crescita sacrosanta delle donne in un mondo storicamente maschile e, se i suoi Marlins riuscissero ad arrivare davvero ai playoff, anche magari attraverso una wild-card, metterebbe un punto esclamativo meritato a un percorso professionale dove l’ammirazione ha cancellato lo scetticismo lanciando un messaggio forte e chiaro. Il talento non ha genere. Neanche nello sport!