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Mlb, World Series: Dodgers campioni dopo gara 7

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Danilo Freri

Danilo Freri

Gara 7 vinta dai Dodgers 5 a 4 agli extra inning, rimontando e lottando, grazie al fuoricampo di Will Smith che li ha portati per la prima volta in vantaggio nell'undicesima ripresa. L'hanno persa i Toronto Blue Jays, avanti 3 a 0 e poi ancora 4 a 2. I Dodgers sono la prima squadra a vincere per due anni consecutivi la World Series e non accadeva da 25 anni

E' stata una delle World Series più belle di sempre. È finta con una gara 7 talmente ricca di episodi, difficili da elencare, impossibili da dimenticare. L’hanno vinta i Dodgers 5 a 4 agli extra inning, rimontando e lottando, grazie al fuoricampo di Will Smith che li ha portati per la prima volta in vantaggio nell’undicesima ripresa. L’hanno persa i Toronto Blue Jays, avanti 3 a 0 e poi ancora 4 a 2. Nel finale sono stati due volte ad un niente dalla vittoria. La giocata chiave ha unito importanza e spettacolo: alla fine della nona ripresa, sul 4 pari, la battuta di Clement, che avrebbe consegnato il titolo ai Blue Jays, è stata cancellata da una presa al volo di Pages. Ha travolto anche il compagno Kikè Hernandez per prendere la palla, ha spazzato via le speranze del Rogers Centre di Toronto strapieno e selvaggiamente rumoroso. Un’azione che rivedremo mille volte nei prossimi decenni. Sarà un perfetto incubo di Halloween per i tifosi dei Blue Jays. I Dodgers sono la prima squadra a vincere per due anni consecutivi la World Series e non accadeva da 25 anni. Ha vinto la squadra che tutti avevano pronosticato ad inizio stagione. Ma non è stato scontato, per niente facile. I Toronto Blue Jays sono stati avversari che hanno dato grande valore all’impresa. Nell’ultimo atto è mancato il giapponese Shohei Ohtani, il fuoriclasse dei Dodgers, il giocatore più forte del mondo. Ha iniziato come lanciatore partente ed è stato colpito all’inizio da un fuoricampo da tre punti di Bo Bichette che ha rischiato di compromettere la partita. È stato un altro giapponese ad essere decisivo: Yoshinobu Yamamoto aveva già vinto come partente gara 2 e gara 6 della serie ed è entrato nel finale di gara 7 a sole 24 ore di distanza dal grande sforzo della partita precedente. Ha protetto il vantaggio dei Dodgers, ha vinto gara 7, è stato eletto MVP della finale. I Dodgers sono una multinazionale vincente.

Gara 7

Gara 7 è la partita dove ti giochi tutto, prende un senso definitivo tutto quello che hai fatto nel baseball da fine marzo in poi, per 162 partite di regular season, e per tutto il mese di ottobre nei playoff. È la sintesi perfetta. Vinci o perdi. Le squadre entrano per sempre in due liste differenti. Le vincitrici e le finaliste. Il baseball del futuro ricorderà per sempre la prima e citerà distrattamente la seconda. Il baseball è uno sport fatto di particolari più di qualsiasi altro, azioni distinte dove accadono molte cose, dove tutto può essere diviso in frazioni di secondi e millimetri. Una intrigante complessità che alla fine si riduce all’unica legge invariabile dello sport, di qualsiasi sport: si vince o si perde. Per giocarsi tutto, giocano tutti. Infortunati, stanchi, stressati, ma giocano. Toronto ha indirizzato la partita nel modo migliore. Nel terzo inning un fuoricampo di Bo Bichette contro Ohtani aveva portato ad un vantaggio di 3 a 0. Bichette ha giocato questa finale senza un ginocchio. È rimasto fuori un mese per una brutta distorsione al ginocchio sinistro, è tornato per forza per giocare la World Series perché è il battitore che porta a casa più punti della squadra. Ha giocato zoppicando, ma per battere il ginocchio non serve poi molto. Era la storia perfetta di questa gara 7, insieme a quella di George Springer, altro formidabile battitore dei Blue Jays e altro infortunato eccellente. Si è stirato un muscolo del fianco destro in gara 3, ogni giro di mazza una fitta di dolore. Ha iniziato gara 7 con tre valide nei primi tre turni in battuta. Ammirevoli, commoventi. Se ne parlerebbe per secoli. Avessero vinto i Toronto Blue Jays, ovviamente.

L'era Dodgers

C’è un supercampione che ha mancato di nulla la definitiva consacrazione. Vladimir Guerrero ha guidato i Blue Jays con prestazioni di una costanza finora sconosciuta. Ha battuto 8 fuoricampo nei playoff, ha avuto medie in battuta stratosferiche. Ha anche giocato una difesa eccellente in prima base. Un’altra grande storia che si poteva raccontare per riassumere questa World Series. È diventato in questa postseason l’Ohtani di Toronto. Sarebbe stato eletto inevitabilmente MVP della finale. Avessero vinto i Toronto Blue Jays, ovviamente. I Los Angeles Dodgers sono una collezione di campioni che hanno vinto tanto in carriera. Si diventa campioni sempre per un buon motivo. Avere un roster così profondo non ha ucciso la stagione, come molti temevano. Ma al momento giusto ha portato a casa il risultato. Sotto 3 a 0 e poi 4 a 2, hanno rimontato. Punto dopo punto, inesorabilmente. Fuoricampo di Muncy all’ottava ripresa per il 4 a 3. Fuoricampo di Rojas nella nona e ultima ripresa per il 4 pari. Fuoricampo vincente di Will Smith nell’undicesima ripresa. I Dodgers avevano già vinto in questa serie gara 3 alla diciottesima ripresa, la partita infinita che aveva fatto capire come questa edizione 2025 della finale sia una delle più belle e spettacolari, da evidenziare sul libro della storia del baseball. La squadra dei fuoriclasse, alla fine, ha vinto soprattutto lottando. Non è un caso che sia gara 6 che gara 7 si siano concluse con un doppio gioco della difesa Dodgers: una doppia eliminazione. La massima esaltazione di chi difende contro la massima frustrazione di chi stava attaccando. I Dodgers non hanno dominato. Questo è però il terzo titolo vinto dal 2020, il secondo consecutivo. Siamo di fatto nell’era Dodgers. Nel baseball moderno è una rarità. Son cose che accadevano qualche decennio fa, nell’epoca d’oro degli Yankees. L’era potrebbe continuare. Los Angeles ha adottato ormai i nuovi fenomeni mondiali del baseball. Vengono dal Giappone. Con Ohtani, Yamamoto e il giovane Sasaki, possono vincere ancora.

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