Super Bowl 2025, Philadelphia vince la finale NFL: Eagles-Chielfs 40-22
Sport USA
Sotto gli occhi di Donald Trump (primo presidente Usa spettatore a un Super Bowl), i Philadelphia Eagles stravincono una finale a senso unico: battuti 40-22 i Kansas City Chiefs di Patrick Mahomes che falliscono il 'three peat' (terzo titolo consecutivo dopo quelli vintinel 2023 e 2024)
Big Easy, big Surprise. Uno dei maggiori upset della storia del Super Bowl. Non nella sostanza, ma nella forma. Gli Eagles potevano vincere certo, forse andavano considerati leggermente favoriti anche alla vigilia, ma trionfare così… I Chiefs erano venuti a New Orleans per la storia, Mahomes per insidiare la leggenda di Tom Brady (che al commento per Fox avrà invece silenziosamente e beffardamente sorriso pensandoci).

Mai nessuno aveva giocato 5 Super Bowl nello spazio di 6 anni e soprattutto nessuno ne aveva mai vinti 3 consecutivamente. Il Three-Peat (termine coniato e registrato da Pat Riley) è stato completato 5 volte in NBA e NHL, 4 volte nel baseball MLB, ma nel Super Bowl mai. Questo perché la prima vittoria del tris negli anni ‘60 dei Green Bay Packers era l’ultima stagione prima della creazione del Super Bowl. Three-Peat? Appuntamento con la storia? Dinastia più grande di sempre nella NFL? Massacrati! Brutalizzati agonisticamente. Spazzati via all’intervallo. Gettati via come qui fanno ogni sera a Bourbon Street con le collane dalle perline colorate gettate dalle finestre dei balconi francesi. Al Caesar Superdome nessuno poteva attendersi un dominio così e ancor di meno una squadra incapace di entrare in partita soprattutto se questa squadra ha lo stemma dei Chiefs sul petto e veniva da 2 Super Bowl vinti. Il Mahomes peggiore della carriera è rientrato negli spogliatoi con un imbarazzante 6 su 14, la miseria di 33 yards e 2 intercetti lanciati.
Kelce non lo ha aiutato con 2 palloni ricevibilissimi fatti cadere, ma davanti si sono trovati degli Eagles stellari. Soprattutto difensivamente. Se il DC di Kansas City Steve Spagnuolo è comunque riuscito in buona parte a levare le corse agli avversari, il suo rivale Vic Fangio ha letteralmente sbattuto la porta in faccia tutto l’attacco dei Chiefs senza dare loro tempo di ragionare, di trovare ritmo e con la mobilità di Mahomes non esattamente cosa semplice. Saquon Barkley già all’intervallo ha messo in borsa il suo record di yards corse in un’intera stagione, superando le 2762 di Terrell Davis che duravano dal 1998, alla fine ha festeggiato il suo 28esimo compleanno come sognava con la foto abbracciato al Vince Lombardi Trophy.

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I due anelli di Saquon Barkley
Philadelphia si era presentata nella Big Easy dopo una stagione da record e un Championship esaltante dove aveva segnato 55 punti (record all time per un Championship) e realizzato 7 TD di corsa eguagliando il record della storia della post-season NFL che apparteneva a Chicago del 1940 (in altro Championship contro Washington), ma soprattutto arrivata a New Orleans con il ricordo del Super Bowl perso 2 anni fa. La vendetta è un piatto che anche nello sport che va consumato freddo. Qui gli Eagles ci hanno messo alla fine anche uno dei dolcissimi beignet che rendono questa bellissima città famosa.
In un trionfo straordinario Philadelphia ha messo un bel punto esclamativo con lo spettacolare TD pass da 46 yards per DeVonta Smith, ragazzo nato ad Amite City in Louisiana a poco più di un’oretta dal Superdome. Smith nella sua giovane carriera ha già vinto 2 volte il Titolo NCAA con Alabama e messo in vetrina un Heisman Trophy, ma la foto di quel touchdown nel SB stravinto “in casa” davanti a tutta la famiglia resterà LA foto!!
Ora Jalen Hurts, che gl’ha lanciato quel tracciante, potrà finalmente cambiare lo screen saver del suo cellulare che dal SB perso in Arizona contro i Chiefs anni fa ha sempre avuto la sua foto che usciva dal campo circondato dai coriandoli rossi e gialli lanciati nel cielo di x la vittoria di Kansas City. Adesso sono verdi e bianchi il trionfatore è stato lui nominato anche MVP del match. E’ finita 40-22, ma era 34 a zero e quello è il momento in cui è davvero finita la partita. Una partita mai in bilico.
Per tutta la stagione i Chiefs hanno vinto partite d’esperienza, d’orgoglio, di classe, ma senza mai davvero dominare dall’alto della loro straordinaria qualità e forse quella poteva essere una piccola indicazione, ma nulla poteva far presagire quello che si è visto in campo a New Orleans quindi merito ad una squadra fantastica come Philadelphia, allenata benissimo da Nick Sirianni (che tra l’altro con orgoglio per le sue origini porta sul cappellino una bandierina dell’Italia, e gestita dalla proprietà benissimo dal proprietario Jeffrey Lurie e dal GM Howie Roseman. Dal salary cap alle scelte nel Draft. Nella off season sono stati bravi ad aggiungere Barkley e quantificare su di lui, poi, probabilmente anche meno scontato, scegliere bene nel draft per la secondaria e la linea di difesa. Hanno vinto, hanno stravinto ed hanno meritato il loro secondo Super Bowl della storia. Qui a NOLA avevano perso contro gli Oakland Raiders nel 1981 il primo che avevano giocato, da qui escono col Vince Lombardi Trophy sotto il braccio.
Era la quarta volta in 59 edizioni del Super Bowl che si affrontavano per la seconda volta gli stessi 2 quarterback e la prima che ha vinto “l’altro”: Aikman contro Kelly, Bradshaw vs Staubach e Eli Manning vs Brady. Servita anche la scaramanzia che le squadre in bianco sono favorite anche se avevano vinto 16 degli ultimi 20 Super Bowl.
Promossi anche la città e il concerto all’intervallo. Per una settimana la splendida New Orleans è stata - anche per quanto accaduto a Capodanno con 15 morti e 35 feriti per un attacco terroristico - una città totalmente blindata con polizia ed esercito a superare nettamente le presenze di cittadini e tifosi, ma comunque in grado di mostrare il suo bellissimo e particolarissimo volto. Dalla cucina dai sapori creoli (gumbo, étouffée, red fish) al quartiere francese, dal jazz suonato ad ogni angolo alle rive del Mississippi ai deliziosi beignet. Ora si gode anche il primato (che condivide con Miami) del maggior numero di Super Bowl ospitati (11) ed è stata un’edizione di alto livello per attesa, organizzazione e scenario.
Solito momento attesissimo quello dell’halftime show dove Kendrick Lamar si è presentato con i suoi 22 Grammy vinti (5 quest’anno), Serena Williams come ballerina sul palco, ma anche con atteggiamento umile e grato per il palcoscenico mondiale che gli è stato offerti. Bravo, non una performance clamorosa.

Approfondimento
L'Halftime show con Lamar, Taylor Swift e... Trump
Più coinvolgente Lady Gaga nel prepartita col suo piano dal centro città con “Hold My Hand” per onorare le vittime di New Orleans dell’attacco terroristico di Capodanno e l’interpretazione dell’inno da parte dell’artista locale Jon Batiste.
Tante le star presenti tra i 65 mila spettatori dai soliti Jay Z e Taylor Swift al poker “blaugrana” dell’Inter Miami Messi, Busquets, Jordi Alba e Suarez, Kevin Costner, Paul Mc Cartney, il presidente Usa Donald Trump e il piùcontento di tutti, il super tifoso degli Eagles Bradley Cooper. Prossimi 2 appuntamenti in California, il sessantesimo si giocherà a Santa Clara nello stadio dei 49ers e quello successivo ad Inglewood nel modernissimo SoFi. Intanto nella notte mi banale di New Orleans risuonano alte le note di “Fly Eagles Fly”