Marco Cecchinato è arrivato alle semifinali del Roland Garros dopo una partita d'antologia, vinta più per meriti propri che per gli errori di Djokovic. Il riassunto nei dieci punti più significativi
Nell'impresa compiuta da Marco Cecchinato, che ha sconfitto un campione come Novak Djokovic, in netta ripresa dopo i mesi difficili, c'è poco di irrazionale. La bellezza di questa vittoria e di questo risultato sta proprio nella consapevolezza: Cecchinato non ha dato spesso l'impressione di stare facendo la partita della vita, quanto piuttosto di stare finalmente mettendo insieme tutti i pezzi del suo gioco, di esplorare i confini del proprio potenziale. Dopo gli ottavi, Goffin aveva detto che «rispetto a Roma, quando lo avevo battuto, era un altro giocatore», ma tutti i risultati accumulati da Cecchinato nella stagione su terra 2018 non possono fare altro che confermare come quello mostrato da ieri contro Djokovic sia forse il suo vero livello, non molto più alto del suo livello medio, nettamente alzato negli ultimi mesi.
Ma nonostante tutto, per raggiungere una semifinale Slam - come non capitava a un italiano dai tempi di Barazzutti al Roland Garros 1978, esattamente 40 anni fa -, bisognava battere un campione vero. La partita giocata da Cecchinato ha assunto i connotati della fiaba o del romanzo di formazione, passando attraverso il superamento di momenti difficili e prove di maturità necessarie per uscire vittorioso in una partita così lunga contro l'ennesimo avversario più forte e più esperto.
Cecchinato aveva meno pressione, ma al tempo stesso prima di questo Roland Garros non aveva alcuna esperienza in materia di vittorie in uno Slam: attraverso i suoi straordinari miglioramenti tecnici, Cecchinato si è districato in un percorso pieno di insidie tattiche, ma soprattutto i progressi fatti con Simone Vagnozzi anche dal punto di vista mentale lo hanno fatto uscire fuori dalle trappole psicologiche che in un match lungo contro un avversario più forte prima o poi emergono sempre. Il risultato è stata una partita da antologia, che l'italiano ha vinto più per i suoi meriti che non per qualche imprecisione di Djokovic, che comunque c'è stata. Abbiamo provato a fotografare questa cavalcata attraverso dieci punti significativi.
1. L'approccio
«Ho iniziato il match convinto, non avevo niente da perdere. Ero molto aggressivo e ho iniziato a crederci», ha detto Cecchinato alla fine della partita. In effetti fin da questo scambio nel primo game nell'atteggiamento del palermitano emergono sia la lucidità e la tranquillità che la preparazione tattica, che soprattutto nei match contro giocatori più forti devono necessariamente alimentarsi a vicenda.
Qui Cecchinato gioca prima un rovescio in diagonale profondo scaricando un po' di peso sulla palla di Djokovic che gli arriverà, ma per non scambiare troppo sulla diagonale sinistra gioca un rovescio lungolinea con grande scioltezza, frutto dei grandi miglioramenti effettuati su quel colpo negli ultimi mesi. Il rovescio lungolinea è stata una costante per tutte le prime fasi di partita, così come la smorzata che Cecchinato esegue per chiudere il punto: due situazioni tattiche evidentemente preparate all'inizio del match e che denotano come l'approccio alla partita di Cecchinato sia stato di estrema lucidità e non solo di quella sana e moderata dose di incoscienza.
2. Il consolidamento del primo vantaggio
Le prime responsabilità per Cecchinato arrivano nel quarto game, dopo che nel gioco precedente Djokovic ha concesso il break con tre errori consecutivi abbastanza banali, regalando sostanzialmente il primo punto a favore del palermitano nella partita. È qui che Cecchinato dimostra di sapersi prendere l'onere di comandare la partita pur avendo già qualcosa da perdere, o forse è ancora avvolto in quella bolla di estrema fiducia in sé stesso che gli ha permesso sostanzialmente di arrivare dov'è.
Qui, sul 15-0, Cecchinato gioca un gran servizio a metà tra piatto e in kick esterno, suo tipico da sinistra, ma soprattutto colpisce la disinvoltura assoluta con cui si affianca rapidamente alla palla e impatta il rovescio lungolinea per chiudere direttamente il punto. Il campo era aperto ma di certo si tratta di quello che teoricamente dovrebbe essere il colpo più debole o meno sicuro del palermitano, e non giocato in una situazione estremamente comoda come potrebbe essere un 40-0. Alla fine del primo set Cecchinato totalizzerà 6 rovesci vincenti contro nessuno messo a segno da Djokovic, il che dimostra in maniera abbastanza lampante l'andamento del primo parziale.
3. Il servizio per chiudere il primo set
Il primo set fila estremamente liscio e la scioltezza con cui Cecchinato esegue il servizio - colpo anch'esso sensibilmente migliorato con Vagnozzi - lo aiuta a non concedere neanche una palla break. Cecchinato per tutta la partita ha tenuto una percentuale di prime in campo altissima (74%), considerata non tanto la velocità (la media era di 169 km/h) ma soprattutto i tagli, la precisione e l'incredibile costanza.
Il servizio lo aveva aiutato più volte contro Goffin e anche contro Djokovic risulterà decisivo in molti momenti chiave, al punto che la grandissima continuità di Cecchinato con il colpo di inizio gioco finirà per spazientire il serbo. Di solito da destra il palermitano varia di più le traiettorie che non da sinistra, mentre nel primo set contro Djokovic da destra ha giocato 5 prime palle al centro e una sola in slice sul dritto del serbo: la più importante, quella per portarsi in vantaggio di un set.
4. Smorzata di rovescio: il tentativo di fuga
A inizio secondo set Djokovic dà segnali di cedimento: si fa massaggiare a lungo il collo al termine del primo set prendendosi un medical time out, poi commette altre imprecisioni che portano Cecchinato immediatamente in vantaggio di un break anche nel secondo parziale. In questo momento il palermitano tenta la prima fuga: consolida inizialmente il break tenendo il servizio e issandosi sul 2-0, prima di portarsi a 0-30 anche nel turno di battuta successivo di Djokovic.
È in questo momento che Cecchinato, in questo punto nel secondo game, sfodera anche un'altra arma con la quale aveva impostato anche inizialmente la partita e che pagherà enormi dividendi: la smorzata di rovescio. Qui Cecchinato la nasconde fino all'ultimo e la gioca lungolinea, rendendola impossibile da prendere per Djokovic, che non parte nemmeno, anche per via dell'effetto esterno (o side-spin) generato. Le palle corte rappresenteranno un mismatch totalmente sbilanciato dalla parte di Cecchinato: verso la fine della partita le statistiche indicavano per il palermitano l'80% di punti con palle corte ottenuti dalla parte del dritto di Djokovic e addirittura 83% dal lato opposto, mentre il serbo con le smorzate non aveva ottenuto alcun punto nella zona sinistra di campo di Cecchinato e solo il 25% dalla parte destra dell'italiano.
5. La magia per arginare il ritorno di Djokovic
Questo è forse uno dei pochi momenti di grande incoscienza di Cecchinato, che in questo punto compie una transizione a rete teoricamente avventata o forse bluffata, come un giocatore di poker che con la sua strategia rappresenta una mano nettamente migliore di quella che ha in mano. Con una serie di errori nel quarto game del secondo set Cecchinato ha restituito il contro-break a Djokovic, che costringe il palermitano a servire due volte per rimanere nel secondo parziale. Ma sotto 5-4 e 0-15, Cecchinato si inventa un attacco con stop volley perfetta che a posteriori risulta fondamentale per aggiudicarsi il secondo set, visto che altrimenti Djokovic sarebbe andato 0-30 e con l'inerzia abbastanza favorevole.
L'attacco di Cecchinato non era inizialmente previsto e lo si vede dai passi di avvicinamento per giocare il dritto, che inizialmente addirittura tendono a portarlo leggermente indietro, ma l'allungo in difesa di Djokovic incoraggia l'attacco in controtempo del palermitano. Il ritardo nella transizione è evidente e Cecchinato compie lo split step oltre un metro dietro la riga del servizio, ma riesce istintivamente e giustamente a rimanere con il busto aperto (in open stance) per giocare la volée di emergenza e si inventa un tocco che generalmente nei colpi al volo non gli appartiene. Certamente per vincere una partita di tennis, specialmente contro un giocatore più forte, non tutto può essere programmato.
6. Diagonale di rovescio: lo strappo per chiudere il set
Il secondo set arriva al tie-break dopo che Cecchinato ha già annullato tre set point a Djokovic nel dodicesimo game. La partita sale di intensità e si capisce già che il palcoscenico del campo Suzanne Lenglen si sta riempiendo di epica: l'italiano annulla la prima palla del set con una serie di accelerazioni di dritto concluse con un colpo giocato volutamente lento e stretto, la seconda con il servizio e la terza sempre con due accelerazioni di dritto giocate in fase ascendente, poi Djokovic nel tie-break recupera un mini-break di svantaggio con un clamoroso dritto in contropiede.
Sul 4-4 arriva l'allungo decisivo, con un punto dove Cecchinato gioca magnificamente sulla sua diagonale più debole contro quella più forte del suo avversario, quella di rovescio. Qui, quando anticipa l'ultimo rovescio, invoglia Djokovic a uscire con un lungolinea anziché a proseguire ancora sulla diagonale sinistra, ma così facendo Cecchinato si apre il campo con un altro dritto stretto per poi non dimenticarsi del solito fruttuoso utilizzo della palla corta. La tenuta di Cecchinato sul rovescio è stata un'altra delle chiavi che hanno condizionato tatticamente la partita, come già accaduto contro Goffin: d'altronde Patrick Mouratoglou su Eurosport ha sottolineato il fatto che Cecchinato sia l'unico giocatore a generare più di 3.000 rotazioni al minuto con il rovescio, confermando la maggiore adattabilità del rovescio a una mano sulla terra piuttosto che sul veloce per via del suo maggiore top spin, e del rovescio di Cecchinato in particolare.
7. L'inizio del crollo
Dopo essere andato avanti per 2 set a zero, era prevedibile che Cecchinato avrebbe avuto il classico rilascio di tensione all'inizio del set successivo. Il palermitano è stato anzi bravo a contro-breakkare immediatamente Djokovic sull'1-1, ma nel terzo game del terzo set le cose sono cominciate a precipitare. Cecchinato ha annullato tre palle break consecutive ma ha poi ceduto il servizio con questo brutto errore di dritto e da quel momento è nata una nuova partita.
In questo punto, e in quel dritto in particolare, c'è un evidente accumulo di fatica mentale. Soprattutto è molto approssimativo e rigido il modo in cui ricerca la palla, colpendola saltando all'indietro e con il busto rivolto verso l'alto, nonostante la risposta di Djokovic sia piuttosto debole e nonostante Cecchinato di solito giochi il dritto praticamente a occhi chiusi. Da lì e fino alla metà del quarto set errori come questo saranno la regola e non l'eccezione, ma il successivo miracoloso recupero testimonierà che si trattava di un calo esclusivamente mentale e non fisico, di cui qui è anche evidente la manifestazione di frustrazione.
8. Il servizio preferito: il salvataggio estremo
Il quarto set inizia con un punto di penalità per Cecchinato, che aveva lasciato il campo senza chiedere il permesso, dopo aver già preso un warning per il coaching ricevuto da Vagnozzi dalla tribuna. Anche questo fattore condizionerà negativamente Cecchinato, che tornerà nuovamente subito sotto di un break che Djokovic consolida fino al 4-1. In quel momento, verso la metà del quarto set, qualche goccia di pioggia comincia a cadere e dà la speranza all'italiano di poter interrompere l'incontro e fermare l'emorragia in corso. Tuttavia le gocce di pioggia non saranno sufficienti a far sospendere l'incontro e anzi rendono il campo più pesante, con meno possibilità di esaltare il maggiore top spin dei colpi di Cecchinato rispetto a quelli di Djokovic, e di conseguenza il palermitano ha bisogno di far salire nuovamente di livello il suo gioco anche e soprattutto in vista di un eventuale (in quel momento probabile) quinto set.
Sotto già di un break, per 4-1, e con una palla del doppio break da affrontare, Cecchinato si rifugia ancora una volta nel suo servizio preferito da sinistra, esterno con un leggero kick, per poi chiudere facilmente con un dritto a campo aperto e successivamente tenere il servizio. Questa arma, oltre che salvarlo da un probabile quinto set, più in generale gli ha dato una mano per tutta la partita: come si vede dal grafico qua sotto, già nel primo set Djokovic era costretto a rispondere sempre molto esterno da quella parte, fuori dal corridoio, e ovviamente da quella posizione o trova una risposta lungolinea vincente (rischioso ma non impossibile viste le qualità di Djokovic in ribattuta e col rovescio lungolinea) o inevitabilmente è costretto ad accorciare, come nel punto visto sopra, che forse salva la partita di Cecchinato.
La capacità di Cecchinato di buttare fuori dal campo Djokovic con il servizio esterno da sinistra. Tornata utile per annullare la palla del doppio break nel quarto set.
9. La lucidità, nonostante il momento
Da quel servizio sulla palla break, Cecchinato risale nel livello di concentrazione e di tranquillità, e con esso risale anche nel punteggio. Con una risposta di rovescio stretta un po' fortunata, e il successivo attacco vincente con il dritto anomalo, Cecchinato ottiene il contro-break e successivamente raggiunge Djokovic sul 5-5. La partita raggiunge livelli di intensità emotiva perfino superiori a quelli delle fasi finali del secondo set. Il palermitano è così riuscito a riaprire un set totalmente compromesso e a darsi la possibilità di chiudere la partita nelle fasi decisive del quarto set. Arrivati al tie-break i due si scambiano una serie di punti di qualità e intensità mostruose: Djokovic annulla un match point con una volée di rovescio spalle alla rete in allungo vicina alla riga, Cecchinato poi annulla un set point giocando un punto clamoroso, con delle difese velenose in back e ribaltandolo chiudendo con uno schiaffo al volo di dritto.
Cecchinato a fine partita ha detto che «al tie-break del quarto set avevo un livello di tensione altissimo, avevo il cuore a mille». Cecchinato ormai non ha più la totale disinvoltura e sfrontatezza del primo set, ma riesce in ogni caso, anche se aumenta i back di rovescio giocati, a rimanere aggressivo e propositivo, senza subire il momento. Sul 9-9 gioca questo punto con una lucidità da campione consumato: quando gli arriva il recupero di rovescio lungolinea di Djokovic, Cecchinato potrebbe giocare quasi ciecamente in automatico il dritto in diagonale. Invece forse lo aveva già stabilito prima del punto, vedendo che Djokovic partiva in anticipo per coprire i dritti lungolinea del palermitano in quelle circostanze, o forse si è preso un istante di pausa per capire dove andasse il serbo in quel momento specifico, fatto sta che Cecchinato blocca la rotazione del busto nel finale del movimento quanto basta per giocare un dritto lungolinea anche abbastanza corto, quindi in sicurezza, contando sullo spostamento anticipato del suo avversario dalla parte opposta e prendendolo completamente in contropiede. Cecchinato non chiuderà la partita con il match point del punto successivo, ma quel dritto lungolinea gli tornerà utile per mettere comunque un altro punto in cascina.
10. La conclusione con il colpo più debole
Come in un romanzo di formazione, Cecchinato ha ormai raggiunto la sua piena maturazione. Può così chiudere la partita più bella della sua vita giocando un vincente con il suo colpo in assoluto più debole, la risposta di rovescio. A venirgli incontro è lo stesso Djokovic che gioca un serve and volley da sinistra che aveva tentato (con successo) in precedenza soltanto sul 5-5 del secondo set e 30-15. In realtà la scelta del servizio in kick - senza dare appoggio al colpo debole di Cecchinato e costringerlo a spingere - è stata più volte eseguita dal serbo durante la partita ed era corretta, ma forse è la desuetudine proprio al serve and volley che avrebbe dovuto suggerirgli almeno di non seguire a rete il servizio in un punto così importante.
La dinamica ricorda molto da vicino il modo con cui Djokovic ha chiuso malamente la sua partita ai quarti di finale dell'Australian Open 2014 contro Stan Wawrinka, giocando in quel caso una volée abbastanza brutta. E in un certo senso il fatto che Djokovic contro Cecchinato abbia incontrato più o meno le stesse difficoltà che di solito ha dovuto affrontare proprio contro Wawrinka, ovvero gestire una grande pesantezza con entrambi i fondamentali di rimbalzo, la dice lunga sul livello raggiunto da Cecchinato in queste due indimenticabili settimane.