Berrettini, sensazioni positive al rientro a Stoccarda. A Wimbledon farà paura a tutti

il commento

Michela Curcio

Nonostante la sconfitta in finale con Draper, Matteo Berrettini ha dimostrato ancora una volta di essere estremamente competitivo a ogni suo rientro e di essere uno dei migliori giocatori al mondo su erba. A Wimbledon non sarà testa di serie: chiunque lo pescherà, penserà di aver preso una polpetta avvelenata al sorteggio... Il grande tennis è su Sky Sport Tennis e in streaming su NOW

Lieto fine: due parole brevi e semplici, che esprimono un concetto che a volte merita di essere ridefinito. Berrettini non ha vinto l’ATP 250 per la terza volta in carriera. La favola è finita a un’unghia dal traguardo in finale contro il britannico Jack Draper, un altro che, in fondo, sognava la propria favola, spesso tradito anche lui da un fisico troppo fragile. Sarebbe ingiusto, però, etichettare il lieto fine come qualcosa di strettamente collegato a un trofeo – e a un motorino, regalato al vincitore da chi ha organizzato il torneo.

 

A Stoccarda Berrettini ha dimostrato – ancora una volta, se comunque ce ne fosse stato ancora bisogno – che è tra i migliori al mondo nel tornare subito competitivo dopo un lungo stop. Matteo stesso continua a ripeterlo nelle interviste, quasi come se fosse una condanna: gli ultimi due anni non sono stati facili per lui. E anche nel 2021, nella stagione migliore in carriera, quella in cui ha raggiunto la finale a Wimbledon, fermato soltanto da Novak Djokovic, Berrettini aveva iniziato l’anno con un forfait – negli ottavi di finale agli Australian Open contro Tsitsipas – per poi chiuderlo con un ritiro, alle ATP Finals, nella prima partita di Round Robin contro Sascha Zverev. Addominali (in più di un’occasione), dito destro, coronavirus, fascite plantare, caviglia destra, stato influenzale particolarmente virulento: più che una lista di infortuni, un bollettino di guerra. Eppure, volta dopo volta, Berrettini ha risposto a uno stop con un trofeo. O comunque almeno con una finale

Il palmares di Berrettini dice 8 titoli vinti su 14 finali giocate. Le ultime sei, però, sono arrivate tutte al rientro da acciacchi importanti. Stagione sulla terra rossa saltata per l’operazione alla mano a marzo 2022? Matteo rientra portandosi a casa Stoccarda e Queens, uno dopo l’altro. Delusione per aver saltato Wimbledon per il Covid-19?

 

Matteo torna a Gstaad, sulla terra rossa, la superficie apparentemente meno amata, e arriva in finale, fermato soltanto da Casper Ruud. Problemi al piede che rischiano di metterlo di nuovo in panchina? Comunque Matteo ci prova a Napoli, arrendendosi in finale a Lorenzo Musetti, in un derby italiano giocato in Italia. 2023 horror da mettersi alle spalle? Matteo torna in campo a marzo 2024 e vince subito il titolo nell’ATP 250 di Marrakech – titolo tra l’altro anticipato da una finale nel Super Challenger di Phoenix persa contro il campione uscente Borges. Fino a oggi, fino al rientro ancora una volta incredibile dopo i due mesi di stop per i postumi di una brutta influenza.

 

A chi si chiede quale sia la ricetta giusta, bisogna dire che non è di facile realizzazione. Innanzitutto, occorre avere una fiducia cieca nel proprio servizio, sia con la prima che con la seconda. Per il criterio secondo cui bisogna sempre tornare competitivi passo dopo passo, accorciare gli scambi con una valanga di ace è sempre una buona idea. Poi, bisogna anche avere la bravura di rientrare al momento giusto, non ascoltando le pressioni altrui, trappola in cui d’altronde era caduto lo stesso Berrettini a Stoccarda 2023, ma rispettando quello che sembra un cliché, ma che invece è una grande verità, di capire i segnali che arrivano dal fisico. Infine – e questa forse è la sfida più difficile – bisogna rimanere lucidi per combattere non soltanto contro chi è dall’altro lato di campo, ma soprattutto contro la sfortuna, che a volte sembra accanirsi sempre e soltanto sugli stessi, ma che, prima o poi, dovrà anche stufarsi di provare a tirare giù qualcuno che, invece, si rialza sempre.

 

Comprensibile che Berrettini sia deluso: perdere una finale non è mai bello. Eppure, il torneo lascia a lui – e a tutta Italia – soltanto sensazioni positive. Dovesse mettere resistenza nelle gambe e fiato nei polmoni, Matteo potrebbe addirittura essere considerato uno tra i favoriti a Wimbledon, al via tra due settimane. Sinner e Alcaraz, chiaramente e ovviamente, gli sono davanti, ci mancherebbe. Ma chi altro potrebbe contrastare un Berrettini in versione “martello”, da 30 ace a partita e che è pronto fisicamente per gestire partite al meglio di 5 set?

 

Zverev, Medvedev e Tsitsipas hanno una relazione complicata sull’erba. De Minaur, Auger-Aliassime e Hurkacz sono mine vaganti, ma Matteo ha già dimostrato di poterli sconfiggere ai Championships. Ruud non ha mai guardato con attenzione alla stagione sull’erba e Dimitrov, per quanto in grande spolvero nel 2024, deve ancora dimostrare di poter portare questa grinta negli Slam. Il problema per gli altri? Che Berrettini non è testa di serie. E quindi potrebbe incrociare davvero chiunque fin dal primo turno. La certezza? Chiunque se lo troverà davanti a Wimbledon, penserà di aver preso la più grande polpetta avvelenata possibile nel sorteggio.