Nulla è impossibile per Tatjana Maria

Il viaggio di Tatjana Maria, nata Malek, comincia ormai quasi 40 anni fa – ci si perdoni l’approssimazione per eccesso – a Bad Saulgau, borgo che originariamente era un insediamento celtico e che oggi conta poco meno di 20mila abitanti, con le case dal tetto rosso e passeggiando per le cui strade si riesce a sentire il suono del Danubio che gorgoglia. Data di nascita sulla carta d’identità: 8 agosto. Vi ricorda qualcuno con il rovescio a una mano e uno slice in grado di portare alla follia chiunque ci fosse dall’altro lato di campo? Allusioni e suggestioni a parte, nei risultati la carriera di Tatjana Maria è stata ed è, ovviamente, ben diversa da quella di Roger Federer. I due, però, hanno in comune anche la presenza costante nel circuito per più di due decenni. Un numero a quattro cifre è utile a capire: 1243, ossia le partite giocate dalla veterana tedesca a livello WTA. Soltanto Martina Navratilova e Chris Evert ne hanno disputate di più. Oggi 37enne, Maria ha debuttato a livello professionistico, nel circuito ITF, nel lontano 2001. Per dare un’idea di quanto si stia andando indietro nel tempo, in quell’anno quattro top 20 non erano ancora nate , mentre altre tre sono nate proprio nel 2001 . Al 2006, invece, risalgono il debutto a livello di circuito maggiore e i primi di ben 34 titoli ITF tra singolare e doppio . Scorrere la lista di chi è stato rivale in finale oppure compagna della tedesca nella stessa metà di campo è opera suggestiva: tra nomi ritirati da un decennio, tenniste ancora in attività, tenniste che potrebbero esserle figlie e future campionesse Slam, si ha l’impressione che Maria abbia visto veramente di tutto, affrontando proprio tutte e a volte sconfiggendo il tutto che si è trovata davanti. Qualche esempio, da operazione nostalgia: la finale nell’ITF di Bratislava nel 2007 vinta contro Petra Kvitova – a proposito di chi si trova bene sui prati. Oppure la finale nell’ITF di Makarska nel 2009, vinta contro una giovanissima Simona Halep. Fino al titolo vinto nell’ITF di Rome contro Alycia Parks, classe 2000. E anche scorrendo le finali perse, i nomi sono notevoli: tra chi è riuscita a sconfiggere Maria nell’ultimo atto di un torneo ITF spiccano Caroline Wozniacki , Ashleigh Barty e la nostra Jasmine Paolini, tra l’altro in una partita giocata anche relativamente di recente, dati gli standard di longevità . Più che un talento di precocità, dunque, Tatjana Maria è un talento di sfide accettate e vinte. Se già resistere per così tanti anni alla gavetta ITF è prova di grande amore per il tennis, riuscire a raggiungere i migliori risultati in carriera dopo la maternità è impresa capace soltanto a chi concilia lavoro, passione e doti naturali. Ad aprile 2013, a neanche 26 anni, la tedesca sposa il suo allenatore, l’ex tennista francese Charles-Edouard Maria, con un best ranking da numero 391 ATP ad aprile 2001 – l’anno in cui sua moglie ha iniziato a muovere i primi passi da professionista. La prima figlia, Charlotte, nasce otto mesi dopo, a dicembre. Potrebbe essere la fine, perché non è garantito di saper gestire il corpo che è cambiato. Invece per Maria è un nuovo inizio, ancora più luminoso, in un periodo in cui la sola Kim Clijsters era stata in grado di riscrivere le regole della maternità nel tennis, ben prima che le varie Serena Williams, Elina Svitolina e Belinda Bencic rendessero quasi ‘normale’ la genitorialità nel circuito. Un nuovo inizio soprattutto caratterizzato dal cambio di rovescio, giocato a una mano, in ossequio a una tradizione che sta completamente sparendo al femminile ancora più che al maschile. I migliori risultati si vedono in doppio, con le sei finali WTA raggiunte tra il 2014 e il 2019 tradotte in tre titoli, da aggiungere al trofeo vinto a Bali nel 2012 insieme a Kristina Mladenovic e alla finale raggiunta Bad Gastein nel lontano 2009 insieme all’amica e connazionale Andrea Pektovic. Nel 2018, invece, per Maria arriva la prima gioia in singolare a quasi 31 anni, con Charlotte, che già sogna di tenere in mano la racchetta come la mamma, perfettamente in grado di capire e ricordare: il titolo a Maiorca sconfiggendo in finale Anastasia Sevastova sembra il coronamento di una carriera di pazienza e dedizione. E, forse, per chi ha fretta di pensionare gli atleti, è anche un antipasto di ritiro. La seconda maternità è una sfida ancora più grande: Maria annuncia la seconda gravidanza ad aprile 2020, salvo poi giocare gli US Open a settembre. L’associazione logica è quanto immediata, tanto straziante, ma poi la tedesca scompare di nuovo e, ad aprile 2021, annuncia la nascita di Cecilia. Nuova pausa, nuovo reinventarsi. “Ma tornerò anche questa volta”, promette Tatjana, prossima alle 34 primavere. E il terzo ritorno, più che semplice passerella, è apoteosi vera: il titolo a Bogotà nel 2022, partendo dalle qualificazioni, titolo poi difeso nel 2023, la vittoria di squadra in United Cup nel 2024, ma soprattutto la semifinale Slam, la prima in carriera, a quasi 35 anni, a Wimbledon, sull’amata erba, sulla quale va bene essere diverse, perché i prati ti permettono di togliere il tempo alle altre con lo slice di rovescio e di mandarne in confusione le ginocchia con il chop di dritto. Mai una mamma di due figlie si era spinta così in là ai Championships dai tempi di Margaret Court nel 1975. E che importa se alla fine la finale sia sfumata di un soffio, per mano di un’amica, Ons Jabeur. E poi, l’ultimo capolavoro, a Londra, in un club esclusivo e a tratti percepito come misogino, che non vedeva una campionessa da Olga Morozova nel 1973. Una veterana contro una statunitense in rampa di lancio, come Serena Williams ad Auckland nel 2020, ultimo torneo vinto dalla 23 volte campionessa Slam a 38 anni. Anisimova come Pegula, spiazzate dalla qualità di una rivale ‘old but gold’: di potenza Serena, di tattica e slice Maria. Game dopo game, Anisimova si è innervosita sempre di più, tradendo la prima regola in campo, che impone di tenere a freno le emozioni per non permettere a chi sta dall’altro lato di campo di capire le tue difficoltà. Più Maria cercava di proporle palle tagliate, più Anisimova si ostinava a tirare fortissimo, perdendo la misura di dritto e rovescio. Più Tatjana scendeva a rete, più Amanda vedeva il campo diventare piccolissimo. Quarto titolo in carriera, il secondo sull’erba, il primo di categoria WTA 500. E un percorso a dir poco incredibile, nel quale Maria ha sconfitto quattro tenniste che sono state almeno in finale Slam: Fernandez , Muchova , Rybakina , Keys e Anisimova . Media ranking delle cinque: 15,6. E a questo si aggiungano anche i due match di qualificazioni contro Chan e Rodionova, per un totale di sette partite vinte di fila. Niente male per chi veniva da nove sconfitte di fila prima che cominciasse la stagione sull’erba. Un trionfo, che, però, Maria non sente soltanto suo: “È un momento speciale per tutti noi, perché abbiamo vinto questo trofeo insieme. Per me è come se non fossi stata soltanto io ad aver vinto questo trofeo oggi. È come se avesse vinto tutta la mia famiglia”, ha detto in conferenza stampa dopo i festeggiamenti di rito in campo. Ed è proprio alla famiglia che è legato l’ultimo grande sogno in carriera di Tatjana Maria, rivelato adesso che è chiaro proprio a tutti che 37 anni non sono troppi per avere ambizioni: “Charlotte compirà 12 anni a dicembre: si può iniziare a giocare nel tour a 14 anni e a me piacerebbe giocare insieme in doppio. Lei è in giro per il mondo con me da quando aveva tre mesi: questo è anche il suo sogno”. E ha poi raccontato come la famiglia si sta già preparando a questa eventualità: “Charlotte ha il suo allenatore personale. Il nostro obiettivo è essere davvero genitori per lei, mamma e papà, e far in modo che lei abbia la sua squadra. Vogliamo seguire l’esempio di Coco Gauff: ci piacerebbe avere il suo stesso stile ed essere i genitori alla fine della giornata”. E, nel caso non si fosse capito, con mamma Tatjana, tutto è possibile.

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Michela Curcio