La nuova vecchia missione di Errani e Paolini

Questione di livello. Anzi, “di un altro livello” – ed è una citazione d’autore. Sara Errani e Jasmine Paolini: non più soltanto compagne in doppio, ma ufficialmente maestra e allieva, nel perfetto rispetto di una nuova realtà che già promette di essere unica. Sapere che è stata proprio Jasmine a scegliere Sara come nuovo membro ufficiale nel team chiude un ciclo, ossia quello di Errani in singolare, per aprire una quantità inesplorata di porte e di possibilità, per Paolini innanzitutto, ma anche per il tennis italiano ‘in rosa’, tanto bisognoso di buone notizie da cui trarre spinta. Un biennio, otto titoli insieme, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi inclusa, una storia da scrivere anche nel 2026, in campo e in panchina: per usare una espressione che ultimamente è tanto di moda sui social, il sodalizio tra Errani e Paolini è ‘il racconto di una storia’, inteso come vittorie, sicuramente, ma anche come crescita umana e tattica e come viaggio in un circuito Wta che chiede tanto, ma dà spazio a tutte. E, diciamolo, i percorsi più affascinanti sono quelli che iniziano lontano dai riflettori, nei tornei ‘di periferia’, quelli con un centinaio di tifosi sugli spalti che, dopo due anni, potranno vantarsi di ‘esserci stati’. Firenze, maggio 2023: Errani e Paolini decidono di giocare insieme in doppio in un anonimo Wta 125 di avvicinamento al Roland Garros e arrivano in semifinale, sconfitte dalla coppia Heisen/Need – non segnatevi questi nomi perché in pratica non si vedranno più nel circuito. Le ‘vibes’, per rimanere nel gergo contemporaneo, sono comunque buone e la proposta è di quelle che è meglio non rifiutare: diventare una ‘coppia fissa’ per sognare una medaglia alle Olimpiadi di Parigi 2024, l’ultimo grande titolo che manca a Errani per “completare il tennis”. E Paolini? Per lei, in quel momento stabile in top 40, l’occasione è propizia per crescere in termini di posizionamento in campo e di qualità nelle volée. Per vincere la scommessa basta di fatto un torneo, il terzo giocato insieme nel 2023, ossia il Wta 250 di Monastir, conquistato sconfiggendo in finale la coppia composta da Hontama e Stevanovic e rimontando da uno svantaggio potenzialmente proibitivo di 2-6, 1-5. La chiave di tutto? Troppo facile usare il verbo ‘credere’. Razionalmente, infatti, il segreto di Errani e Paolini diventa la fiducia reciproca. La fiducia di Sara nella freschezza atletica di Jasmine e la fiducia di Jasmine nelle trame tattiche di Sara. Grazie al trionfo in terra marocchina, l’Italia torna a colorare di tricolore un titolo Wta in doppio per la prima volta dal 2021, mentre Paolini, che poi arriverà anche in finale in singolare a Monastir, sconfitta da Mertens, alla fine di quella settimana debutterà in top 30, linguaggio universalmente riconosciuto nel tennis come garanzia di essere testa di serie negli Slam. Piccoli passi per arrivare a grandi scatti: anche nel biennio in cui Errani e Paolini hanno condiviso il campo soltanto in doppio, trovandosi invece anche ad affrontarsi in singolare – vedi il 6-1, 6-0 rifilato da Jasmine a Sara a Stoccarda nel 2024 – non sono mancati i consigli di una maestra di tattica, capace di reinventare la propria biomeccanica al servizio per arrivare in top five anche in singolare, ad una allieva desiderosa di massimizzare il proprio talento oltre qualsiasi previsione. Consigli che sono valsi a Errani e Paolini una medaglia d’oro, una finale Slam insieme, al Roland Garros, e due Wta 1000 vinti, a Roma e a Pechino. Consigli che non possono aver avuto un riflesso anche in singolare, complice una stagione di Jasmine che a tratti era sembrata obiettivamente irripetibile, con due finali Slam, al Roland Garros e a Wimbledon e un titolo WTA 1000 vinto in singolare, a Dubai contro Kalinskaya. Il 2024 di Paolini è stato al tempo stesso un capolavoro di programmazione e uno spot a usare il doppio non come semplice riscaldamento per le partite davvero importanti, ma come disciplina con la propria dignità e le proprie sfide, in un cambio di prospettiva a cui è possibile arrivare soltanto con il sostegno e gli stimoli che arrivano da una compagna dallo stesso lato di campo che diventa anche mentore. E così, in un 2025 di cambiamenti, ricco di avvicendamenti nel team – a tratti rischiosi – la sfida di Jasmine, che sembrava proibitiva, era quella di continuare a vincere tanto, senza più sorprendere nessuno, rimanendo fedele al proprio tennis, scevro dal cliché di dover distruggere la pallina, per lavorare di angoli e di verticalizzazioni. Un’immagine su tutte aiuta a capire quanto la scommessa sia stata vinta: Wta 1000 di Roma, quarti di finale. Paolini è sotto di un set e due break contro la talentuosa ventunenne russa Diana Shnaider. Sotto 0-4 una leggera pioggia interrompe il match quanto basta perché Jasmine possa respirare un po’ più lentamente, mettersi un asciugamano in testa e scambiare due chiacchiere con Errani. Bastano cinque parole: “Stai calma, gioca sul rovescio”. Il torneo finisce con il doppio trionfo di Paolini, in singolare, con la vittoria in finale contro Gauff, e in doppio, insieme, neanche a dirlo, ad Errani, al termine di una partita gestita da maestre contro Kudermetova e Mertens. Sara per Jasmine, ma anche Jasmine per Sara, perché, probabilmente, per Errani sarebbe stato più doloroso ritirarsi dal singolare senza avere il balsamo arrivato dalla ritrovata autorevolezza in doppio. Nel tennis, dove si perde più che si vince e si è soli più che in compagnia, immaginate che bene fa al cuore trionfare in uno Slam 11 anni dopo l’ultima volta, a 38 anni, un’età che nello sport spesso è magra di soddisfazioni e terribilmente crudele per come impone di tracciare bilanci di vita e di carriera. E immaginate che gioia infinita è sapere di aver vinto tutto quello che ‘bisogna’ vincere, inclusa una medaglia d’oro che ha riscritto la storia del tennis italiano. Molto si dice di come la tattica di Errani abbia aiutato Paolini a mettere nel proprio bagaglio tecnico qualcosa che le altre non hanno, ma altrettanto bisogna dire di come l’entusiasmo di Paolini abbia restituito a Errani motivazioni per competere che forse lei stessa non aveva preventivato, curando anche un po’ di amarezza per un finale di carriera in singolare vissuto in tono minore. Il biennio insieme è stato magico, ma perché limitarsi e non pensare di poterlo chiamare, tra 12 mesi, un triennio straordinario? Errani nel box di Paolini sarà una novità dal punto di vista formale, ma non fattuale. L’obiettivo da porsi per il 2026, però, deve essere ancora più ambizioso: dare vita a una partnership coach-tennista che possa ispirare il tennis femminile in Italia, fin troppo bisognoso di linfa vitale e salvato soltanto, oltre che da Jasmine e Sara, da un bis in Billie Jean King Cup che sembrava improbabile. Due top 100 e una Bronzetti di poco fuori sono troppo poco per un movimento che, soltanto 15 anni fa, viveva di imprese dopo imprese, grazie a Schiavone, Pennetta, Vinci ed… Errani. Adesso tocca a Paolini raccogliere ufficialmente questa eredità e trainare tutte le altre, inclusa Tyra Grant, già presente a Shenzhen a settembre. Con una maestra come Errani, tutto è possibile.

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Michela Curcio