Morsut: addio soldi e successo, ora sciopero per la scuola
VolleyL'ex martello della nazionale italiana e dell'Itas Trento, dopo aver lasciato l'attività agonistica per dedicarsi a quella di ricercatore presso l''Università di Padova, è sceso in piazza per protestare: "La riforma della Gelmini non mi piace"
di DANIELE TROILO
Girare i tacchi e andarsene, senza sbattere la porta. Farlo come se questo fosse il gesto più naturale del mondo. Leonardo Morsut, classe 1980, alto un metro e novantanove centimetri, due anni fa decise di mollare la pallavolo e con questa anche un contratto da 450 mila euro. Giocava in A1 nell’Itas Trento e con la nazionale italiana guidata da Gian Paolo Montali. Mollò tutto e decise di tornare all’Università di Padova, dove qualche anno prima si era laureato con 110 e lode in Biotecnologie mediche, per inseguire un altro sogno. Meno prestigioso, se vogliamo, ma più umano. Leonardo scelse di fare il ricercatore universitario a mille euro al mese. In questi giorni è sceso in piazza insieme a tanti altri studenti e ricercatori d’Italia per protestare contro la riforma dell’istruzione voluta dal Ministro Gelmini. “Questa riforma non mi piace – ha spiegato Morsut al Corriere delle Sera – è già difficile lavorare in queste condizioni che tagliare ulteriormente i fondi significherebbe far morire le facoltà”. Idee chiare, ma su questo non c’erano dubbi. Come lui stesso non ha mai avuto nessun dubbio a lasciare l’attività agonistica per dedicarsi al prossimo: “Mi occupo della ricerca sullo sviluppo precoce degli embrioni”.
E la pallavolo, il successo, i soldi? A lui non sono mai interessati. Mentre milioni di ragazzini custodiscono nel cassetto il sogno di diventare calciatori e le ragazze quello di diventare veline, Leonardo è una pura eccezione. Questo ragazzone con la barba lunga e folta che tanto lo fa assomigliare a un talebano (a questo proposito rivendica fiero: “Non ho paura si sembrarlo”), non ha un cellulare e ama leggere le poesie di James Joyce. Sulla sua scelta di abbandonare il mondo dello sport professionistico non ha più avuto esitazioni e lo giustifica con una naturalezza disarmante: “Sapevo che sarebbe successo, l’avevo previsto. E chi mi conosceva davvero non se n’è meravigliato”. Scrisse il pianista Arthur Schnabel circa un secolo fa: "La pausa tra le note, ecco dove sta l'arte". Non è chiaro dove si possa collocare questa pausa nella vita di Leonardo Morsut, che tra l’altro sa anche suonare l’organo. Quale sia stata la sua vera pausa, se l’intermezzo pallavolistico nella carriera accademica oppure la pausa da ricercatore in una brillante avventura sportiva, lo scopriremo e lo scoprirà lui stesso tra qualche anno. Però, che a uccidere i sogni di un ragazzo coraggioso sono i tagli della politica, lo stiamo scoprendo già adesso. Tutti, purtroppo.
Girare i tacchi e andarsene, senza sbattere la porta. Farlo come se questo fosse il gesto più naturale del mondo. Leonardo Morsut, classe 1980, alto un metro e novantanove centimetri, due anni fa decise di mollare la pallavolo e con questa anche un contratto da 450 mila euro. Giocava in A1 nell’Itas Trento e con la nazionale italiana guidata da Gian Paolo Montali. Mollò tutto e decise di tornare all’Università di Padova, dove qualche anno prima si era laureato con 110 e lode in Biotecnologie mediche, per inseguire un altro sogno. Meno prestigioso, se vogliamo, ma più umano. Leonardo scelse di fare il ricercatore universitario a mille euro al mese. In questi giorni è sceso in piazza insieme a tanti altri studenti e ricercatori d’Italia per protestare contro la riforma dell’istruzione voluta dal Ministro Gelmini. “Questa riforma non mi piace – ha spiegato Morsut al Corriere delle Sera – è già difficile lavorare in queste condizioni che tagliare ulteriormente i fondi significherebbe far morire le facoltà”. Idee chiare, ma su questo non c’erano dubbi. Come lui stesso non ha mai avuto nessun dubbio a lasciare l’attività agonistica per dedicarsi al prossimo: “Mi occupo della ricerca sullo sviluppo precoce degli embrioni”.
E la pallavolo, il successo, i soldi? A lui non sono mai interessati. Mentre milioni di ragazzini custodiscono nel cassetto il sogno di diventare calciatori e le ragazze quello di diventare veline, Leonardo è una pura eccezione. Questo ragazzone con la barba lunga e folta che tanto lo fa assomigliare a un talebano (a questo proposito rivendica fiero: “Non ho paura si sembrarlo”), non ha un cellulare e ama leggere le poesie di James Joyce. Sulla sua scelta di abbandonare il mondo dello sport professionistico non ha più avuto esitazioni e lo giustifica con una naturalezza disarmante: “Sapevo che sarebbe successo, l’avevo previsto. E chi mi conosceva davvero non se n’è meravigliato”. Scrisse il pianista Arthur Schnabel circa un secolo fa: "La pausa tra le note, ecco dove sta l'arte". Non è chiaro dove si possa collocare questa pausa nella vita di Leonardo Morsut, che tra l’altro sa anche suonare l’organo. Quale sia stata la sua vera pausa, se l’intermezzo pallavolistico nella carriera accademica oppure la pausa da ricercatore in una brillante avventura sportiva, lo scopriremo e lo scoprirà lui stesso tra qualche anno. Però, che a uccidere i sogni di un ragazzo coraggioso sono i tagli della politica, lo stiamo scoprendo già adesso. Tutti, purtroppo.