L'ultimo saluto a Bovolenta, tanti campioni a Taglio di Po

Volley
Vigor Bovolenta è morto dopo un malore in campo sabato scorso. I compagni di squadra portano il feretro

Il feretro dell'ex azzurro, morto dopo un malore in campo sabato scorso, è arrivato nella chiesa di San Francesco avvolto nel tricolore. Ai funerali nel piccolo centro in provinca di Rovigo presenti tanti pallavolisti e gli ex ct Velasco e Anastasi. VIDEO

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Il feretro di Vigor Bovolenta, l'ex azzurro della pallavolo morto dopo un malore accusato sabato scorso durante un incontro del campionato di B2, è arrivato alla chiesa di San Francesco, a Taglio di Po (Rovigo), dove si svolgono i funerali. Avvolta nella bandiera tricolore, la bara era portata spalla dagli ex compagni di squadra Giombini, Papi, Savani, Rosalba, Zlatanov.

Ad attendere il feretro c'erano la moglie, Federica Lisio, ex pallavolista, con i figli ed i genitori di Vigor, papà Gino e mamma Luciana, e la sorella Ambra. Dentro la piccola chiesa sono riuscite a trovar posto posto circa 400 persone; qualche migliaio sono invece all'esterno, in Piazza Venezia, dove gli altoparlanti diffondono le fasi del rito funebre. Tra i tanti presenti, gli ex ct della nazionale Velasco e Anastasi, oltre a ex campioni del volley come Zorzi, Gardini, Bernardi.

"Cerchiamo noi ora di alzare il muro, come faceva Vigor, contro l'egoismo e le paure, e voliamo in alto per 'schiacciare' punti di altruismo e di bontà". E' un passaggio dell'omelia, giocata sulla metafora pallavolistica, pronunciata da don Damiano Baschini durante i funerali di Vigor Bolvolenta, a Taglio di Po. Baschini, vicario vescovile a Chioggia, era stato il sacerdote che aveva celebrato il matrimonio di Bovolenta. "Piu' che tutte le sue vittorie sportive ottenute in carriera - ha ricordato il prete - Vigor aveva vinto con la sua famiglia. Era un campione nella vita e della vita". "Alto com'era - ha aggiunto - dovevi alzare la testa per guardarlo bene negli occhi, e quel suo sguardo trasmetteva distensione e gioia".

"Quando Vigor si è accasciato sabato sul campo - ha concluso il sacerdote - ha abbandonato la palla: raccogliamola quella palla, per vincere la partita della vita e viviamo l'uno per l'altro, come una squadra".