La grande forza di Kate

"Il primo ricordo che ho della pallavolo è che non mi piaceva, mi facevano male le braccia". Così Ekaterina Antropova, una delle giocatrici più forti del panorama internazionale, ricorda i suoi primi passi nello sport che poi è diventato la sua vita. “Se fosse stato stato per me, avrei smesso. Mia mamma mi ha costretta a continuare. All’inizio non mi venivano le cose semplici, non mi divertivo”. Kate nasce in una famiglia in cui i nonni praticavano sport, il padre giocava a basket e la mamma era una campionessa di pallamano...“Non era previsto che mollassi”. Dopo qualche anno il cambiamento è avvenuto durante un allenamento: “I bambini, quando iniziano a giocare, eseguono il gesto della schiacciata dal basso verso l’alto”. Oggi è difficile immaginare la scena considerati i 202 cm di Ekaterina. “Mi ricordo benissimo la prima schiacciata che ho fatto dall’alto verso il basso, lì c’è stato il click”. Da quel giorno Kate ha iniziato ad amare la pallavolo così tanto che quando il compagno di sua mamma le propone di trasferirsi da San Pietroburgo a Sassuolo per coltivare la sua passione, non ha esitazioni. “Ricordo benissimo il momento: eravamo in macchina da soli e mi ha chiesto se volevo provare questo progetto”. Kate aveva 13 anni, ha riflettuto pochissimo, ma era consapevole che si sarebbe dovuta impegnare al massimo. Una scelta importante per una ragazza così giovane che è stata responsabilizzata fin da piccola e che, da quel giorno in macchina, non si è mai guardata indietro nonostante l’inserimento in una città e in una cultura diversa non sia stato facile: “Come in tutti i trasferimenti i primi mesi sono euforici, un po' come nelle relazioni, vedi solo i lati positivi, sei curiosa. Poi inizi a restare nella routine”. La lingua, la scuola , e il vivere in foresteria erano una difficoltà continua. Il trasferimento in Italia, però, l’aiuta a crescere non solo sportivamente: “Quando sono arrivata ero introversa, l’Italia mi ha aperto” e oggi Kate si definisce una persona ‘estroversa con limite’. Sta lavorando con la sua mental-coach sul seguire maggiormente il suo istinto: “Quando mi lascio andare nel gioco, quando penso meno e sono nel flow, gioco meglio”. Che numeri! E Kate gioca così bene da essere una delle migliori realizzatrici del campionato italiano: 24,6 punti di media a partita e prima nella classifica degli ace con lo Scandicci. Le sue battute e le sue schiacciate ce le ricordiamo bene ai Giochi Olimpici. Se le ricordano bene le avversarie. Positiva a ogni ingresso e non solo in termini di efficienza. Mai sopra le righe. Mai una parola fuori posto. Sempre sorridente, consapevole del suo ruolo all’interno della squadra e responsabile nei confronti delle compagne. Kate ama stare in gruppo ma sta benissimo anche da sola. “Ho bisogno dei miei tempi da sola. Mi piacciono i giorni liberi, vado a cena con un libro e sto bene”. Legge molti libri, in italiano ma anche in inglese. Questo è l’anno dei classici della letteratura russa anche se, ultimamente, la lettura più costante è quella dei libri di psicologia infantile. Soprattutto quella legata ai traumi infantili. I suoi studi si stanno orientando in questa direzione dopo un primo anno all’università in cui ha studiato moda. Kate ha 21 anni e attraverso i social ha scoperto una grande passione per gli anime giapponesi : “Stavo su TikTok quasi sempre, e mi comparivano un sacco di video su ‘Haikyu’, gli anime sulla pallavolo. Guardavo video in continuazione. Mi sono detta: ‘Basta, guardo il primo episodio. Dico che fa schifo e così, con l’anima in pace, posso scrollarli’. Invece mi è piaciuto tantissimo e da lì ho guardato quasi tutti gli anime sullo sport“. Ora Kate su TikTok non ci entra più perché si è messa un limite, forte della sua grande determinazione, anche se “Gli IG reels mi mettono ancora pressione. Ma sto migliorando”. Kate sta migliorando tanto, anche fuori dal campo: il lavoro che sta facendo su sé stessa la sta portando a riflettere di più, a essere più filosofica. Inizia a vedere il mondo e le relazioni diversamente, con la consapevolezza che: “L’unica relazione che possiamo cambiare è quella con noi stessi. Per questo sono in continua evoluzione”. Il suo punto di forza è il modo di approcciarsi alle cose. Nonostante su di lei ci siano tante aspettative, lei non se le crea. “Per prevenire la delusione. Voglio vivermi il momento”. Il famoso Qui e Ora di Velasco. Tra superpoteri e obiettivi Se potesse avere i superpoteri Kate sceglierebbe, come la maggior parte delle sue colleghe, il teletrasporto. Ha poco tempo ma ama viaggiare. È attratta dai Paesi del Nord: l’anno scorso è andata ad Amsterdam e le è piaciuta talmente tanto che ci vuole tornare, ma prima c’è la Svezia da visitare, partendo da Stoccolma. Se mai avrà due settimane libere volerà in Giappone: “Quando ci siamo andate quest’estate con la Nazionale è stato assurdo”. Due settimane libere consecutive possono sembrare la normalità, ma per una giocatrice come Kate impegnata in campionato, Champions League e Nazionale rappresentano un’eccezione. Intanto quest’estate volerà in Thailandia alla conquista di quell’Oro mondiale che manca alla nazionale di pallavolo femminile da più di 20 anni.

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