Anastasi: "Questa Italia è fortissima di testa. De Giorgi è il più bravo di tutti"

L’Italia è campione del mondo per la quinta volta nella sua storia, si aspettava questa vittoria? “Voglio essere onesto: sì, mi aspettavo la vittoria. Il percorso dell'Italia ai Mondiali è stato in crescendo: partita dopo partita la squadra ha giocato sempre meglio. In finale la differenza tra Bulgaria e Italia era evidente, soprattutto dal punto di vista dell'esperienza. Questa Nazionale, da quando l’ha presa in mano Fefè De Giorgi quattro anni fa, ha sempre disputato stagioni importanti. I ragazzi bulgari hanno fatto un’impresa ad arrivare in finale, ma non avevano ancora l’esperienza per reggere a questi livelli. Sono certo che li ritroveremo presto tra gli avversari più temibili, ma sapevo che l’Italia avesse le carte in regola per vincere. E i ragazzi sono stati magnifici a concretizzare, perché non è mai scontato riuscire a giocare bene quando si parte da favoriti e la pressione si fa sentire” Quali sono i principali punti di forza di questa squadra? “Questa è una squadra fortissima dal punto di vista mentale. Negli ultimi anni ha costruito una grande solidità di gruppo: li ho visti compatti, uniti, difficili da scalfire in questa sicurezza. Non hanno sempre giocato bene durante il Mondiale, ma arrivavano da una stagione straordinaria, con la finale di VNL e tante partite di alto livello: davvero non si può dire nulla. La convinzione c’è sempre stata ed è stata la chiave. Ciò che mi ha impressionato è stata la reazione dopo la sconfitta col Belgio. Nel girone i ragazzi non avevano espresso una grandissima pallavolo, forse erano ancora appesantiti dalla preparazione e il torneo non era entrato nel vivo. Mi hanno ricordato un po’ i tennisti nei grandi Slam: sanno che il vero torneo comincia dalla seconda settimana. Loro hanno fatto lo stesso: nella prima fase hanno gestito con esperienza e qualità, poi hanno cambiato marcia. Da lì in avanti hanno meritato pienamente il titolo, perché hanno giocato benissimo come squadra e interpretato le partite anche sul piano individuale. In finale la qualità del servizio è stata sbalorditiva: non ricordo tante partite gestite così bene in battuta. Erano tranquilli, lucidi, immersi nel flow agonistico. E questo, alla fine, è stato il loro grande merito” E in tutto questo, quanto merito c’è di De Giorgi? Possiamo ormai considerarlo tra i più grandi di sempre? “Assolutamente. Gran parte del merito va all'allenatore. Ferdinando è stato magnifico nel gestire il cambiamento dopo le Olimpiadi del 2021. Blengini guidò la squadra ai Giochi, De Giorgi prese in mano il gruppo subito dopo e vinse subito all’Europeo in autunno: fu bravissimo già allora. Oggi credo che Ferdinando sia, a tutti gli effetti, l’allenatore italiano più importante e più bravo. Bisogna riconoscerlo, anche da colleghi: lui è il più bravo. Lo ha dimostrato con i risultati, con la pacatezza, con l’intelligenza, con l’arguzia. È un coach completo, dotato di mentalità vincente, grande competenza e straordinarie capacità di relazione con i giocatori” Rispetto al primo Mondiale vinto nel 1990, cosa c’è di diverso in questa squadra? “La differenza principale è che oggi c’è una conoscenza storica della pallavolo. Noi vivevamo una fase pionieristica e dopo di noi esplose il boom di questo sport. Negli anni ’90 costruimmo questa realtà grazie a Julio Velasco. Prima la pallavolo era poca cosa e in pochi la consideravano. L’epopea italiana è iniziata con quei tre Mondiali e con tutte le altre competizioni, le medaglie e i piazzamenti: non solo le vittorie hanno aiutato a crescere il movimento. Sono passati 35 anni dalla prima impresa e in questo tempo è stata scritta una storia straordinaria. I ragazzi che hanno vinto oggi nascono dalla nostra generazione, alcuni sono proprio figli di ex giocatori. Conoscono la storia, l’hanno seguita, mentre noi non avevamo modelli a cui ispirarci. Penso che oggi per i giocatori di alto livello sia più facile gestirsi sul piano fisico, tecnico e mentale, perché sono molto più seguiti. Hanno più possibilità, ma la differenza la fa sempre il talento” L’Italia è campione del mondo di pallavolo maschile e femminile: qual è il segreto di questi successi? Da ex giocatore e ora allenatore, cosa non può mancare in una squadra vincente? “La storia di questi 35 anni è profonda e importante: stiamo creando una vera cultura pallavolistica in Italia. È emozionante che anche le ragazze siano ormai una certezza assoluta nel panorama mondiale: la pallavolo femminile ha un grande seguito e credo sia fondamentale che vincano così tanto. Per fare una squadra vincente servono giocatori di altissimo livello: nessuno vince con giocatori mediocri. La bravura di un allenatore è saper individuare quelli essenziali. L’Italia maschile ha nel sestetto alcune espressioni assolute di questo sport e non a caso quattro giocatori sono finiti nell’ideale del torneo: Romanò, Giannelli, Michieletto e Balaso. E non capisco perché non abbiano inserito Russo: se sta bene è, per me, il centrale più forte al mondo. Ho avuto la fortuna di allenarlo e ne sono convinto. I grandi giocatori fanno la differenza, ma contano anche disciplina e motivazione, perché di campioni ce ne sono in tutte le nazionali. A fare la differenza sono la tecnica, la testa e la componente emotiva. E qui l’Italia ha dimostrato tantissimo. Penso ad Anzani, che due anni fa sembrava dovesse smettere per i problemi cardiaci. A Russo, fermo da un anno dopo l’operazione alla schiena. A Lavia, costretto a saltare il Mondiale per un grave problema, ma presente nel gruppo anche da fuori. Tutto questo ha dato a tutti la consapevolezza di un gruppo solido, unito e capace di sopportare stress e carichi fisici enormi. Un gruppo tosto, che ha fatto davvero la differenza” I vostri successi negli anni ’90 hanno cambiato la storia della pallavolo. Ora, dopo questi due Mondiali, cosa deve fare il movimento per continuare a crescere? “Il primo aspetto è la continuità: bisogna mantenere questo livello e non accontentarsi. Il secondo riguarda le strutture. La nostra Lega Volley è spettacolare, ma i palazzetti non sono adeguati al livello di pallavolo che abbiamo. Servirebbe investire di più: molti impianti sono di basso livello. È la stessa situazione del calcio e, purtroppo, di tutti gli sport in Italia. In Polonia ci sono 14 squadre e praticamente tutte hanno palazzetti moderni, solo una o due non sono all’altezza e infatti non hanno il permesso di ospitare la Champions. Le società devono avere impianti adeguati per poter programmare seriamente. Senza strutture non si va lontano. Questo sarebbe già un passo avanti. Poi c’è il tema della visibilità: la pallavolo ha un grande seguito, è viralissima sui social e se ne parla molto sui siti specializzati, ma sarebbe importante vederla di più anche sulle televisioni nazionali” Per concludere, ha un consiglio per i campioni del mondo? “Consigli non ne ho, perché questi ragazzi hanno dimostrato di avere più testa e bravura di chiunque altro. Inoltre il gruppo è guidato da un palleggiatore come Simone Giannelli, un ragazzo straordinario che ho avuto la fortuna di allenare e che sa sempre cosa fare. Non ho consigli tecnici da dare, ma mi auguro che questi campioni si impegnino anche per far crescere la pallavolo a tutti i livelli, soprattutto dal punto di vista mediatico. Abbiamo bisogno del loro aiuto affinché il nostro sport diventi sempre più importante. Se penso a dove eravamo 35 anni fa e a dove siamo oggi mi emoziono, ma so che possiamo fare ancora di più”

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Anastasi: "Questa Italia è fortissima di testa. De Giorgi è il più bravo di tutti"

Emiliano Tomasini