Ranieri story: un grazie è per sempre

Premier League
Un graffito in onore di Claudio Ranieri a Leicester (Getty)
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Le Foxes e Ranieri, storia di un'impresa sportiva. Erano dati a 5000-1, hanno chiuso da Campioni d'Inghilterra con la voce di Bocelli al King Power. Vardy, Mahrez, Rocky e Robin Hood. Quando un "grazie" vale più di mille parole

Da piccolo gli piaceva Robin Hood: "Rubava ai ricchi per dare ai poveri". Motto ormai noto. Che poi è lo stile di vita di Ranieri, sorridere coi "piccoli" e gioire per loro. Con quelli che magari, per una serie di sfortunati eventi, non partono avvantaggiati. Per certi aspetti ricorda alcuni cult di Sylvester Stallone, da Rocky Balboa a Rambo (magari il primo, gli altri...). Personaggi a cui nessuno dà una lira, anche "sfigatelli". Senza pretese o lodi alcune. Ma poi incredibilmente alla ribalta. Una storia alla Over The Top, ma con la colonna sonora di Bocelli. Brividi, ricordi Claudio? Con un pizzico di Cinderella Man con Russel Crowe. Storia vera come il Leicester, poi. Perché al posto di Max Bear c'erano l'Arsenal, il Chelsea e lo United. Sbruffoni, loro. Si sentivano grandi e lo erano davvero, economicamente e non. Sappiamo com'è finita. E purtroppo sì, sappiamo anche com'è finita adesso: Ranieri esonerato, favola conclusa. 

Rendere possibile l'impossibile - Siano lodate le origini. Ranieri cresce a San Saba tra vicoletti e pallone: "Una fuga dai pericoli della strada". Per tutti era "il Principino". Oppure "Fettina". Anche se in macelleria dai genitori "non andava mai". Roma, la Roma e la Capitale. Cresciuto in una Suburra come tante, ma diventato Imperatore. Ah, d'Inghilterra. Veni, vidi, Leicester. Gloria eterna e caput brittaniae. Campione inaspettato. Impresa, mito, già storia. In questi mesi hanno fatto razzia di termini e aggettivi, perché le sue "volpi" meritavano eccome. Ora, però, la fine di una favola: esonero. "Questo perché nel calcio non c'è riconoscenza" dice Spalletti. Il pensiero di tutti. Ranieri ha reso possibile l'impossibile, ha sovvertito ogni pronostico e ogni gerarchia. Il mondo ringrazia, soprattutto la gente comune. Quella che per mesi e mesi si è sentita "come il Leicester". Ci ha creduto, ci ha sperato. Un esempio di vita. Un "calcio" ai dogmi del pallone, quelli in cui contano l'utile e il profitto. Le buone relazioni. Una beffa pure al destino, perché il Leicester non aveva mai vinto una Premier in 132 anni di storia. 

Protagonisti ed eroi - Tutti con una storia da raccontare: Jamie Vardy l'esempio, uno che lavorava come metalmeccanico. E ai tempi dei dilettanti aveva un braccialetto elettronico alla caviglia che gli impediva di andare in trasferta. Oppure giocava un'ora, segnava e se ne andava. Sacrificio. Poi Mahrez - calciatore africano dell'anno - scartato perchè "forte ma fragile". Veloce come pochi, lo voleva anche il Torino. Infine Morgan, il capitano: "Troppo lento per giocare a calcio". Campionissimo. E ancora: Drinkwater, Simpson, il figlio di Schmeichel e tanti altri. Coi Bookmakers che schernivano, il Leicester era dato 5000-1. Nessuno ci credeva, nessuno. Per capirci: era più probabile che Bono degli U2 diventasse Papa al posto di Bergoglio piuttosto che le Foxes sul trono d'Inghilterra. Quando Ranieri firmò col Leicester, inoltre, la pagina Facebook della squadra venne bersagliata da commenti contro l'allenatore. Del tipo: "A piedi uniti in Championship". Oppure: "Buona retrocessione". "Madonna mia...". "Auguri Leicester!". Cose così. Sette mesi dopo tutti zitti, con un Ranieri da signore: "Sono lo stesso che è stato mandato via dalla Grecia". Sempre col suo charme, i suoi sorrisi, la sua mimica, quel dillydong dillydong inventato a Cagliari. Un padre per alcuni giocatori, tra cui Kante: "Non mi stupirei se andasse a colpire la palla di testa dopo aver crossato".

Eterno secondo a chi? - Il gruppo unito come segreto: anche tramite la pizza offerta ai giocatori dopo non aver preso gol. Ormai storia. Guai a pronunciare la parola "rivincita" però, perché a Ranieri non è mai piaciuta. Mai. Lo chiamavano Thinkerman perché non sapeva dare le formazioni, l'hanno etichettato come "colui che ha vinto solo due coppette". Eterno secondo del calcio. Se ne va col sorriso e la consapevolezza di aver ridato alla Premier un aspetto competitivo. Semplice poi, puro, spezzando quel monopolio stile Manchester che forse aveva pure un po' stufato. Fenomeno mondiale. Perché diciamocelo, alla favola del Leicester si sono appassionati tutti: bambini, adulti, il mondo. E pensare che in passato neanche sapevano pronunciare il nome: "Troppo difficile". Per sei mesi è stato sulla bocca di tutti, pure di chi puntava il dito: "Ciclo finito, irripetibile". Intanto è stato scritto.

Grazie Ranieri - Insomma, cosa resta di Ranieri? Inanzitutto, due premi: miglior allenatore del mondo 2016 e la Palma d'Oro al merito tecnico (pure il trofeo Bearzot). Soddisfazioni di carriera. Poi? Poi una parola: grazie. Retorica, banale, ma grazie. Tifosi e giocatori, allenatori e presidenti, Inghilterra e Italia. "La più grande impresa sportiva di sempre". Grazie per il sogno. Grazie per aver reso il normale eccezionale. Per quel Chelsea-Tottenham 2-2 e per Bocelli al King Power Stadium. Grazie per una storia stile Rocky, per "Cinderella Man" 80 anni dopo. Grazie per la signorilità di chi se n'è andato in silenzio, da non retrocesso e agli ottavi di Champions. Grazie, Ranieri, per un Leicester stile Robin Hood. Favola della gente.