Raiola: "Donnarumma parte? Decido io, su di lui ci sono 11 club"

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L'agente parla del futuro di Gigio Donnarumma: "Mi assumo le responsabilità della scelta, non è uno schiavo e nemmeno un robot. Mai detto che o firmiamo adesso o non firmiamo più, può sia restare che andare via: su di lui ci sono 11 club. Montella gli dia consigli tecnici, agli altri ci penso io. Ibra? Non avrebbe mai lasciato il Milan e non andò all'Inter per Calciopoli"

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E’ iniziata subito alla grande la campagna acquisti del Milan: Musacchio già ufficializzato, per Kessié si attende l'annuncio ed anche la trattativa per Ricardo Rodriguez è a buon punto. Rinnovato il contratto di Montella, ora si attendono gli altri colpi. Il primo, però, dovrà essere il prolungamento di Gigio Donnarumma, altra operazione a cui la dirigenza rossonera sta lavorando.

"Mi assumo la responsabilità della scelta, su Gigio 11 club"

Ed un ruolo fondamentale per il futuro del portiere rossonero lo reciterà certamente Mino Raiola. "Gigio è il Maradona dei portieri – ha dichiarato l’agente al Corriere dello Sport - Può solo crescere e bisogna lasciarlo crescere in pace. Non uno schiavo e nemmeno un robot. Ci sono undici top club che si interessano a lui. Quando c’è una questione da risolvere, in Olanda si dice: parliamo dell’elefante bianco in camera. Parliamone. Il contratto di Donnarumma scadrà il 30 giugno 2018. Io non ho mai detto a Fassone e a Mirabelli: o firmiamo adesso o non firmiamo più. Se fossimo voluti andare altrove, l’avremmo già fatto, non trovi? Capisco lo stress milanista e le aspettative dei tifosi: Gigio è già un simbolo del club e, per la nuova proprietà, sarebbe l’ideale chiudere la trattativa del rinnovo oggi. Anzi, ieri. Ma Fassone e Mirabelli si sono insediati poco più di un mese fa. Lasciamoli lavorare in pace. Io mi assumo tutte le responsabilità sulla scelta definitiva che faremo. Mi chiedi: c’è possibilità che Donnarumma firmi ancora per il Milan? La risposta è sì. Mi domandi: c’è possibilità che Donnarumma lasci il Milan? La risposta è sì".

"Montella gli dia consigli tecnici, agli altri ci penso io"

Due allenatori, fin qui, hanno avuto un ruolo importante nella carriera di Donnarumma. Il primo, Sinisa Mihajlovic, gli ha concesso la chance di esordire in Serie A. Il secondo, Montella, gli ha permesso di crescere ancora quest’anno ed ora sta spingendo per il rinnovo. Raiola ha parole anche per loro due: "A Montella dico: io non faccio l’allenatore e lui non fa il procuratore – prosegue - Può dare consigli a Gianluigi perchè gli vuole bene, ma preferisco gli dia consigli su come non prendere gol. Gli altri glieli do io. E non dimentichi che Gigio al Milan l’ho portato io, soffiandolo all’Inter. Io non faccio il tassista dei giocatori che seguo, perché i miei giocatori, prima di tutto, sono amici e devono essere felici grazie al mio lavoro. Nel caso specifico, stiamo parlando di un ragazzo di 18 anni, di un fenomeno chiamato già a prendere una decisione fondamentale per la sua vita. Una decisione che sarà ponderata e, certamente, non dipenderà solo dall’ingaggio. Qualcuno crede possa essere questo il problema, con undici squadre che bussano alla porta? Dicono: Donnarumma deve essere riconoscente al Milan. E’ vero, ma anche il Milan deve essere riconoscente a Donnarumma. E a Mihajlovic. Prima di lanciarlo, ha concesso a Diego Lopez ogni opportunità per difendere la maglia titolare. Ma, a sedici anni, Gigio era già così bravo che i suoi compagni si davano di gomito anche in allenamento. E quando Sinisa a Milanello mi ha detto: 'Mino, domenica faccio giocare il Bambino', gli ho risposto: 'fai bene'’".

"Ibra all’Inter? L’accordo con la Juve c’era da prima di Calciopoli"

Da Donnarumma a Zlatan Ibrahimovic, altro gioiello di Mino Raiola. Lo svedese è alle prese con il recupero dall’infortunio, c’è curiosità di scoprire dove giocherà il prossimo anno: "Certo che Zlatan tornerà a giocare? Dove? Vedremo. Lui è davvero il più grande di tutti. E non è l’arrogante e presuntuoso che amano descrivere. E’ un duro, ma onesto e leale. E’ un leader che rispetta tutti, ma esige il massimo impegno. Sono stato accanto a lui per tre settimane a Pittsburgh, negli Stati Uniti, dov’è stato operato il 2 maggio scorso dai dottori Freddie Fu e Volker Mushal. Il nostro rapporto è diventato ancora più forte. L’intervento è perfettamente riuscito e il 24 maggio scorso, a Solna, avete visto quanto fosse felice quando, sia pure claudicando, ha sollevato l’Europa League. Non è vero che Ibra fu ceduto dalla Juve all’Inter a causa di Calciopoli, nell’estate del 2006. L’accordo con l’Inter venne raggiunto sei mesi prima. L’antefatto? Due novembre 2005, Champions League, Juve-Bayern 2-1, Ibra espulso all’89’ per doppia ammonizione. Moggi va su tutte le furie. E nello spogliatoio esplode con me: ‘Dì a Ibrahimovic che il prolungamento del contratto può anche ficcarselo nel ... ‘. Ti lascio immaginare la reazione di Zlatan. Se fosse stato ceduto in gennaio, l’Inter l‘avrebbe pagato 90 milioni di euro. Poi scoppiò Calciopoli e a Moratti costò 20 milioni".

"Ibra non avrebbe mai lasciato il Milan"

Poi un retroscena sul suo addio al Milan: "Se fosse dipeso da Ibra, non se ne sarebbe mai andato dal Milan. Tanto che, una sera, Galliani invita me e lui a cena, a casa sua. Adriano chiede a Zlatan: 'Vuoi andare via?'. Zlatan risponde: 'No, capo'. Adriano taglia corto: 'Allora non ti venderò mai. Qui c’è anche il tuo procuratore, stappiamo una bottiglia di champagne. Mino perché tu non brindi?'. Sbotto in una risata: 'Perché siete due coglioni'. Sapevo quali fossero le difficoltà di bilancio del Milan e quanto le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva ai francesi fossero indispensabili. L’ingaggio dello svedese gravava sui conti per 75 milioni di euro lordi: stante la situazione, venderlo era inevitabile. E sai qual è stata la reazione di Zlatan: per tre mesi non ha risposto alle mie telefonate, per diciotto mesi non ha più rivolto parola a Galliani. E il giorno della presentazione organizzata dal Psg, sono dovuto andare a prenderlo a Stoccolma con un aereo privato".

"Tre anni fa volevo portare Conte al Milan"

Poi Raiola ha parole di apprezzamento anche per Conte: "Tre anni fa, volevo portarlo al Milan: se ce l’avessi fatta, oggi i rossoneri sarebbero campioni d’Italia. Ammiro l’estremismo professionale di Antonio. Ha in corpo una voglia smisurata di vincere. Non mi stupisce ciò che ha fatto al Chelsea".

"I bravi procuratori fanno il bene del calcio"

Raiola, poi, si racconta: "Quando ero un ragazzo, ho fatto il lavapiatti, il cameriere e il barista nel ristorante di famiglia, il Napoli, ad Haarlem. Il pizzaiolo mai, purtroppo. Questo lavoro mi permetteva di stare con mio padre e mi ha insegnato a essere ordinato. Nella vita contano i dettagli. Papà diceva sempre: se qualcuno ti dice che sei il più bravo, non credergli; se, invece, sostiene che sei il più scarso, non credergli. Credi soltanto in te. Ciò che la gente pensa o dice di Raiola, non m’interessa. A me interessa ciò che pensa la mia famiglia, i mie figli, i miei giocatori dai quali ho imparato molto: sia dai più famosi sia dai meno famosi, ma per me sono tutti campioni. Ho pochi collaboratori, ma fidati e di altissima qualità. Siamo una società boutique. I soldi mi interessano zero. Il denaro è solo la misura del tuo successo. I cattivi procuratori sono il male del calcio ma anche i cattivi dirigenti e i cattivi giornalisti fanno male al calcio. I bravi procuratori fanno bene al calcio".