NBA, LeBron: “Ci serve un c...o di playmaker”
NBADopo la quinta sconfitta nelle ultime sette, LeBron James non ha risparmiato frecciate alla sua franchigia: “Non ho tempo da perdere, non siamo forti come l’anno scorso e spero che l'organizzazione non sia soddisfatta. È un 2017 di m...a”
Fino alla palla a due della partita con i New Orleans Pelicans, LeBron James era stato fermo sulla sua posizione: i Cavs non erano in difficoltà e tutto si sarebbe sistemato, ma aveva bisogno di più aiuto. Più specificatamente, di un playmaker di riserva, come già dichiarato dopo la trade che ha portato Kyle Korver alla sua corte. Dopo una sconfitta come quella subita coi Pelicans, la quinta nelle ultime sette gare, “King” James non si è risparmiato davanti al gruppo storico di cronisti che segue i Cavs anche in trasferta ed è andato giù secco — non risparmiando delle parolacce per dare più sostanza ai concetti — sulla situazione della squadra, sul mercato e su quello che si aspetta dalla dirigenza. “Non siamo più forti dell’anno scorso, almeno da un punto di vista del roster. Siamo una squadra sbilanciata [il termine usato da James è “top-heavy”, cioè con i migliori giocatori nettamente più forti del resto della squadra, ndr]. Siamo f***********e sbilanciati. Siamo io, Kyrie e Kevin. E in regular season è dura. Certo, nei playoff si scende a una rotazione di otto uomini, massimo nove se ci sono problemi di falli. Non ci sono back-to-back e abbiamo anche due giorni di pausa. Ma quando non hai corpi a disposizione, la regular season è un c***o di massacro”. Poi è passato direttamente a chiamare in causa la dirigenza e la proprietà dei Cavs: “Spero solamente che a livello di organizzazione non ci riteniamo soddisfatti. Sappiamo quanto c***o è stata dura vincere l’anno scorso, e perciò spero che la dirigenza non si sia seduta”.
Voglia di vincere — James ha anche parlato della sua posizione personale, dicendo senza giri di parole come si sente: “Non ho tempo da perdere. A fine anno avrò 33 anni e non ho tempo da perdere. Quando sentirò dentro di me che non avrò più le forze o la testa per competere per il titolo, non mi farò di questi problemi. Ma fino a quando questo non succederà, e direi che non succederà presto…” ha dichiarato lasciando sospesa l’ultima frase, senza bisogno di sottolineare la sua voglia di vincere ancora a lungo. “Non ho problemi con la dirigenza”, ha poi aggiunto. “Ho detto faccia a faccia a Griffin [GM dei Cavs, ndr] quello che sto dicendo ora, perciò non è niente di nuovo. Se c’è una cosa che faccio è che se devo dire qualcosa, te la dico in faccia. Abbiamo bisogno di un c***o di playmaker. E non sto dicendo di andare fuori e pescarlo dalla strada come si può andare fuori e vedere un albero. So che è difficile”. E la situazione è davvero complicata per David Griffin, perché avendo già speso sul mercato le prossime scelte per arrivare a giocatori come Kyle Korver, Channing Frye e prima ancora J.R. Smith, i Cavs non possono scambiarne una fino a quella del 2021. E l’unico contratto appetibile sul mercato è quello di Iman Shumpert, che però sta giocando discretamente da quando è entrato in quintetto ed è il miglior difensore sulla palla del roster. E considerando anche le parole di James, tutto il resto della lega sa quanto i Cavs siano disperatamente alla ricerca di un playmaker — una debolezza che le altre 29 squadre cercheranno di sfruttare il più possibile.
L’ossessione playmaker — Quello della riserva di Kyrie Irving è la principale ossessione di James in questa stagione, e non è una novità. Nello scorso luglio i Cavs hanno deciso di non pareggiare l’offerta ricevuta da Matthew Dellavedova (38 milioni in quattro anni da Milwaukee) per risparmiare su quello che è il più alto monte salari nella storia della lega (attorno ai 130 milioni in questa stagione), puntando su Mo Williams per il ruolo di point guard dalla panchina. Ma il 34enne non è mai stato in grado di riprendersi dall’operazione al ginocchio a cui si è sottoposto in estate, ritirandosi a un giorno dal training camp e lasciando un vuoto nel roster che ha irritato James (“Quella situazione ce l’ha messa nel c**o” le parole di LeBron). E le alternative trovate dalla dirigenza, l’ex D-League DeAndre Liggins e la scelta di secondo giro Kay Felder, non sono ritenute all’altezza dal Re: “Senza mancare di rispetto a DeAndre e Kay, ma ci si può fidare di loro per aiutarci a vincere una partita di playoff in questo momento? E non è colpa loro, non è giusto aspettarsi che lo facciano. Come non sarebbe stato giusto chiederlo a Delly da rookie. È per questo che si hanno dei giocatori davanti a loro nella rotazione che permettano a loro di crescere. Invece noi stiamo chiedendo a Kay di fare la riserva a una c***o di superstar in questo momento, invece di rimanere alle spalle di uno che ha già dimostrato di poter stare in questa lega. Capite cosa sto dicendo?”.
Troppi minuti — La mancanza di un altro playmaker ha costretto Tyronn Lue a far giocare tanti minuti a Irving e James — 42 per il primo e 44 per il secondo ieri con i Pelicans, dopo averne giocati 41 e 45 contro gli Spurs in overtime —, e per quanto il Re abbia assolto il suo allenatore (“Per lui è dura perché sta cercando di vincere un c***o di titolo. Non ha molta scelta”), lo stesso Lue si è preso le colpe: “Sono troppi minuti, ed è responsabilità mia. Non importa la partita, dobbiamo preoccuparci della salute dei nostri giocatori e io non dovrei tenerli in campo così a lungo. Ma so quello che faccio e andrà tutto bene”. Un’usura delle stelle che potrebbe avere conseguenze disastrose in termini di infortuni: “La maggior parte delle squadre che contendono per il titolo, come San Antonio, hanno giocatori pronti a entrare in campo se necessario. Hanno corpi a disposizione. Voi vi preoccupate per cinque minuti in più a partita ma, toccando ferro, cosa succederebbe se Kyrie si facesse male? Anche solo per due settimane. O cosa succederebbe se io rimanessi fermo per tre?”, ha dichiarato James, che in precedenza aveva chiuso la sua conferenza stampa davanti alle telecamere con un’ultima dichiarazione forte: “Dobbiamo trovare una soluzione. È stato un 2017 di m***a finora”. A David Griffin e alla dirigenza dei Cavs il compito di accontentare un LeBron James poco soddisfatto del roster a sua disposizione.