La giovane point guard dei Los Angeles Lakers ha mandato a segno il tiro della vittoria contro Minnesota nel giorno in cui sua nonna è venuta a mancare. E dire che non avrebbe dovuto giocare…
Segnare un canestro della vittoria allo scadere è sempre una sensazione indimenticabile, ma quello che ieri notte D’Angelo Russell ha mandato a segno contro i Minnesota Timberwolves avrà un posto di riguardo per il resto della sua carriera. Non tanto per il risultato in sé della partita – la quarta vittoria consecutiva per i Los Angeles Lakers in una stagione ormai andata – ma per quello che è successo prima della gara. Nella mattina di ieri, infatti, il numero 1 gialloviola era stato svegliato dalla telefonata di suo padre che gli comunicava la scomparsa della notta Pamela. “Era una donna forte, ha fatto un grande lavoro nel crescere mio padre” ha commentato successivamente negli spogliatoi, ancora commosso. “È grazie a lei che mio padre ha potuto crescere me e i miei fratelli nel modo in cui lo ha fatto”. Dopo aver mandato a segno il tiro, D’Angelo è stato sommerso dai compagni – alcuni dei quali non sapevano del lutto che aveva subìto, così come il pubblico allo Staples Center –, ma subito dopo Russell è andato sugli spalti ad abbracciare la sua famiglia.
Lei avrebbe voluto così
Inizialmente Russell avrebbe voluto tornare nella nativa Louisville e saltare la partita coi T’Wolves, ma proprio suo padre e i suoi fratelli lo hanno convinto a non farlo perché non è quello che lei avrebbe voluto. “Volevo allontanarmi dalla pallacanestro perché non voglio esprimere me stesso solo attraverso il basket, ma loro volevano che giocassi per lei e onorare la sua memoria. Scendere in campo era l’unica opzione possibile, perciò ho cercato di sfruttarla”. Per la verità Russell non ha giocato la migliore delle sue partite, tirando male dal campo (5/18 prima del tiro decisivo) e commettendo 5 palle perse. Quando però il pallone della vittoria è tornato nelle sue mani non ha esitato a prendersi la responsabilità, con un grosso aiuto del ferro che ha fatto scendere il pallone nella retina dopo un momento in sospeso che deve essergli sembrato durare un’eternità. “Volevo solamente vincere” ha detto dopo D’Angelo. “Vincere la partita e segnare anche il tiro della vittoria è stata la ciliegina sulla torta messa da Dio, ma anche solo la vittoria sarebbe stata abbastanza”.
L’intervento di Luke Walton
D’Angelo ha accettato di scendere in campo solo dopo averne parlato con Luke Walton a due ore dalla palla a due della gara. “Avevamo già parlato in mattinata e originalmente non avrebbe dovuto giocare, ma poi mi ha mandato un messaggio arrivando all’arena dicendomi che voleva scendere in campo. Gli ho risposto solo che avremmo fatto tutto il possibile per dargli una mano e che la decisione sarebbe stata solo sua, e che sarebbe potuto uscire in qualsiasi momento lo avesse voluto”. Durante la gara, però, Walton lo ha tenuto in campo per 34 minuti, più di chiunque altro. “Si vedeva che per lui era doloroso e che non era semplice parlarne, amava davvero tantissimo sua nonna. È stato fantastico assistere a una cosa del genere in una giornata così difficile per lui, ho la pelle d’oca anche solo a parlarne”.
Il tiro di Metta sprecato
Prima del buzzer beater di D’Angelo, il pallone della vittoria era finito nelle mani di Metta World Peace, che potrebbe essere alle sue ultime partite nella NBA (e probabilmente anche della carriera). Il veterano era stato uno dei protagonisti della rimonta segnando tutti i suoi 8 punti di serata solo nell’ultimo quarto, e quando è stato trovato in angolo Luke Walton non ha potuto fare altro che pensare “Quanto è perfetto che Metta segni questo tiro?”, ma la sua conclusione si è spenta sul ferro, permettendo comunque ai compagni di recuperare il rimbalzo lungo e trovare D’Angelo sul perimetro. Lo Staples Center è esploso dopo il canestro, ma in qualche modo i tifosi dei gialloviola non hanno potuto godersi a pieno la quarta vittoria in fila. Questa striscia infatti ha permesso ai Suns di prendersi il secondo maggior numero di palline alla Lottery in vista del Draft, un momento cruciale per il futuro dei Lakers visto che, se non finiranno nella top-3, perderanno sia la scelta al Draft 2017 che quella del 2019. La differenza tra il secondo e il terzo peggior record della lega è dell’8.9% (i Suns hanno il 55.8% di finire in top-3, i Lakers il 46.9%), che sembra poco ma in realtà fa una discreta differenza: con il terzo peggior record, basta che una delle undici squadre “sotto” di loro entri in top-3 per far perdere loro ben due scelte. Un’eventualità che rallenterebbe di molto il percorso di sviluppo dei gialloviola, anche solo per avere asset spendibili sul mercato. Preoccupazioni legittime ma che per una sera, davanti a una storia come quella di D’Angelo Russell, si possono mettere da parte.