Toronto spreca 25 punti di vantaggio sul finire di terzo quarto, ma porta lo stesso a casa vittoria e serie contro Milwaukee: ad attendere i Raptors in semifinale ci sono i Cavaliers
Venticinque punti sono tanti, forse addirittura troppi per provare a mantenere la barra dritta e la concentrazione alta. Soprattutto se vogliono dire qualificazione per le semifinali di Conference. Lo sanno bene i Toronto Raptors, dominanti nella prima mezz’ora di gioco al Bradley Center di Milwaukee e volati dopo la tripla a bersaglio di DeMarre Carroll sul 71-46 a 5 minuti e 16 secondi dalla fine del terzo quarto. “Ormai è fatta” avranno pensato DeRozan e compagni come Stefano Accorsi in un film del 1999, ma proprio come Horst Fantazzini, il protagonista di quella pellicola, i canadesi si ritrovano davanti all’imprevisto che non ti aspetti, che in questo caso assume le sembianze di una divinità greca “casualmente” piombata in Wisconsin con il numero 34 sulle spalle; Antetokounmpo infatti diventa trascinante, così come i suoi compagni con i quali piazza un incredibile 34-7 di parziale. Quindici minuti dopo, quella semifinale che sembrava ormai raggiunta tocca conquistarla di nuovo e per farlo coach Casey si affida a un quintetto di attaccanti purissimi: Lowry-Joseph-DeRozan-Patterson-Ibaka. Una batteria di tiratori che, motivata dalla rimonta subita e brava ad approfittare del fiato corto degli avversari, allunga nuovamente negli ultimi 180 secondi di gioco. Alla fine tutta Milwaukee è in piedi ad applaudire i propri ragazzi, mai domi e protagonisti di un’ottima annata. Si festeggia invece al Jurassic Park di Toronto, in vista dell’avvincente sfida contro i Cleveland Cavaliers.
32 punti per DeRozan, 34 per Antetokounmpo
Alla sirena finale sono 32 punti per DeMar DeRozan, decisivi nell’evitare che i Raptors subissero la più grande rimonta nella storia della franchigia ai playoff. Giannis Antetokounmpo invece manda in archivio il suo ultimo match stagionale mettendo a referto 34 punti, 9 rimbalzi e 3 assist; il primo giocatore dopo oltre un decennio in casa Bucks a segnare almeno 30 punti in due gare consecutive di playoff. Uno sforzo in cui il numero 34 ha dato fondo a tutte le sue energie, restando sul parquet per 47 minuti. “Non ero di certo l’unico a essere stanco, tutti noi lo eravamo. Ma ripetevo dentro di me: ‘fai tutto quello che è nelle tue possibilità’. Peccato non sia bastato”. Alla fine non è servito il suo contributo, così come quello di un Khris Middleton da 19 punti arrivati in buona parte nel secondo tempo e il contributo di Dellavedova, Monroe e Terry in uscita dalla panchina, in quella che con il passare delle partite diventava inevitabilmente una rotazione più corta. Milwaukee perde così ancora una volta una serie playoff e allunga a 16 anni l’attesa di un successo che manca ormai dalle finali di Conference datate 2001. La squadra però promette davvero bene e ai tifosi non resta altro che aspettare fiduciosi la prossima regular season.
“Avessimo segnato più tiri liberi…”
“Abbiamo perso la nostra compostezza e ci siamo fatti rimontare – commenta coach Dwane Casey -, ma siamo riusciti a trovare ancora una volta un modo per portarla a casa. Questo è quello che fanno le grandi squadre”. Nelle parole al termine della gara, non si può che partire dal parziale subito, quello che ha rischiato di compromettere la qualificazione dei canadesi. Non un’eventualità presa in considerazione dai diretti interessati, almeno a detta di DeRozan: “Abbiamo mantenuto la calma. Sapevamo che non sarebbero riusciti a vincere”. I Bucks di certo ci sono andati molto vicini, talmente tanto che resta il rammarico perché piccole correzioni avrebbero potuto fare davvero la differenza, come racconta Jason Kidd a fine match: “Spesso si parla delle piccole cose che decidono la partita; mai come in questo caso non c’è bisogno di fare grandi analisi: siamo andati in lunetta e non siamo stati in grado di capitalizzare a cronometro fermo”. Un 18/28 che grida vendetta in una partita in cui a marcare la distanza sono stai soltanto tre punti. Kyle Lowry invece non ha dubbi su quale sia stato il cortocircuito che ha rischiato di compromettere la gara dei canadesi: “Penso che il problema sia stato quello di aver smesso di passarci il pallone, di muovere l’attacco a sufficienza. Fortunatamente, sbagliando ci si prepara in vista della prossima sfida, e noi abbiamo imparato la lezione”. I bagagli infatti sono già pronti, così come il biglietto aereo: destinazione Cleveland. “Vincere contro i Cavaliers è difficile a prescindere – chiosa coach Casey -. Sappiamo bene a cosa stiamo andando incontro; fortunatamente adesso abbiamo un paio di giorni per vedere e ritornare a studiare i loro schemi”.