I Celtics dominano il match e vincono 105-83 la quarta sfida consecutiva contro i Bulls, quella decisiva per conquistare l’accesso alle semifinali della Eastern Conference
Game, set and match direbbe qualcuno ben più competente. Non c’è stata partita infatti in gara-6 tra Celtics e Bulls, travolti dagli ospiti sin dalla palla a due e costretti a inseguire gli ospiti dal 6-0 iniziale di parziale in poi. Due triple e via per i ragazzi di coach Stevens, che propone per il quarto match consecutivo Gerald Green in quintetto e che riesce ancora una volta a capitalizzare al meglio sull’assenza di Rajon Rondo. Già, perché il playmaker numero 9 non ce l’ha fatta neanche questa volta, lasciando in dote minuti e responsabilità ai vari Isaiah Canaan e Michael Carter-Williams di questo mondo, incapaci però di garantire almeno in parte il contributo dell’ex Celtics. “Se ci fosse stato lui l’avremmo vinta”, avranno pensato i 21.682 tifosi dello United Center (come al solito stracolmo), illusi dalle prime due vittorie al TD Garden e poi battuti in casa per ben tre volte consecutive. Una batosta difficile da digerire senza urlare la propria contrarietà, come fatto al termine del match ricoprendo di fischi la squadra e intonando il coro “Fire Hoiberg”. A Chicago pensavano di essere riusciti nell’impresa di fare click con l’inizio della post-season, lasciandosi alle spalle una regular season piena di litigi, equivoci e polemiche; beh, le macerie si sono riformate in fretta, travolgendo quanto di buono fatto nei primi giorni di playoff. Adesso toccherà ricominciare a costruire.
Celtics, quando le cose vanno al loro posto..
Un 105-83 davvero convincente quello conquistato dai Celtics, cresciuti nel corso delle partite e in grado di correggere alcune difficoltà strutturali, come quelle legate all'altezza del quintetto. Alla sirena infatti il conteggio nella lotta a rimbalzo dice 45-43 in favore dei Bulls, lo scarto minore incassato nella battaglia sotto le plance da Boston nell'arco delle sei sfide. Meno opportunità agli avversari e tanto tiro da tre punti; questa la medicina che ha guarito i problemi della squadra del Massachusetts: a fine partita infatti sono 16 i canestri dalla lunga distanza realizzati da Avery Bradley e compagni (su 39 tentativi di squadra), che chiudono a quota 76 bersagli dall'arco in totale, record NBA in una serie da sei partite, così come da primato sono i 211 tentativi dalla lunga distanza. Una squadra in grado di non dipendere più in maniera esclusiva dalle prestazioni del suo All-Star, come palesato dalla sfida di questa notte. Ad inizio quarto periodo infatti Isaiah Thomas aveva messo a referto soltanto 12 punti, ma i suoi controllavano il match grazie a un rassicurante 88-59, il margine più ampio mai raccolto in tre quarti in una gara di playoff nella storia dei biancoverdi. Il tutto condito dal fatto che i Celtics sono soltanto la terza squadra a recuperare da uno svantaggio di 0-2 in una serie al meglio delle sette. Servono altri segnali per convincere anche voi?
23 punti di Bradley e Butler, ma con esiti opposti
Alla fine il tabellino conta il giusto in una squadra in cui la divisione di responsabilità è alla base dei risultati raccolti. Tutto il quintetto di Boston chiude in doppia cifra, guidato dai 23 punti di Avery Bradley che non sono il suo record personale ai playoff soltanto perché in gara-5 ne aveva messi a referto 24. “Sono successe cose ben più importanti e sconvolgenti di quanto accade su un campo da basket in questi giorni”, racconta coach Stevens, facendo chiaro riferimento alla morta di Chyna Thomas, ai cui funerali assisterà nelle prossime ore anche suo fratello Isaiah. “Sono orgoglioso di quello che i ragazzi sono riusciti a fare, stando assieme e superando le difficoltà personali prima ancora di quelle sul parquet. Anche sotto 0-2 nessuno ha puntato il dito contro un compagno: questo ha fatto la differenza”. Umore diametralmente opposto in casa Bulls invece, a cui non sono bastati i 23 punti e 7 rimbalzi di un Jimmy Butler uscito durante il primo quarto per problemi alla schiena, ma poi ritornato stringendo i denti sul parquet. La sua potrebbe essere un’estate molto lunga: “Non so sinceramente cosa farò, e non mi sembra questo il momento per parlarne. Nelle prossime due settimane avremo tempo di discuterne a lungo”.