I Boston Celtics sono arrivati vestiti tutti in nero al Verizon Center per gara-6, convinti di poter decretare la fine della stagione degli Wizards. John Wall e compagni sul parquet hanno rispedito al mittente la provocazione
“Non conviene venire nella mia città, tutti vestiti di nero, convinti di potermi fare il funerale”, commenta a bordocampo John Wall pochi istanti dopo aver realizzato il canestro più importante della sua carriera. Avendo a disposizione la possibilità di chiudere la serie al Verizon Center, i Boston Celtics infatti si sono presentati nella capitale in total black, la stessa scelta che fecero i padroni di casa lo scorso gennaio, nel terzo incrocio giocato in regular season tra le due squadre. Quella volta portò bene a Wall e compagni che vendicarono la sconfitta subita al TD Garden, conquistando un agevole successo per 123-108. Stavolta le cose invece per i bianco-verdi sono andate in maniera diversa. “Non sapevo neanche fossero arrivati al palazzo vestiti tutti di nero”, racconta a fine gara un Bradley Beal da 33 punti, il miglior realizzatore della serata. “Loro sono scesi in campo e hanno giocato duro, ma noi non siamo ovviamente stati da meno”. A stemperare gli animi tra le fila di Washington ci pensa coach Scott Brooks: “Non mi sono di certo preoccupato del modo in cui fossero vestiti. Per noi era una questione di giocare bene a basket come squadre, di riuscire a imporre la nostra volontà sul parquet in maniera predominante rispetto a loro. E poi vestire di nero è una bella scelta, è un gran bel colore. Mi rende più magro, vero?”
Marcia indietro da parte dei Celtics
“È stato molto divertente – prosegue Wall, che non sembra voler lasciar passare in cavalleria quanto successo -. Era evidente il fatto che abbiano cercato di imitare quanto fatto da noi qualche mese fa in regular season. È stata la spinta in più e la motivazione che mi frullava nella mente per tutto il match. Non sopportavo l’idea di vederli arrivare qui vestiti di nero e poi perdere a causa loro in casa la sfida decisiva. Fortunatamente siamo riusciti a fare delle grandi giocate nel finale e a forzare gara-7”. Tocca allora nuovamente a Brooks vestire i panni del pompiere per provare a stemperare gli animi: “Ho già contatto i miei avvocati: quello è un nostro marchio, ce l’hanno copiato!”, commenta ridendo l’ex allenatore dei Thunder. Chi invece prova a fare un passo indietro, cercando in tutti i modi ad evitare la figuraccia, sono i diretti interessati, a partire da Avery Bradley, in evidente imbarazzo nel rispondere alle domande dei cronisti: “Non mi ero accorto di nulla sinceramente, non è stata una cosa programmato. È stato un caso. Non lo avevo neanche notato fino a quando la gente non ha iniziato a parlarne”. Il numero 0 dei Celtics, autore di 27 punti, conferma come in realtà non sia stata una scelta intenzionale: “A dire la verità io vesto sempre in nero prima di ogni partita. Terry Rozier poi mi ha sottolineato la questione una volta arrivati in spogliatoio, ma in realtà non avevo realizzato bene la situazione”. Anche Gerald Green svicola di fronte alle domande fatte dai reporter a fine gara: “Non ho nulla a che vedere con questa storia, lo giuro. Non so perché ne stiate parlando con me”.