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NBA Draft, Fultz ospite dei Boston Celtics: sua la prima scelta?

NBA

La point guard dell’università di Washington, uno dei prospetti più interessanti del prossimo draft, ha fatto visita ai Celtics, declinando per ora tutti gli altri inviti: “Sento di poter far parte di questa squadra”

Per un ragazzo di 19 anni, cresciuto inseguendo un pallone che rimbalza sull’asfalto, è impossibile resistere al fascino del TD Garden, del bianco-verde dei Celtics: “Sento di poter far parte di questa squadra”. Markelle Fultz ha le idee chiare mentre fissa lo sguardo sulle decine di foto che affollano i corridoi davanti lo spogliatoio di Boston. Immagini di sfide epiche, di campioni che hanno fatto la storia della NBA. Uno stimolo in più per quello che al momento è ritenuto come il numero uno tra le possibili scelte al draft del prossimo 22 giugno: “No, no. Non hanno mai detto una cosa del genere – commenta rispondendo a possibili allusioni riguardo alle rassicurazioni da parte dei Celtics -. Non mi hanno confidato nulla di simile. Abbiamo soltanto parlato, senza fare riferimento alla mia situazione al draft o a una possibile chiamata alla numero uno. Sono stati dei consigli rivolti alla mia crescita e maturazione, a prescindere da dove giocherò il prossimo anno. Abbiamo discusso soltanto di cosa fare per diventare il miglior giocatore possibile”. Durante il giro sul parquet, Fultz ha alzato la testa al soffitto, incantato dalle decine di stendardi appesi al tetto dell’arena: “Sono davvero un sacco”, sorride mentre ripensa a quando i Celtics del 2008 per lui non erano altro che la squadra da scegliere a NBA 2K. Adesso invece, la maglia numero 20 di Ray Allen potrebbe diventare la sua: “Vorrei tanto indossarla, per il semplice fatto che c’è un sacco di storia personale dietro quel numero, sia al college che alla high school. Ma alla fine non conta il numero che indossi, ma quello che mostri in campo”.

La visita a Boston e la cena con Ainge

Due giorni molto intensi quelli trascorsi dalla point guard dell’University of Washington a Boston; l’unico appuntamento in agenda in queste settimane di avvicinamento al prossimo 22 giugno: visite mediche approfondite, incontro con lo staff dei Celtics e poi un workout in solitaria in cui è stato vivisezionato ogni aspetto del suo gioco. A conclusione poi un’intensa sessione video con Brad Stevens, pronto a sottolineare tutto quello che non va nel suo gioco, con tanto di filmati delle partite giocate quest'anno al college. “La mia visita è stata fantastica. Una grande esperienza; sono anche uscito a cena con Danny Ainge, che mi ha permesso di apprezzare la cucina di Boston: ho mangiato dell’ottima carne”. Niente Chiptole quindi, il ristorante di cucina messicana di cui Fultz va pazzo. “Avevo già mangiato lì a pranzo – ha provato a giustificarsi Ainge -, non sarebbe stato molto salutare ritornare lì poche ore dopo. E poi a cena andavamo di fretta: avevamo fatto davvero molto tardi”. Tra una passeggiata in centro e un tour all’interno delle strutture d’allenamento, c’è stato anche il modo di conoscere un po’ meglio il nativo di Upper Marlboro: “È molto talentuoso. Non ho trovato nulla in lui in questa due giorni che non conoscessi già, che è un po’ quello che succede in ogni workout prima del draft. Ha una grande personalità, è una persona molto carismatica che sa essere divertente”.

La convivenza con Isaiah Thomas

Quello che più conterà nelle logiche di un’eventuale chiamata al draft però, sarà la compatibilità sul parquet con Isaiah Thomas, il protagonista della stagione in casa Celtics: “Credo che io e Isaiah assieme possiamo fare grandi cose – risponde in maniera convinta Fultz -, sia nella gestione del pallone che nelle fasi di gioco senza. Possiamo alternarci nel ruolo di guardia lontano dalla palla, sfruttando in maniera alternativa le nostre doti di playmaking. Sarebbe stimolante motivarci l’un l’altro, aiutarci vicendevolmente sul parquet. Penso che la nostra sarebbe una combinazione molto speciale”. Un futuro ancora incerto, ma che stimola non poco la point guard, ricoperta d’attenzioni nei due giorni a Boston: “È incredibile il modo in cui loro si preoccupano per te: è davvero una grande organizzazione. La loro priorità è quella di garantire il meglio dentro e fuori dal campo a un giovane come me. Mi hanno dato consigli su come e su cosa lavorare. Il loro unico interesse è favorire al meglio la crescita dei giovani”. Tutto perfetto, ma nulla di certo e garantito nel futuro di Markelle: “Non abbiamo ovviamente ancora deciso, questa due giorni con lui fa parte di un ampio processo di selezione. Soltanto il tempo ci dirà come andranno le cose”.