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NBA Finals, Cleveland non ci sta: si va a gara-5 sulle ali dei record

NBA

Dario Vismara

Kyrie Irving con 40 punti e LeBron James con la tripla doppia da 31-10-11 trascinano Cleveland al successo 137-116 in gara-4, interrompendo la striscia di 15 vittorie consecutive ai playoff di Golden State. L'attacco dei Cavs viaggia a livelli da record per tutto il primo tempo e chiude la pratica nel secondo, nonostante i 35 punti di Kevin Durant e l'estrema fisicità della gara

Selvaggia. Combattuta. Bellissima. E mille altre cose. Questa è stata gara-4 tra Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors, vinta dai primi per 137-116 dopo una prestazione offensiva senza precedenti nella storia delle Finals. È servito segnare 49 punti in un quarto (il primo), 86 in un tempo (mai così tanti nelle finali) e mandare a segno 24 triple su 45 tentativi per battere questi Warriors, mai in vantaggio nel punteggio eppure mai del tutto fuori dalla gara. Ma al di là dei tantissimi record che sono caduti nella serata, è la qualità della pallacanestro offensiva dei Cavs ad aver impressionato, chiudendo con un rating offensivo incredibile da 136.1 punti su 100 possessi, addirittura 148.1 nei 40 minuti giocati da LeBron James in campo. (Per rendere l’idea: quello di Golden State in regular season, il migliore di sempre, ha chiuso con 113.2). Come facilmente immaginabile, sono stati Kyrie Irving e James a fare il bello e il cattivo tempo: il primo ha chiuso con 40 punti, 7 rimbalzi, 15/27 dal campo e 7/12 da tre, segnando un canestro più difficile dell’altro; il secondo ha confezionato la nona tripla doppia della sua carriera alle Finals (superato Magic Johnson al primo posto) con 31 punti, 10 rimbalzi e 11 assist e un plus-minus di +32 che nemmeno rende pienamente merito alla prestazione totale del Re, che è anche salito al terzo posto della classifica marcatori all-time scavalcando Michael Jordan. La vera differenza rispetto a gara-3 è stata però la precisione dall’arco di tutti i giocatori di Cleveland: Kevin Love ha chiuso con 6/8 da tre per 23 punti in 29 minuti; J.R. Smith ha aggiunto un importantissimo 5/9 per 15 punti; e perfino la panchina formata da Richard Jefferson (monumentale con le piccole giocate di energia che gli sono valse 8 punti e un +13 di plus-minus in 21 minuti), Iman Shumpert, Deron Williams e Kyle Korver ha tenuto botta con 3/7, per un 26/44  di squadra (59%) nei tiri non contestati. Se però si parla di energia, nessuno batte quella portata in campo da Tristan Thompson, che dopo tre partite anonime si è finalmente iscritto alla serie con 5 punti ma soprattutto 10 rimbalzi (di cui 4 offensivi) e 5 sorprendenti assist in 35 minuti. Un contributo necessario per reggere a rimbalzi (41 a 40 per i Cavs), vincere lo scontro nei punti da seconda opportunità (21-15) e infliggere ai Golden State Warriors la prima sconfitta nei loro playoff dopo 15 vittorie in fila.

Percentuali irripetibili

In casa Golden State molte cose sono andate male, a partire da un bruttissimo 11/39 dall’arco di squadra propiziato soprattutto dalla serata storta degli Splash Brothers (27 punti con 8 su 24 al tiro combinato), solo in parte mitigata dai 35 punti di un Kevin Durant a tratti incontenibile nonostante i soli tre tiri non contestati avuti a disposizione (15/16 ai liberi in compenso). Eppure, nonostante abbiano subito una mareggiata senza precedenti nella storia delle Finals e ben pochi abbiano giocato davvero bene, gli Warriors non hanno mai dato l’impressione di essere del tutto sconfitti: Draymond Green ha chiuso comunque con 16 punti e 14 rimbalzi in una partita in cui ha litigato col ferro (1/6 da tre) e con tutti gli avversari che gli sono capitati a tiro, andando vicinissimo a un doppio tecnico molto controverso che gli sarebbe valso l’espulsione già nel terzo quarto. Espulsione sfiorata anche da Zaza Pachulia, che in un parapiglia dopo una lotta a rimbalzo ha provato a colpire due volte Iman Shumpert nelle parti basse con una dinamica molto simile a quella di Green un anno fa su LeBron James, cavandosela però senza conseguenze. L’estrema fisicità della partita (ben 51 falli fischiati nella gara dalla non irreprensibile terna arbitrale) e il ritmo completamente diverso tra i due tempi (pace da 108 nei primi 24 minuti e da 91 nei secondi) ha mandato completamente fuori fase la difesa degli Warriors, che non è riuscita ad arginare James e soci commettendo degli inusuali errori di comunicazione che invece era solito vedersi da parte dei Cavs. Ciò nonostante, non tutto è da buttare per Golden State: Andre Iguodala in 21 minuti è comunque riuscito a chiudere con +9 di plus-minus (unico positivo di tutta la squadra) e l’attacco ha prodotto 117.4 punti su 100 possessi, cifra più che ragionevole considerata la scarsa vena realizzativa di Klay Thompson (4/11 dal campo per 13 punti) e Steph Curry (4/13 per 14 punti e 4 palle perse, pur servendo 10 assist), oltre a un irripetibile 1/11 nei tiri non contestati (8/30 quelli di squadra). Non aver chiuso da imbattuti la loro straordinaria corsa ai playoff brucia, ma davanti alla prestazione offensiva di Cleveland si può solamente togliersi il cappello: si torna a Oakland nella stessa situazione di un anno fa, sul 3-1 per gli Warriors, ma c’è da credere che questa volta Golden State vorrà scacciare sul nascere qualsiasi fantasma e cancellare il ricordo delle Finals passate.