I Cleveland Cavaliers stanno provando a scambiare Iman Shumpert con i Rockets e hanno messo sotto contratto Josè Calderon. Il numero 23 però, non partecipa in maniera attiva alla caccia ai free agent sul mercato e twitta per difendere gli interessi suoi e di Steph Curry
Partiamo dalle notizie di mercato: i Cleveland Cavaliers sono in trattativa avanzata con gli Houston Rockets per cedere Iman Shumpert, provando così a liberare un po’ di spazio salariale per poter poi puntellare il roster. Il numero 4 ha un biennale da 21.3 milioni di dollari complessivi, con una player option nel 2018/2019, ma Shumpert ha già fatto sapere ai Cavaliers di non voler rinunciare a quegli 11 milioni per favorire un eventuale scambio. Cifre che pesano non poco sul salary cap dei campioni NBA, che in cambio riceverebbero buona parte dei contratti non garantiti che Daryl Morey ha raccolto in giro per la lega negli ultimi giorni (e in parte ha già utilizzato nell’acquisizione di Chris Paul dai Clippers). Per Shumpert sarebbe la seconda trade da quando ha firmato l’accordo con i New York Knicks che non esitarono a spedirlo in Ohio nella stagione 2014-15. In quegli anni al Madison Square Garden l’allenatore era Mike D’Antoni, l’attuale coach dei Rockets, a cui non dispiacerebbe poter disporre di un valido difensore sul perimetro come il numero 4. Nel frattempo Houston si è mossa ancora sul mercato, portando a casa il lungo cinese Zhou e soprattutto P.J. Tucker, ma non chiudendo la porta a un possibile scambio che completerebbe in maniera quasi definitiva il roster dei texani. L’obiettivo da parte dei vice campioni NBA invece è quello di portare a casa contratti di cui liberarsi per avere un po’ di flessibilità salariale che permetta alla dirigenza di Cleveland di andare a caccia di qualche rinforzo, visto che al momento i Cavs sono la squadra che spende di più in contratti dell’intera NBA, e per questo non dispongono di alcun margine di manovra. Scambiare Shumpert infatti vorrebbe dire passare da 125 a 115 milioni di dollari, a cui corrisponderebbe un risparmio di oltre 17 milioni in tassa di lusso: una manovra da 28 milioni complessivi a cui sta lavorando in maniera diretta anche il presidente Dan Gilbert, in attesa che la squadra riesca a ingaggiare un nuovo GM dopo la partenza di David Griffin.
James osserva da lontano le mosse della dirigenza Cavs
Il “vuoto di potere” in casa Cavaliers preoccupa non poco i giocatori, a partire proprio da LeBron James che, contrariamente rispetto alle sue abitudini, ha deciso di tirarsi fuori da ogni logica di reclutamento di potenziali free agent, osservando da lontano gli sviluppi che nel frattempo hanno già portato alla firma di Josè Calderon, ingaggiato dai Cavs con un contratto annuale da 2.3 milioni di dollari al minimo salariale, andando così a ricoprire il ruolo di point guard di riserva alle spalle di Kyrie Irving. Il nome caldo nelle ultime ore invece è quello di Zach Randolph, seguito anche dai Sacramento Kings di coach Dave Joerger, che riabbraccerebbe così il giocatore dei Grizzlies. Sacramento può mettere sul piatto molti più soldi rispetto alla “Mini” Mid-Level a disposizione dei Cavaliers (poco più di 5 milioni annui), ma in teoria potrebbe far pesare l’influenza e la capacità di persuasione di LeBron James, che al momento si sta godendo le vacanze a Birmingham, dove ha partecipato al matrimonio di Eric Bledsoe (con cui ha in comune l’agente, Rich Paul), assieme tra gli altri a John Wall e DeMarcus Cousins. Nel frattempo però, al numero 23 dei Cavaliers non è sfuggito il contratto multimilionario firmato da Steph Curry: “troppo poco”, è il messaggio lanciato da James che, rilanciando quanto twittato da Ann Killion, sottolinea come a lui sembri assurdo il fatto che esista un cap che limita i guadagni dei giocatori che fanno a tutti gli effetti la fortuna della lega. Che fosse un messaggio anche per la dirigenza dei Cavaliers lo diamo per scontato.