Jury Chechi a Sky: "A 9 anni scrissi in un tema che volevo vincere le Olimpiadi"
olimpiadiIl "signore degli anelli", ospite a #CasaSkySport, racconta come si diventa campioni: "Determinazione e resilienza, io a 9 anni avevo già in mente quello che volevo". Sulla quarantena: "Dobbiamo resistere, con la consapevolezza che insieme ne usciremo"
Amici veri, diventati quasi inseparabili: e ora che la quarantena costringe tutti a rimanere a casa propria e non è possibile vedersi, a salvarli ci sono le videochiamate. Jury Chechi e Antonio Rossi, ospiti in collegamento dalle rispettive case a #CasaSkySport, non riescono a non prendersi in giro: campioni che il mondo ci ha sempre invidiato, abbiamo ormai imparato a conoscere la loro vena ironica e il loro lato divertente e, se mai ce ne fosse stato bisogno, ne abbiamo avuto conferma in una piacevolissima chiacchierata tra consigli per l’allenamento, sogni e dritte ai potenziali campioni di domani.
Parola chiave: determinazione
I primi arrivano proprio dal “signore degli anelli”, anche se c’è chi giura che lo stesso Jury Chechi non ne possa più di questo soprannome: e allora lui replica, buttandola sul cinematografico. “A proposito di anelli: in una di queste serate di quarantena con mio figlio abbiamo fatto una vera e propria ‘maratona’ con la trilogia del “Signore degli anelli” in versione integrale…”. E il primo consiglio su come affrontare questi giorni è lanciato. “È un momento strano e difficile per tutti, ma è giusto e importante restare a casa: dobbiamo resistere, speriamo di ritrovare presto la normalità, ma la situazione va affrontata con determinazione e la consapevolezza che insieme ne usciamo”. Determinazione: parola chiave nel vocabolario di Jury Chechi, che dimentica solo davanti al noioso allenamento sui rulli: “Ho provato a farli, troppo noioso, non ce la faccio, è più forte di me: preferisco allenarmi facendo un po’ di palestra”. E a ripensare alle gran fondo di ciclismo rimandate, il suo amico Antonio Rossi non riesce a nascondere il dispiacere: “Peccato perché ero convinto di essere avanti a Jury…”.
Il ginnasta perfetto in 3 parole
È il momento delle domande dei tifosi e se chiedi a Chechi di descrivere con tre aggettivi un ginnasta vincente, lui riapre il suo vocabolario alla stessa pagina: “Determinato, ovviamente forte e resiliente, perché difficilmente in uno sport come la ginnastica, così come nella vita, le cose vanno sempre bene, e allora la differenza la fa la capacità di reagire agli inevitabili intoppi”. Poi la palla passa all’amico Antonio Rossi, e si torna a scherzare: “Un ginnasta vincente in 3 aggettivi? Deve essere piccolo, basso e toscano”. La domanda più diretta e spontanea arriva naturalmente da un bambino, che candidamente gli chiede “Vorrei vincere anch’io un oro alle Olimpiadi: come si fa?”. E la risposta è sincera e da campione: “Sappi che non è molto facile, ma se è quello che vuoi ci devi provare fino in fondo, per non avere poi nessun rimpianto. A 9 anni, in un tema, io scrissi che da grande avrei voluto vincere le Olimpiadi: se ce l’ho fatta io, potresti riuscirci anche tu”.
Doppio portabandiera? Non mi convince
Infine, controcorrente sulla questione del doppio portabandiera nella cerimonia di apertura alle Olimpiadi: “È un’idea che non mi convince, anche perché, già fisicamente, è solo uno quello che la porta. Mi sembra più un’idea che deriva dalla necessità di accontentare una persona in più, necessità che nel mondo dello sport non esiste. Se ci sono le caratteristiche giuste per dare la bandiera a un atleta, tutti gli altri lo riconoscono e lo accettano, senza polemiche. Forse sono più i dirigenti che ci riuscirebbero…”.