Pugilato, chi era Sandro Mazzinghi: il pugile amato dal popolo

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Giovanni Bruno

Giovanni Bruno

Pugile vero e schietto, campione amato soprattutto dalla gente comune, Sandro Mazzinghi ha scritto pagine indelebili del nostro pugilato negli anni '60. Dal titolo mondiale conquisto a San Siro contro il coreano Kim-Soo Kim, alla rivalità con il grandissimo Nino Benvenuti

Lo sport, con la sua storia, ha da sempre dato dignità e rispetto ai grandi campioni. Personaggi che hanno tracciato con la loro avventura la nostra vita. Sandro Mazzinghi occupa uno di quei ruoli importanti proprio nella nostra storia. Un pugile di quelli che piacevano alla gente. Vero e schietto, forse non elegante, ma certamente una potenza devastante sul ring. Il romanzo della sua boxe è come la vita dell’epoca: povera. Il ring per esigenza, i pugni come pane, la fama non richiesta. Il boom economico di quegli anni aveva bisogno di eroi e dualismi, da Coppi e Bartali a Mazzinghi contro Benvenuti. Una rivalità che li vide affrontarsi due volte e per due volte il grande Nino vinse non senza polemiche dell’avversario. Una sfida che andava oltre il ring ma che li ha uniti nella conseguente vecchiaia, nel rispetto e tra i ricordi. Stesse età e stesso cammino anche nelle categorie di peso, ma diversi i risultati ed anche la fama: hanno riempito, realmente, gli stadi. Il calcio era in secondo piano quando veniva annunciato il match dell’anno ed esageratamente del secolo. Sessantamila presenze a San Siro contro il coreano Ki-Soo Kim per la sua vittoria nel mondiale pesi medi junior. Assai di più nel primo incontro contro Nino, al secolo Giovanni, Benvenuti. Nessun confronto con concerti o altri sport: che fosse il Vigorelli o uno stadio, il pienone era certo.

Mazzinghi e il coreano Ki-Soo Kim al termine del match per il titolo mondiale dei pesi medi junior

Il gladiatore del popolo

69 match, 64 vinti - di cui 42 per ko - e 3 persi. A dimostrazione della sua rabbia pugilistica con solo pochi incontri persi e tanto da sfogare sul ring, quel maledetto quadrato che diveniva campo di battaglia e dove usciva, anche se vincente, provato e segnato, ma sempre con la coscienza di aver dato tutto. Una specie di gabbia dove lui era un vero gladiatore del popolo e del popolino. Faccia marchiata, zigomi ancora gonfi e tanta dura esistenza ed impeto buttato nelle molte battaglie di sport e di vita, non ultima la scomparsa della moglie appena 12 giorni dopo il matrimonio. Sandro Mazzinghi lascia una grande eredità, quella dell’uomo vero sul ring; una generosità e un rispetto che verrà pianta per primo dal suo ‘nemico amico’ Nino.

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