Venerdì 13, tre anni fa Italia-Svezia: le altre disfatte nello sport. FOTO
Cade di venerdì 13 l'infelice "anniversario" dello spareggio per i Mondiali del 2018 che qualificò gli svedesi, segnando uno dei punti più bassi del calcio italiano. Una pagina "sfortunata" del romanzo azzurro, come tante volte è successo nella storia dello sport, dal "Maracanazo" a Milan-Liverpool: disfatte per i favoriti, imprese epiche per chi è riuscito a compierle
ITALIA-SVEZIA - Non era venerdì ma un lunedì, il 13 novembre del 2017, esattamente 3 anni fa, quando l'Italia di Gian Piero Ventura non andava oltre lo 0-0 contro la Svezia a Milano e falliva clamorosamente la qualificazione ai Mondiali di Russia, la seconda nella storia azzurra dopo il flop del 1958. Non è bastata la spinta di un San Siro tutto esaurito per ribaltare l'1-0 dell'andata dei playoff a Stoccolma siglato da Jakob Johansson.
Le lacrime del capitano, Gigi Buffon - all'ultima partita con la maglia azzurra - sono quelle di tutte gli italiani, che chiedono la "testa" del ct: sarà esonerato dalla FIGC due giorni più tardi, il 15 novembre.
IL MARACANAZO - Quella azzurra fu una disfatta, ma niente di paragonabile con quello che accadde il 16 luglio del 1950 a Rio de Janeiro: il Brasile, padrone di casa dei Mondiali e favoritissimo alla vigilia, perde la partita decisiva contro l'Uruguay al Maracanà davanti a 200mila spettatori in preda alla disperazione. Protagonista di quella sfida Ghiggia, che segnò il gol del definitivo 2-1, scomparso nel 2015 proprio nel giorno dell'anniversario del "Maracanazo".
BENFICA: LA MALEDIZIONE DI BELA GUTTMANN - Dal Brasile al Portogallo il passo è breve. Ma più che un dramma sportivo, si tratta di una sorta di "macumba", che le Aquile pagano a caro prezzo ancora oggi. La leggenda vuole che nel 1962, dopo il secondo trionfo in Coppa dei Campioni, l'allenatore ungherese abbia preteso un premio dalla federazione, che rispedì la richiesta al mittente. E scatenò l'anatema: "Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d'Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni". E così sia...
Dal giorno della "maledizione" di Bela Guttmann, il Benfica ha perso tutte le 8 finali disputate in campo europeo (più 3 in Youth League).
- Milan - Benfica 2-1 (Coppa dei Campioni 1962/63)
- Inter - Benfica 1-0 (Coppa dei Campioni 1964/65)
- Manchester Utd - Benfica 4-1 (Coppa dei Campioni 1967/68)
- Anderlecht - Benfica 2-1 (Coppa UEFA 1982/83, doppia finale)
- PSV - Benfica 6-5, dcr (Coppa dei Campioni 1987/88)
- Milan - Benfica 1-0 (Coppa dei Campioni 1989/90)
- Benfica - Chelsea 1-2 (Europa League 2012/13)
- Siviglia - Benfica 4-2, dcr (Europa League 2013/14)
ITALIA-COREA DEL NORD - Anche l'Italia ha le sue maledizioni, due in particolare: la Svezia, appunto; e la Corea, a qualsiasi latitudine... Ai Mondiali del 1966 in Inghilterra quella Nord: una Nazionale che vantava fenomeni come Facchetti, Rivera, Bulgarelli e Sandro Mazzola eliminata da una squadra di dilettanti, dal gol di un "dentista" (quel Pak Doo-Ik che poi si scoprirà essere un caporale dell'esercito). Da lì "Corea" divenne drammaticamente sinonimo di vergogna. Una "tradizione" che si rinnova con gli anni...
Svezia-Corea nel giorno di Byron Moreno: che lunedì per l'Italia!
ITALIA-COREA DEL SUD - Nel 2002 il "remake", tra gli azzurri di Trapattoni e i coreani meridionali, che ospitano i Mondiali con il Giappone. Agli ottavi va in scena lo show dell'arbitro ecuadoriano Byron Moreno: dal rigore dopo un paio di minuti (parato da Buffon) all'espulsione di Totti per (presunta) simulazione; il gol annullato a Tommasi per fuorigioco (?) e una condotta di gara che nessuno sintetizzò meglio di Angelo Di Livio, a fine gara, decisa dal golden gol del "perugino" Ahn. "Cosa direi a Moreno se dovessi rivederlo? Gli darei un cazzotto in faccia...".
I TRE SECONDI DI USA-URSS - Dalla Corea alla Guerra Fredda: il 9 settembre del 1972, ai Giochi di Monaco, la nazionale statunitense del basket perde l'imbattibilità olimpica dopo 7 ori e 63 vittorie consecutive, sconfitta dai nemici sovietici. Un match leggendario, tre secondi che durarono tre minuti, un'eternità. Quel giorno, dopo essere stata in svantaggio per tutto l'incontro, gli Usa (con Doug Collins) usufruiscono di due tiri liberi sulla sirena e si portano sul 50-49. Gli americani possono festeggiare l'ennesimo oro, anzi no...
Alla ripresa del gioco, il caos: l'esultanza degli statunitensi - convinti che il match fosse terminato - e la conseguente invasione dei tifosi mandò in totale confusione l'arbitro brasiliano Righetto, che sorvolò su un time out irregolare dei russi e ancora una rimessa ripetuta tre volte, e, soprattutto, l'intervento di William Jones, segretario della FIBA, che decretò che i secondi da giocare dovessero essere tre e non uno, come segnalava il tabellone. Il canestro di Belov (con evidente infrazione di passi) regalò l'oro all'Urss. Infiammando la Guerra Fredda.
USA-URSS: MIRACLE ON ICE - La vendetta degli statunitensi è un piatto servito più che freddo, gelido, il 22 febbraio del 1980, ai Giochi Olimpici Invernali di Lake Placid. Nella penultima partita del girone finale di hockey con la super favorita armata sovietica, i ragazzi della "working class" di coach Herb Brooks rimontano per tre volte lo svantaggio e assestano il colpo letale del 4-3 con il loro capitano, l'italo-americano Mike Eruzione, sovvertendo tutti i pronostici.
Una vittoria epica, sublimata dalla conquista dell'oro olimpico, due giorni dopo, con il successo sulla Finlandia. Una storia che diventerà anche un film nel 2004, appunto "Miracle", diretto da Gavin O'Connor.
ITALIA-BRASILE: IL RIGORE DI BAGGIO - Dal gelo di Lake Placid all'inferno californiano di Pasadena, dove il 17 luglio del 1994 si consuma il dramma sportivo e personale di Roberto Baggio, che calcia alto il rigore nella finale mondiale e consegna il titolo al Brasile. Un errore che, in fondo - come ha detto anche la figlia Valentina - l'ha reso ancora più amato, nella sua vulnerabilità.
Baggio racconta il rigore di Usa '94. VIDEO
MANCHESTER UTD-BAYERN DA PAZZI - Semplicemente, la finale di Champions "thrilling" per eccellenza, la più folle e emozionante di sempre (fino a quella tra Milan e Liverpool nel 2005, sicuramente). Il 26 maggio del 1999 al Camp Nou di Barcellona gli inglesi di Alex Ferguson rimontano in due minuti, tra il 91' e il 93', il vantaggio iniziale di Mario Basler e volano sul tetto d'Europa. E all'arbitro Collina non resta che consolare i vinti, l'immagine forse più emblematica di quella pazza sfida.
Incredibile quello che succede negli istanti finali: il portiere Peter Schmeichel che va a "folleggiare" sul primo dei due corner calciati da David Beckham, che originerà il pareggio di Teddy Sheringham. Sul secondo angolo si consumerà il dramma di Oliver Kahn: impotente sul "flipper" che regala la Coppa ai Red Devils, per mano del loro attuale allenatore... Ole Gunnar Solskjaer.
Il Manchester torna così campione dopo 21 anni dall'ultima volta, dai tempi di George Best, realizzando uno straordinario Treble; il Bayern avrà modo di riscattarsi due anni dopo nella finale di Milano, vinta ai rigori contro il Valencia di Hector Cooper, che tornerà nella nostra storia...
PERUGIA-JUVE: IL DILUVIO UNIVERSALE - La Juve che si presentava all'ultima giornata di campionato in casa del Perugia di Carletto Mazzone già salvo conservava ancora due punti di vantaggio sulla Lazio di Eriksson, impegnata in quel 14 maggio del 2000 contro la "tranquilla" Reggina. Durante l'intervallo, al Curi viene giù un mega acquazzone: i bianconeri di Ancelotti aspettano - come tutta l'Italia - notizie dal capitano Antonio Conte, sotto l'ombrellone dell'arbitro Collina che, dopo oltre un'ora di attesa, decide per la ripresa del match. A Roma, intanto...
All'Olimpico la Lazio si sbarazza dei calabresi con i tre squilli di Simone Inzaghi, Veron e Simeone, nutrendo ancora il sogno di conquistare il secondo titolo della sua storia. Sogno che prende forma con il gol del perugino Alessandro Calori e diventa realtà alle 18.04, quando la Juve si arrende al fischio finale del direttore di gara. Per quella rete Calori riceverà nel 2014 addirittura il premio "Lazialità". Storica, poi, la battuta di Mazzone: "Ce voleva 'n romanista pe' fà vince un campionato a'a Lazio...".
NEVERKUSEN - Così verranno ribattezzati i tedeschi del Bayer Leverkusen, che non hanno mai vinto una Bundesliga nella loro storia e specialmente dopo la clamorosa chance sprecata nel 2000, quando la squadra allenata da Christoph Daum riuscì nell'impresa di perdere in casa con il già salvo Unterhaching, regalando il titolo al Bayern, indietro di 3 punti in classifica a 90 minuti dal termine. Una giornata da "venerdì 13" per Ulf Kirsten, il "Puma" Emerson e per Michael Ballack, futura stella del calcio mondiale, che aprirà le marcature con un'autorete...
A completare l'opera gli scellerati cambi del tecnico, che sbilancia totalmente la squadra e viene punito da una ferale ripartenza dell'Unterhaching, che vince 2-0 allo Sportpark e consegna il Meisterschale ai bavaresi, che chiudono con gli stessi punti (73) ma con una migliore differenza reti. Tra le lacrime degli increduli tifosi delle "Aspirine".
IL 5 MAGGIO - Non più, ormai, la poesia del Manzoni, ma un giorno da dimenticare - almeno fino alla vittoria della Coppa Italia contro la Roma nel 2010, antipasto del Triplete - per i tifosi interisti. Forti di due punti di vantaggio sulla Juve e illusi doppiamente dall'1-0 di Bobo Vieri e dal 2-1 di Gigi Di Biagio, ma sgomenti di fronte al ritorno della Lazio di Zaccheroni, che all'Olimpico vince 4-2, con i torinesi che intanto fanno a fettine l'Udinese e finiscono per cucirsi sul petto l'ennesimo scudetto.
Protagonisti indiscussi di quel 5 maggio del 2002 lo slovacco Vratislav Gresko (in negativo) e il ceco Karen Poborsky, che aiutò con una doppietta la Lazio alla qualificazione diretta alla Coppa Uefa, come sesta. Mentre l'Inter di Ronaldo e Cuper si piazzerà addirittura terza, costretta ai preliminari di Champions, sorpassata anche dalla Roma.
DAL RIAZOR A ISTANBUL - "Ho visto la Madonna un paio di volte e so di che colore è fatta". Rino Gattuso usò un'immagine al limite della blasfemia per descrivere lo stato d'animo di chi era in campo al Riazor il 6 aprile 2004, quando il Deportivo La Coruna ribaltò ai quarti il 4-1 del Milan; e c'era anche il 25 maggio dell'anno dopo all'Ataturk di Istanbul, dove i rossoneri furono rimontati in finale da 3-0 a 3-3 e poi persero ai rigori contro il Liverpool.
Erano trascorsi soltanto due anni tra il rigore di Manchester nella finale contro la Juventus e il momento del penalty di Shevchenko contro Dudek, ma nella mente dell'ucraino sarà stata un'eternità...
Steven Gerrard alza al cielo della capitale turca la Coppa dalle grandi orecchie, ma il Milan avrà modo di rifarsi nel 2007, questione di Karma...
LE LACRIME DI FELIPE - Campione del mondo per 38". Una clamorosa beffa per il brasiliano della Ferrari nel Mondiale del 2008 e proprio a Interlagos, nel GP di casa, dove Lewis Hamilton diventa l'iridato più giovane in Formula 1 grazie a un sorpasso insperato a tre curve dal traguardo.
Massa si era presentato all'ultima gara con 7 punti di ritardo da Hamilton. Il pilota di San Paolo, spinto anche dai propri tifosi, centra la pole, ma al britannico della McLaren - 4° in prova - basterebbe anche un 5° posto in gara, indipendentemente dal risultato di Felipe. Che vince, ma deve assistere al sorpasso di Hamilton ai danni di Glock e dovrà "accontentarsi" del titolo costruttori.
PAURA E DELIRIO A WATFORD - Ancora una follia. Nel 2013 la partita di playoff di Championship tra Watford e Leicester della serie "ho visto cose che voi umani...": i padroni di casa - allenati da Gianfranco Zola - volano in finale dopo aver segnato il 3-1 della qualificazione al 96' dopo che Almunia, ex portiere dell'Arsenal, aveva appena parato un rigore al francese delle "Foxes" Knockaert.
Dopo l'1-0 per il Leicester dell'andata, il 2-1 del Watford avrebbe portato le squadre ai supplementari (nei playoff di Championship non contano i gol in trasferta). Così, quando, a recupero inoltrato l'arbitro ha concesso il rigore agli ospiti, sembrava tutto finito. Dalla respinta di Almunia invece è partito il contropiede, alimentato tra gli altri anche da Forestieri, vecchia conoscenza della Serie A. Fino al gol di Troy Deeney, un passato travagliato (incluso un arresto) che ha scatenato l'entusiasmo dei tifosi.
La disperazione dei giocatori del Leicester, tra i quali possiamo intravedere anche un giovanissimo Harry Kane, partito dalla panchina. Come... Jamie Vardy, che da lì a poco scriverà la storia delle Foxes.